lunedì 12 dicembre 2011

IL MIO NATALE: IL VOLTO DELLA GRAZIA di ROBERTO TURRINUNTI


Sono felice di presentarvi un racconto di ROBERTO TURRINUNTI, autore del libro "Estanislao Kowal - Argentina 1976-1983: il dramma di un desaparecido romagnolo", che ha voluto partecipare all'antologia IL MIO NATALE con una storia che ha colpito la mia attenzione per il suo taglio metropolitano. 
Un tentativo estremo di cogliere il "sacro" nella banalità di un incontro casuale.
Grazie.

Buona lettura.

IL VOLTO DELLA GRAZIA
Ripenso alla nostra conversazione, al chiaro di luna.
Fratello mio, i tuoi occhi erano bagnati di lacrime.
Il ricordo affiorava lento, da te, al mondo.
Ora, sento già l’amara consapevolezza del “giorno dopo”.
Vorrei tornare a passeggiare per i marciapiedi, in quella tarda ora notturna.
Sentire i sospiri degli amanti, ascoltando ancora ciò che mi raccontasti.
Frutto di pura fantasia? La compassione, umile, d’un giovane solitario poeta in cerca di fortuna?
Chissà!
Dalle tue parole:
“Quella sera, a Londra, c’era la nebbia e scendeva una fitta pioggerella gelata.
Mi trovavo lì a passeggiare, da solo, felice e senza una meta.
Era il mio primo viaggio e Londra era una meta invitante.
Così, il 24 dicembre, giorno di vigilia, vagavo per i vicoli di Soho, il quartiere a luci rosse della grande capitale.
L’aria era un tutt’uno di profumi misti ad essenze dolciastre, echi di musiche natalizie, campanelli, voci, un po’ di tutto.
Eravamo tutti infreddoliti, stretti nei nostri cappotti e immersi nella gelida notte invernale.
Alcuni cinesi, negli angoli più bui del quartiere, osservavano la strada con sguardi frettolosi, da dietro i loro banconi di pesce fritto. Se ne stavano in piedi, con dei grandi coltellacci da cucina tra le mani.
C’erano orde di punk squattrinati, che gironzolavano insoddisfatti, con le loro creste multicolore.
Bancarelle di venditori turchi. Oppio e hascisc nascosti sotto i tappeti arrotolati.
- Hey, italian? D’you like hascish?  -
Davanti ai localini di “strip”, i proprietari urlavano, a pieni polmoni, le meraviglie dei loro “Bodoir”.
Ad un tratto, vidi una ragazza, vestita con abiti leggeri, forse troppo leggeri e particolarmente scollati. Si sfregava le braccia per cercare un po’ di calore. Provai tenerezza e così mi avvicinai.
“Non costo molto.”, sussurrò,  immaginando che io fossi il solito avventore in cerca di sesso facile.
La guardai, affascinato dalla sua fragile bellezza, e in un inglese scorretto, risposi:
“No, non è per questo che mi sono avvicinato, ti ho vista infreddolita……posso offrirti da bere?”
“Grazie” – rispose lei arrossendo, un po’ turbata.
Così, ci allontanammo insieme, da quell’angolo sordido, verso un caffè in una zona più illuminata.
“Sei italiano?”, mi chiese di colpo.
“Si, e mi sento abbastanza in imbarazzo…”.
“E per quale motivo? Perché hai provato pena per una puttana forse? Non credo tu abbia delle colpe …sei solo un ragazzo….”
Scoprii che era di origine italiana, mi accennò alla sua breve occasione, perduta, di diventare commessa in un negozio di moda.
Fallimenti, uomini sbagliati, destino o chissà…. 
“Eccomi qui, per strada, a cercare i clienti, libera dai protettori certo, ma….- disse lasciando per un attimo la frase in sospeso e poi continuò- “Vendo me stessa, non ho nient’altro. Non saprei cos’altro fare.”
Bevemmo i nostri caffè, ognuno perso nella propria solitudine, ogni tanto guardandoci, qualche sorriso, calore umano, due anime nella grande notte fredda londinese.
Festosa aria natalizia…già un giorno al Natale, alla festa religiosa per eccellenza e il mio cuore non cercava Chiese né tantomeno preghiere da recitare, ma solo la compagnia di un’anima fragile e solitaria.
“Ti ho vista e mi si è stretto il cuore. Ti sfregavi le braccia. Sembravi triste.
Mi sono sentito in dovere di fare qualcosa… ed eccoci qui.  Perfetti sconosciuti, in un bar, a bere un caffè”.
Ricordo la musica in sottofondo.
Le note di un piano.
Un fraseggio di tromba, accoppiata ad una sax baritono.
Ci presentammo: “Karen” mi disse, “mi chiamo Karen”.
Usciti dal bar, sotto la pioggia, ci guardammo a lungo, senza sapere cosa dire.
Le offrii di dormire nella mia stanza d’albergo, al caldo tra lenzuola pulite.
Io avrei di certo trovato la poltrona molto comoda.
Così fu e ce ne andammo in albergo.
Lei si infilò una mia camicia, si stese nel letto, al caldo, al riparo dal mondo e dopo un “Grazie” si addormentò.
Io rimasi sveglio, per un po’, semi-sdraiato in poltrona.
Stavo scomodo, ma non era importante.
Guardai il suo volto confondersi con l’abbaglio delle luci al neon che provenivano dal’esterno e l’intermittenza degli addobbi natalizi. Mi sembrò di scorgere il Volto della Grazia.
Poco dopo mi addormentai.
Il mattino dopo, al mio risveglio non la trovai nel letto. Era uscita furtivamente alle prime luci dell’alba.
Il cielo fuori, era bianco, di lì a poco si mise a nevicare e fu uno spettacolo magnifico.
Ripresi il mio viaggio nel pomeriggio.
Ora sono passati due anni e a volte mi capita di ripensare a quell’incontro, a quella donna, alla sua fragile delicatezza.
Quel sorriso triste e quegli occhi colmi di una dolcezza ingenua.
L’incanto nasce dalla bellezza di un istante.
E lì rimane.
Rapiti dal mistero insondabile, dall’enigma del principio, che tutto divora.
E’ l’inesorabile.
Buon Natale amica mia, compagna silenziosa della mezzanotte senza sorriso.
Buon Natale amica mia, ovunque tu sia ora.

***

Ringrazio tutti gli amici che mi hanno inviato racconti, lettere e pensieri.
Cercherò di pubblicare tutti rispettando i tempi.
Se nel caso ci fosse un problema di eccedenza...be', allora mi "toccherà" pubblicare più di un testo al giorno.
Godo già!

ALIAS

5 commenti:

  1. Anche questo molto bello, peccato così breve. Io lavorerei un po' sull'incipit per eliminare alcune ripetizioni. (Maria)

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  2. non avevo capito di essere capitata nella sezione natalizia di Io Scrittore; io continuo a "giudicare" ciò che leggo in base alle emozioni che mi suscita e questo brano me ne ha suscitate molte. bravo Roberto!

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  3. Guchi, però giudica, non se ne leggono di commenti. Se non per criticare il mio. Solo un suggerimento se l'antologia ci sarà. :) (Maria)

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  4. mi sembrava di aver usato un bel paio di virgolette.

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