mercoledì 29 febbraio 2012

ROSSELLA LIBERA


C'è un Italia migliore.
Un Italia invisibile che lavora in silenzio ai margini del mondo per rendere questo mondo migliore.
Ci penso spesso alla mia comoda vigliaccheria.
Alla mia vita che si muove dentro binari conosciuti e consolidati e si indigna per le ingiustizie del mondo senza muovere mai davvero un dito perchè le cose cambino.
Troppo facile fare il rivoluzionario sprofondato sul divano.
Troppo facile donare due euro con un messaggino.
Troppo facile rinunciare a un caffè per costruire un ospedale in una zona di guerra.
Per questo ammiro le persone come Rossella.
Cuori impavidi e generosi che operano nel reale per migliorare la vita a chi muore per mancanza di cibo e cure.
Qui non si parla di rinunce ridicole come quella del caffè al bar.
Qui si parla di scelte e rinunce importanti.

Spero che qualcosa si muova davvero per la liberazione di Rossella.
Spero che i politici e i giornalisti si sveglino.
Spero che non siano sempre e solo i soldi a trainare le azioni dei governi.
Spero che non serva sempre il Fiorello o la Geppi di turno a svegliare le coscienze.
Meno sms...e più azioni reali.

Rossella LIBERA...SUBITO!!!

ALIAS

sabato 25 febbraio 2012

BARBIE LOVES

Avete mai giocato con le Barbie?
Io con 5 sorelle 5 ho inevitabilmente condiviso i miei giochi con i loro.
Si giocava con soldatini e bambole senza nessuna discriminazione di genere.
Non si contano le Barbie che sono state vestite, spogliate, lavate, colorate e non si contano le Barbie con i capelli bruciati, tagliati, rasati a zero, presi a morsi dal cane o dal gatto.
A volte il foro della testa si rovinava e la testa...plop...non stava più al suo posto e se ci stava era tutta storta e insaccata sul collo.
Ricordo che guardavo con ammirazione le confezioni con i vestiti colorati che venivano esposti all'Upim. Mi colpivano le scarpe colorate e tutte con il tacco.
Barbie ha mai portato le pantofole?
Non credo.
Quando ho visto le creazioni di Salvo Filetti che ha reinterpretato il look della bambola simbolo della Mattel usando i prodotti della l'Oreal, sono rimasto a bocca aperta per il risultato moderno e molto pop e rock. Pettinature che strizzano l'occhio allo stile di molte artiste di fama mondiale.
Vedi Lady Gaga, Kate Perry, Pink ecc.
La Mattel ha fornito le bambole calve e Filetti ha impiantato i capelli veri colorati con i prodotti professionali della l'Oreal e ha determinato lo stile del taglio.




Le Barbie saranno in mostra solo il 1 marzo a Milano, presso gli spazi di Magna Pars in Via Tortona 15, dalle 15 alle 20.30.

ALIAS
P.S. - mi chiedo cosa avremmo combinato con la mia tribù di sorelle con delle Barbie così cool!!!

giovedì 23 febbraio 2012

LA MISURA GIUSTA


L'allarme è stato lanciato da Padova.
Il pene dei ragazzi italiani si riduce in modo progressivo con il passare degli anni.
Lo studio è stato portato avanti dal servizio per la Patologia della Riproduzione umana dell’Azienda ospedaliera universitaria di Padova, diretto dal professor Carlo Foresta.
Sono stati presi in esame 2.019 ragazzi (età media 19 anni) e misurando il pene dei volontari si è riscontrato un accorciamento medio del pene di un centimetro rispetto ai coetanei degli anni '50.
Le misure che vengono indicate mi sembrano molto basse.
Nel 1948 la lunghezza media era di 9,7 cm (incredibile!) e nel 2012 è scesa a 8,9 cm (ancora più incredibile!).
Ricordo l'esperienza personale di un'amica che aveva seri problemi con il ragazzo per le dimensioni del suo pene. In erezione arrivava a 8 cm. La storia finì dopo qualche anno per ovvie ragioni. Quando mi raccontò le sue difficoltà a "sentire" il pene del compagno mi consolai per le dimensioni normali del mio. Presi persino una squadretta per controllare quanto fossero realmente 8 cm.
Erano davvero pochi per un pisellino in erezione.
Si dice che le dimensioni non contino in amore e quindi anche nel sesso.
Sarà anche vero, ma come in tutte le cose, è sempre meglio non esagerare. 

