sabato 17 dicembre 2011

IL MIO NATALE: L'ALBERO SOSPIRATO di ILARIA PORZIANI


Eccoci arrivati al sabato!
Un sabato dominato da un vento impetuoso e un freddo intenso che inizia a insinuarsi negli spifferi di porte e finestre per riprendersi la sua stagione confusa.
Oggi vi propongo il racconto di un'amica che ho avuto la fortuna di conoscere grazie all'esperienza di IoScrittore: ILARIA PORZIANI.
Ho pensato di "decorare" il post con una foto del mio amico ROBERTO OLIVA, persona unica e visionaria, che ha voluto partecipare a questa curiosa antologia natalizia con uno dei suoi scatti rubati per le strade liguri.
Grazie a tutti e...come sempre...buona lettura.

                                     L’ALBERO SOSPIRATO  
Sono la primogenita e in famiglia non ho mai avuto nulla senza dover lottare con mio  padre. Fin da bambina anche a Natale era sempre la stessa storia. Discutevamo per come fare l’albero. Noi piccoli,, due sorelle e un fratello, sognavamo il classico albero: lucine colorate a intermittenza, palle argentate, rosse, verdi, dorate; fili color ghiaccio a pioggia e polvere di farina per simulare la neve sui rami. Nulla  di tutto questo arrivava. Ogni anno facevamo i conti con una scultura di cartone creata da lui che voleva rappresentare un albero natalizio stilizzato. Le scatole erano una sopra all’altra, dalla più grande che metteva alla base alla più piccola posizionata in cima. Nessuna stella. Nessun presepe. Lui era ateo, ma rispettava mia madre e il suo modo di essere cattolica cristiana senza andare in chiesa. Mia madre dal canto suo era troppo presa a curare la casa e quattro persone, oltre se stessa, per rendersi conto della delusione di ogni anno dei suoi bambini. Quell’anno  ci siamo alzati presto. Piano e sulle punte dei piedi scalzi eravamo arrivati presto nel salotto accorgendoci che non c’erano né albero, né regali. Mia sorella e mio fratello non nascosero la delusione e si misero a piangere. I nostri genitori si svegliarono e nostro padre, che chiaramente faceva finta di dormire, con un sorriso beffardo scattò subito una foto ai bambini piangenti con una polaroid tenuta nascosta sotto la coperta del divano letto, loro giaciglio in una casa piccola di due stanze cucina e bagno. Mia madre pietosa ci indicò di guardare sotto al letto e fu la gioia nel 1976. Altre foto furono scattate. Anche le polaroid del Natale del 1980, quando avevo dieci anni, mia sorella Alice nove e Giulio il più piccolo quasi otto. L’anno in cui mia madre era in ospedale. Sfogliando l’album,delle foto dei natali come ogni anno, a tempesta, ogni scatto, un insieme di ricordi in fila indiana entra nella mia testa che ora alle quattro di mattina comincia a pesare. Finisco di impachettare i regali dei miei figli dormienti. Qui Babbo Natale passa tutti gli anni. I bambini ridono. L’albero è classico, vero, preso con le radici alla comunità montana. Dopo il natale verrà ripiantato. L’albero e il presepe, ogni anno un pezzo nuovo aggiunto. La foto del natale che scatterò domani.

2 commenti:

  1. Grazie per il racconto e per la pubblicazione della foto ! Roberto Oliva

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  2. Grande Alias :))) grazie dello spazio! Grazie anche a Roberto Oliva per la foto. Ilaria Porziani

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