ALIAS

domenica 19 febbraio 2012

COSE CHE HO VISTO


Ho seguito il Festival di Sanremo come tutti gli anni.
Ecco le cose che ho visto:

Gianni Morandi che sbanda, si perde, dimentica le cose, storpia nomi e titoli, legge il gobbo come se si trattasse del verbo di Dio.
Rocco Papaleo che con le sue trovate a volte riesce a sorprendere la platea e altre si dimentica che i tempi televisivi non sono uguali a quelli teatrali.
La farlallina di Belen con le mutande post-it.
La voce esile della Canalis quando "canta".
Ivanka e il suo ruolo inesistente.
Celentano e le tele-prediche.
Celentano e le sue canzoni.
Celentano e Pupo.
Celentano e la Rai.
Celentano e la beneficenza.
Celentano e gli indici di ascolto.
Celentano e le scuse invisibili.
Celentano e le contestazioni organizzate.
Patty Smith...ho pianto per l'emozione.
Brian May e la sua favolosa sapienza musicale.
Le lacrime di Irene Fornaciari dopo aver cantato accompagnata da Brian May.
Dalla che dirige l'orchestra.
Luca e Paolo (si può dare di più!).
I Soliti Idioti (si può fare di meno!).
Il tormentone "Io amo i gay".
La risposta di Platinette: "Io amo gli etero!"
I vestiti assurdi.
20 euro per perdere la verginità.
La canzone di Vasco per Patty che non si sa se qualcuno ha davvero ascoltato e rifiutato.
Geppy e la sua ironia fulminante (il prossimo anno ricordatevi di lei!).
La canzone di Dolcenera.
La canzone di Arisa.
La canzone di Noemi.
Le scarpe con i tacchi alti.
Le scarpe con i tacchetti di Samuele Bersani.
La voce di Finardi.
Nina Zilli che non mi entra dentro il televisore con le sue cofane di capelli.
I colori super della televisione di Elisa (splendida visione).
Il vino e il merluzzo con i capperi.
Le scale che tutti scendono male.
Loredana Bertè e la sua decadenza inarrestabile.
Emma che urla e vince.
Erica Mou che non vince.
Il bimbo-minchia che invece vince.
I miracoli di Maria De Filippi.
I finti ospiti big.
Il palco.
I fiori fantasma.
Le ore di diretta.
I commenti su twitter e facebook...il vero show!
La voglia di tornare ad ascoltare un disco dei Queen e Lou Reed!

ALIAS

lunedì 13 febbraio 2012

LUMACHINE





ALIAS

MEDICINE, NEVE E PAROLE


Il tempo non aiuta.
Freddo, neve, vento.
Sono stanco di restare chiuso in casa con la stufa accesa per ore.
Sono stanco di medicine e ospedali.
Sono stanco di non cavarne piede.
Lunedì mi sono trovato in mezzo alla nevicata che ha investito Sassari.
Una città che impazzisce quando cade qualche goccia di pioggia, figuriamoci cosa diventa quando per un giorno interno si convince di chiamarsi Cortina!
Ho camminato sotto la neve per km per raggiungere casa dei miei e riprendere possesso della mia macchina. Ho pranzato e alle 15 mi sono messo in moto con Casper per tornare a casa. Ho guidato pianissimo, mantenendo le distanze di sicurezza ed evitando di usare il freno.
Un pullman mi ha tagliato la strada su una rotatoria e ho visto la mia macchina sciare sul ghiaccio dopo l'inevitabile frenata.
Per fortuna la bassa velocità mi ha permesso di mantenere la rotta senza danni.

Ho usato questa clausura coatta per terminare il mio romanzo.
Almeno lui mi ha saputo tenere compagnia.
Ora lo lascio decantare qualche giorno e poi lo riprendo in mano per vedere cosa va e cosa non va bene. Continua la mia fase di lettura compulsiva. Io che da sempre non riuscivo a leggere più di un libro alla volta, mi ritrovo a leggere mille cose contemporaneamente. Libri, ebook e fumetti. Inizio una cosa e la mollo. Ne prendo un'altra. Poi ritorno a quel libro abbandonato a metà. Intervallo con un fumetto. Mi consolo con un racconto. Insomma...non ho pace. Sono onnivoro e mai sazio. Questa cosa mi preoccupa un po'. Non mi riconosco. Che mi succede?

ALIAS

sabato 11 febbraio 2012

UNA FOTO...UN ANNO...



Il vincitore del World Press Photo 2012 è Samuel Aranda, spagnolo, classe 1979, con un'immagine scattata nello Yemen, a Sana’a il 15 ottobre scorso e mostra una donna che sorregge un parente ferito negli scontri seguiti alle manifestazioni contro il presidente Saleh. Aranda ha collaborato con il New York Times, Le Monde, Newsweek, Stern, e Geo.






I vincitori nelle altre categorie sono: Alex Maioli vince nella categoria General News, con un’immagine scattata in Egitto durante le primavera araba - la sera del discorso in cui Hosni Mubarak dichiarò di non volersi dimettere; Yury Kozyren ha vinto nella categoria Spot News con un’immagine dalla Libia; Koichiro Tezuka, con una immagine straordinaria dello tsunami vince nella categoria Stories.



Nella categoria Arts and Entertainment vince Rob Hornstra e Stephanie Sinclair vince nei Contemporary Issues insieme a Brent Stirton: la prima con una foto delle spose bambine afgane, il secondo con la foto di una prostituta ucraina.




Nella categoria Daily Life, primo premio ad Alejandro Kirchuk che mostra il dramma di una coppia di anziani argentini distrutta dall’Alzheimer, e un premio anche per Damir Sagolj: la sua è una immagine già storica di un ritratto di Kim Jong Il su un palazzo di Pyongyang.
Nella categoria Nature vincono Brent Stirton e una foto intitolata Rhino wars, e Jenny E. Ross, con un orso polare circondato da pinguini.


 

Nella categoria Portraits primo premio a Donald Weber e una “gola profonda” in Russia che sta per subire un interrogatorio. In questa categoria vince anche Laerke Posselt con un ritratto dell’attrice iraniano-danese Mellica Mehraban.



 Nella categoria Sport vincono Alexander Taran e Donald Miralle, Jr



ALIAS 

giovedì 9 febbraio 2012

LUCA BORELLO: UNA QUOTIDIANA GUERRA


Continuano le letture degli ebook arrivati in finale nella seconda edizione del Torneo Letterario organizzato da Gems. Questa volta tocca a UNA QUOTIDIANA GUERRA, il romanzo di Luca Borello. Un libro attuale, tagliente, ironico e, per certi versi, spietato e con inaspettate venature horror. Tranquilli: non ci sono zombie, vampiri, serial-killer, morti ammazzati, fantasmi ululanti. Nulla di tutto questo. C'è semplicemente la realtà sociale ed economica di un paese allo sbando e i tentativi goffi e maldestri di un giovane precario per non perire miseramente sotto i colpi di una sfiga armata fino ai denti.

Il buon Luca mi ha concesso un'intervista e quello che segue è il resoconto della nostra chiacchierata.
Com’è nata l’idea di un romanzo che racconta le vicende di un precario con molti problemi personali ed economici?
      In realtà la vicenda che mi interessava raccontare era quella dell’alloggio. Volevo ficcare il protagonista in una situazione sempre più assurda e pressante, partendo però da presupposti banali. La questione del precariato (che di questi tempi è in effetti tristemente banale) non è stato che l’espediente più ovvio per inserire il protagonista in un contesto di fragilità, giustificando la sua ossessione per la vendita dell’alloggio. Lo stesso per i problemi di famiglia. Il punto era costringere il protagonista ad una progressiva erosione psichica e morale. Per inciso, credo che questo avvenga spesso in tempi difficili come questi. Ci si abbrutisce con più facilità.
Come lavori sui personaggi delle tue storie?
Nella fattispecie, il protagonista è modellato sull’esasperazione di alcuni miei tratti di personalità, funzionali alla vicenda. Sono alle prime armi, cerco soluzioni semplici. Gli altri personaggi sono le sponde contro cui la pallina-protagonista rimbalza per arrivare alla fine della vicenda. Nello sforzo di evitare un protagonista troppo forte e dei comprimari troppo bidimensionali, ho attinto all’esperienza personale, cercando di “inventare” il meno possibile, di “vederli” piuttosto che “crearli”. Poi, dal momento che gli altri personaggi sono presentati attraverso gli occhi del protagonista, probabilmente è più facile farli vivere. In realtà non sono autonomi.  Per questo trovo molto più difficile scrivere in terza persona, anche se mi sto addestrando. Mi pare che con la terza persona si debbano scolpire molti più dettagli, perché i personaggi devono riempire tutti la scena. Nel caso del mio romanzo, l’unica scena è nella mente del protagonista. Interessa solo quello che lui vede e racconta a se stesso.
La realtà supera la fantasia?
Di solito in peggio. Essendo che la realtà è “vera”, non può che superare la fantasia. La fantasia tendenzialmente è innocua. E se diventa vera non è più fantasia.
La tua passione per la scrittura quando nasce e dove e quando ami scrivere?
Ho sempre amato l’atto di scrivere, fin dai tempi dei “pensierini” alle elementari. Ho scritto il primo romanzo (un fantasy scopiazzato dal libro game “Ombre sulla sabbia”, della formidabile serie “Lupo Solitario”) in quinta ginnasio. Quell’anno mi hanno segato. Da allora la scrittura mi ha sempre portato dei problemi, e quindi è sempre stato un rapporto tormentato. Ho cominciato a prendere atto del fatto che non posso evitare di scrivere (a prescindere dai risultati) solo negli ultimi anni.
Di solito per scrivere preferisco avere tutta la giornata davanti, perché carburo con lentezza. Scrivo a casa, e penso di dare il meglio al mattino.
  L’accanimento verso il protagonista è un gioco al massacro voluto o casuale?
      Assolutamente predeterminato.
Il romanzo è attualissimo. Leggerlo è come tuffarsi nelle cronache giornalistiche e politiche di questi giorni. Cosa c’è da salvare in questo mondo al limite del collasso?
Se, e dico se, dal berlusconismo emergerà un Italia migliore, allora sarà da salvare persino lui. Lo stesso per la Crisi Economica Globale. Salvataggi preventivi non ne faccio. Mi pare però che dal letame di questa situazione stiano spuntando fiori. Pochi, ma spuntano. Speriamo che reggano all’inquinamento.     
La tua prima memoria culturale?
A un certo punto, prima di imparare “ufficialmente” a leggere, ho isolato le lettere della scritta FIAT sul frontalino di una macchina, appunto, della FIAT. Mi ricordo come le lettere (che nel logo dell’epoca erano racchiuse in quadratini) hanno emesso una specie di suono nella mia mente. Però penso proprio che prima qualcuno mi abbia detto che là c’era scritto FIAT. E solo dopo ho isolato le lettere.
Biografia in una playlist?
In ordine più o meno cronologico, le canzoni che hanno resistito nella mia vita e che si apprestano a resistere. E considerando che posso rinunciare a tutto tranne che ai Clash.

Pink Floyd, Time;
The Smiths, Half a person;
The Cure, Close to me;
The Madness, My Girl;
Cccp, Mi ami?;
Violent Femmes, Kiss off;
The Clash, Stay free;
The Clash, I fought the law;
Pixies, Where is my mind;
Tiromancino, La descrizione di un attimo;
Max Gazzè, Cara Valentina;
Jimmy Cliff, The harder they come;
Cat empire, In my pocket;
Gogol Bordello, Illumination;
Rino Gaetano, Catmandù;
Zen Circus, l’egoista;
Marlene Kuntz, Nuotando nell’aria;
Django Reinhardt, Minor Swing;
Elliot Smith, Needle in the hay;
Arcade fire, Neighborhood#2;
Cosa stai leggendo in questo momento?
Difficile dirlo perché leggo molti libri contemporaneamente, abbandonandoli e riprendendoli a seconda dell’umore. Sono certamente molti di più i romanzi che inizio di quelli che finisco. Mi capita di non terminare nemmeno romanzi che mi piacciono. L’ultimo che ho letto tutto di un fiato, e riletto quasi subito dopo, è “Il pesce scorpione” di Nicolas Bouvier. Un gioiello, per i miei gusti.            .
Mai compiuto illegalità nel nome della cultura?
Solo in nome della cultura, mi permetto di dire. Controcultura, quantomeno. A parte qualche cavolata adolescenziale assolutamente fine a se stessa, se pur ammantata di ribellione.       
Feticismi tecnologici?
    Uso un portatile Apple (che è acceso tutto il dì), ma la Apple non mi è simpatica, sono solo dei fighetti, e non credo si possa davvero sostenere che Jobs abbia cambiato il mondo, a meno di non essere, appunto, feticisti. Io sono convinto che uno dei problemi della nostra cultura è aver delegato il progresso umano alla tecnologia, che in effetti è sempre più formidabile, mentre l’uomo lo è sempre meno. Il mio portatile è probabilmente l’oggetto più utile che ho in casa, a parte gli accendini (che sono una gran bella trovata anche loro, se ci pensi); però per quello che contiene, non per quello che è.
Cosa odi e ami del web?
      Apprezzo la libertà, la mole di informazioni a disposizione, la rapidità della comunicazione. Odio la proliferazione incontrollata, il pressappochismo e, certe volte, proprio la rapidità di comunicazione, che può essere assillante. Il solo fatto di poter dire qualunque cosa non significa che devi davvero dire qualunque cosa, soprattutto se l’hanno già detta in ventimila in modo appena diverso. I contenuti vengono ripetuti piuttosto che rinnovati. Poi, alle volte, più che una “rete” pare un insieme di solitudini il cui dialogo è determinato non tanto dal fatto di voler costruire qualcosa, ma di ribadire la propria esistenza. Gran parte del “dialogo” sulla rete è assolutamente inutile e pretestuoso. Ah, e poi, come ogni tecnologia, tende ad addormentare: se la protesta del web arrivasse nelle piazze, forse il cambiamento sarebbe più rapido. Invece ci si limita a postare su facebook e twitter la propria indignazione. Scripta manent, ma a far la differenza sono le azioni.
Un gesto politico importante?
     Il nutrimento costante dei dubbi.
La frase-scusa preferita?
       Non ho sentito il telefono perché ero in bici (che però la maggior parte delle volte è la verità).
A 13 anni cosa volevi fare?
     L’archeologo. Ma tipo Indiana Jones.
Hai il potere assoluto per un giorno. La prima cosa che fai?
Lo passo a qualcuno migliore di me.
Se la tua vita fosse un film chi sarebbe il regista?
In questo momento tocca dire Edward D. Wood. Certi giorni lo sostituisce uno dei Vanzina, sbronzo. In passato ho avuto anche buoni registi, però. Speriamo si decidano a girare dei sequel.
Come spiegheresti a un bambino la parola: felicità?
Il contrario esatto del mal di denti.
Cosa conta più dell’amore?
Assolutamente niente. Il che può essere spaventoso.       
La tua casa brucia. Cosa salvi?
Assumendo che questo non avvenga in uno dei giorni in cui mia figlia è con me, credo il portatile. E la bici.
Se ti dico Italia…cos’è la prima cosa che ti viene in mente?
Una scarpa senza suola.
La volta che hai riso di più?
Le ghignate soffocate tra i banchi sono sempre le migliori, come tutte le cose fatte per la prima volta.
Una cosa che non hai mai capito della gente?
La tendenza alla rassegnazione. L’accontentarsi del quattrino, e poi finire in analisi.
Una cosa che volevi e non hai avuto?
Posso ancora ottenerla. O almeno illudermi.
 Un consiglio che non hai dimenticato?
Tieni duro. Fermati solo per prendere fiato e prepararsi a ripartire. Da un amico che non vedo da anni e che ha costruito il suo successo partendo da basi davvero, ma davvero, fragili. Uno di quelli che a lamentarsi con lui delle tue sfortune ti senti come lagnarti di un pessimo pasto con un bambino del Biafra.
Come valuti la tua esperienza al Torneo di Gems?
È stata una sorpresa. Non pensavo di arrivare in fondo, anche perché non consideravo il mio romanzo completo. Miravo fondamentalmente ad avere un riscontro preliminare (infatti avevo curato soprattutto l’incipit), e trovarmi pubblicato in e-book, a parte l’ovvia soddisfazione, mi ha un po’ spiazzato, perché avrei lavorato ancora su un paio di cose (anche tre). Sicuramente è un banco di prova molto utile, se ci si pone dal punto di vista di chi ha da imparare e non teme il confronto con il “pubblico”. Mi spiace che in certi ambienti venga squadrato un po’ dall’alto in basso, quasi alla stregua di un’auto-pubblicazione (persino la Generazione TQ ha preso questo granchio in un articolo apparso su Minima & Moralia). Non credo che il panorama editoriale e letterario italiano possa permettersi di essere così snob, e nemmeno nei salotti che si considerano più “illuminati”. Credo che il torneo di GEMS sia uno spazio importante per gli esordienti, unico nel suo genere, che di certo può aprire scenari “di mezzo” tra la tristezza ombelicale del self publishing (secondo il mio personalissimo punto di vista, e con tutto il rispetto per chi sceglie quella strada) e il sempre più arduo iter necessario per essere pubblicati in maniera “tradizionale” essendo forti solo della propria scrittura.
Cosa guardi in tv e cosa odi della tv?
Ho eliminato la TV. Non per snobismo, per carità. Solo perché stare davanti alla tv mi metteva tristezza, mi faceva sentire solo. Guardo film e telefilm sul computer. Ascolto molto la radio, ed è bellissimo.
Una frase che ti rappresenti?
Parafrasando l’Amleto: talvolta occorre essere crudeli per essere gentili.
 Quanto conta il sesso nella vita?
Moltissimo quando non c’è.
Il senso più importante?
Solo un odore può scavarti così nel profondo.
Il film animato preferito da bambino?
Sono indeciso tra Robin Hood e La spada nella roccia. Come serie, invece, anche se non me l’hai chiesto, Conan il ragazzo del futuro.
Cosa c’è sempre nel tuo frigo?
Le olive snocciolate per mia figlia.
Una cosa stupida che non riesci di smettere di fare?
Fumare.
Icone moderne?
Troppe. Così tante che il termine “icona” comincia a perdere di senso. Sarebbe più corretto parlare di “santini”. Ma se devo rispondere, dico il web.
Il vero lusso è?
Non aver necessità di lussi.
Progetti futuri?
Sfangarla anche domani. Disciplinare la mia scrittura.
Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni? Tre nomi.
Kurt Vonnegut, Romain Gary, Gianni Rodari.
Se alzi gli occhi al cielo a cosa pensi?
Dipende dal clima. Atmosferico, politico e personale.
*
L'intervista finisce qui. Grazie a Luca per la simpatia e la disponibilità. E, ovviamente, buona lettura!
ALIAS 

sabato 4 febbraio 2012

DURO ALLA META



Ieri notte ho passato la mia prima notte in ospedale.
Ho cenato a casa e mi sono mosso per le 20.
Ho guidato senza fretta. Mi sono fermato in mezzo alla strada per svuotare la mia dannata vescica che ha una tenuta massima di 30 minuti. Ho trovato parcheggio. Ho preso il computer, lo zaino e il cappello e mi sono diretto verso il caseggiato bianco e anonimo dell'ospedale.
Ho seguito il percorso che avevo già visionato una settimana prima e mi sono trovato davanti all'accettazione con una signora e un ragazzo adolescente.
Chiedo se c'è qualcuno. Mi rispondono che aspettano che un infermiere si accorga della loro presenza.
Osservo le camere aperte con i degenti. Qualcuno dorme, qualcun altro guarda la televisione. Una signora anziana con un deambulatore appare sul corridoio e continua a ripetere che vuole tornare in camera. Degli infermieri in un corridoio parallelo, accorgendosi della donna anziana, le chiedono di tornare nella sua stanza senza fare i capricci. La donna gira il deambulatore e punta verso una porta aperta.
Ai muri sono appesi dei quadretti con delle massime di scrittori e illustri personaggi.
Si passa da San Francesco a Baudelarie.
Accostamenti davvero curiosi.
Un'infermiera finalmente si avvicina.
Siete qui per il ricovero in andrologia?
Rispondo di sì in coro con il ragazzo di 18 anni.
Anche lui deve fare la mia stessa visita?
Ammazza!!!
L'infermiera ci porta verso un laboratorio. Ci consegna il macchinario infernale che dobbiamo applicare al pene per misurare l'afflusso del sangue durante il sonno e ci conduce nelle nostre camere.
A me capita quella senza porta.
Il ragazzo entra per primo e si prende quella con la porta, più intima e riservata.
L'infermiera mi avverte che l'indomani mattina verrà una collega per un prelievo del sangue verso le 7 del mattino.
Saluta e se ne va.
Io cerco di prendere confidenza con la mia stanza.
Due letti. Due armadi. Un bagno. Un tavolo. Una sedia.
La madre del ragazzo va via e mi saluta.
Decido di presentarmi al mio vicino di stanza e lui che fa?
Chiude la porta e blocca ogni tentativo di amicizia.
Non so neanche come si chiama.
Lo sentivo muoversi nella stanza, entrare in bagno, spedire sms con il telefonino...ma tra noi non c'è stato nessun scambio umano.
Penso che più di maleducazione si tratti di timidezza cronica.
Ho lavorato al computer fino a mezzanotte.
Poi ho spento tutto, mi sono spogliato, ho indossato il macchinario con la sacca dal legare alla coscia e mi sono messo a letto.
Per stancarmi ho letto un po'. Ho spento la luce sopra la testa, ho infilato i tappi nelle orecchie, la cuffia di lana per smorzare la luce che filtrava dalla vetrata che si affacciava sulla corsia del reparto e ho provato a dormire.
Sentivo gli anelli della macchina stringersi intorno al mio pene e speravo con tutto me stesso di addormentarmi.
L'esame, infatti, ha senso solo se entri nella fase di sonno più profondo...quella r.e.m...dove i sogni iniziano a far sentire la loro influenza.
Niente. Non ci sono riuscito.
Sono arrivato alle 7 del mattino nervoso e demotivato.
L'infermiera mi ha preso tre provette di sangue e mi ha assicurato che questa notte mi daranno un sonnifero per agevolare il sonno.
Sono uscito dall'ospedale alle 7 e mezza del mattino.
Un freddo pazzesco e molte macchine ricoperte di neve.
Sono tornato ad Alghero, ho fatto un po' di spesa e sono tornato a casa.
Ora mi aspetta la seconda notte.
Spero di dormire.
La macchinetta è scomodissima.
Ti obbliga a restare fermo con la pancia in su.
Io che dormo di fianco o con la pancia di sotto...non posso che incasinarmi ulterioremente la vita.
Morale vicino allo zero.
Come la temperatura.

ALIAS