giovedì 27 giugno 2013

PREVIEW


Difficile dire la curiosa sensazione che si prova quando si vede per la prima volta il tuo libro nella vetrina di una libreria. 
Sotto di te il maestro Stephen King che ti tiene sulle spalle e come vicini nomi illustri come Dan Brown, Hosseini e Deaver. 
Nel momento in cui mi sono avvicinato alla vetrina per scattare la foto, si è fermata dietro di me una volante della polizia... ho temuto che mi scambiassero per un malintenzionato e invece, il poliziotto alla guida, dice al collega: "Guarda che bella copertina quel libro con la conchiglia sopra... di cosa parlerà?"
Non ho sentito la risposta del collega. Per poco svenivo per l'imbarazzo e l'emozione. Avrei voluto rispondere: "Parla di me e anche un po' di te!"... e invece ho scattato la foto e sono tornato a casa. 

Ho riletto il romanzo in poche ore. 
Ma l'ho scritto davvero io?
Ecco cosa mi chiedevo sfogliando le pagine.
Giovedì 4 luglio farò la prima presentazione alla Libreria Koiné di Porto Torres.
Mi affiancherà Barbara Proli e delle attrici che leggeranno dei passi del romanzo.

Come mi vesto?
Ci vado un po' prima per calmarmi o arrivo puntuale?
Saprò rispondere a tutte le domande?
E se sudo troppo?

Insomma, sono felice, ansioso e sempre in bilico emotivamente.
Nulla di nuovo sotto il sole.
Spero di fare delle foto dell'evento... e se va bene anche qualche video.

A chi dice: "Ma questo è il primo libro che scrive?"... indeciso/a se comprare il romanzo di un esordiente... rispondo... tutti gli autori hanno scritto un primo libro per arrivare al secondo. 
O no?

venerdì 21 giugno 2013

JOYLAND di STEPHEN KING


Ho letto l'ultimo romanzo di Stephen King e l'ho trovato bello, pulito, essenziale, finalmente non caricato di orpelli inutili che allungano il brodo - vizio del maestro - e sfaldano la storia in mille rivoli. 
L'ho trovato bello come si trovano belle le nuove canzoni di Francesco De Gregori, anche quando quelle canzoni non sono davvero belle come quelle scritte e cantante in passato. Sono belle - per diritto acquisito - ma un po' meno belle delle altre. 
Ma belle. Senza dubbio. 
Ecco, con questo romanzo ho provato una sensazione simile: bello, ma con qualcosa che non mi torna del tutto, come se la penna dello scrittore si fosse trattenuta in punta qualche segreto. Direi perfetto, riferendomi agli orpelli citati prima, ma un "perfetto" con una piccola crepa capace di alterare i colori e le luci della messinscena. 
Che poi, la perfezione, diciamocelo, è noiosa, e una piccola crepa ha sempre il suo sporco fascino. Ci fa sentire meglio, più umani, più giusti, più in linea con i movimenti del cosmo. Parlo da sfigato, ovvio... uno di quelli che deve sempre rincorrere le cose, esattamente come il protagonista, finito a lavorare in un luna-park per dimenticare una ragazza troppo bella e troppo stronza, una ragazza che forse non lo vuole più, ma non glielo dice mai chiaramente. Perché si sa, siamo tutti sordi alle voci che ci dicono: polentone, alza il culo e guarda bene dove stai seduto!
C'è un fantasma anche in questo romanzo: una ragazza uccisa nel tunnel del terrore. 
C'è una bellissima donna, madre di un bambino malato, che passa il tempo in riva al mare.
C'è il sogno di un aquilone.
Ci sono i colleghi di lavoro, la parlata del luna-park - una lingua parallela che possono capire solo i figli del carrozzone - la sua padrona di casa con le sue storielle curiose, un tocco di magia, vera o presunta, c'è un costume da cane, ci sono le sirene di Hollywood, c'è vera amicizia, c'è malinconia e attesa. 
Un romanzo bello. Bello come le canzoni nuove di De Gregori. Onesto, direi. Diretto.
Il romanzo di uno scrittore che vuole solo raccontare una storia e lo fa maledettamente bene.
Come sempre.

Io odio i luna-park e le sue stupide bugie.
Li odio da sempre. 
King è riuscito a farmeli vedere sotto una nuova luce. 
Proprio in questi giorni ne stanno piazzando uno nella banchina del porto davanti alla casa dove abito.
Mentre vado al lavoro e osservo gli operai che montano le strutture metalliche penso ai fantasmi che si possono nascondere dietro quelle facciate di cartapesta.
E una volta di più mi dico che non voglio essere un "frolloccone".

Leggere per credere. 

mercoledì 19 giugno 2013

STELLINE: IL RICATTO DI TRIP ADVISOR


C'è una massima che dice che "il cliente ha sempre ragione"... io aggiungo una piccola postilla... "finché non ha torto!".
Lavoro nella ristorazione da anni e ormai posso dire, con assoluta certezza, che siamo schiavi di Trip Advisor; il sito di recensioni eno-gastronomiche postate dai clienti di tutto il mondo. 

La situazione è diventata così paradossale che non sai più come comportarti perché tutto - anche un piccolo incidente, un equivoco, un'incomprensione - posso diventare il motivo scatenante di una recensione pessima, recensione che spesso esula dalla qualità del cibo e del servizio. 
Mi è capitato di essere apostrofato come un cafone insensibile da una cliente solo perché, la mattina del primo maggio, dopo aver prenotato un tavolo per 6 persone alle 13:30, sono arrivati in 6 con un passeggino astronave che non mi era stato menzionato durante la prenotazione. 
Il ristorante era tutto prenotato, il passeggino non ci stava in vicinanza del tavolo e così, per risolvere il problema, ho chiesto se poteva andare bene posizionare il passeggino a 80 cm dal tavolo (il bambino dormiva beato)... nulla, mi hanno guardato come un Erode con le mani sporche di sangue e sono andati via indispettiti, come se il problema lo avessi causato io. 
Non vi dico cosa hanno scritto nella recensione: oggi le comiche.
Ora mi chiedo: vai in giro con un passeggino-astronave che occupa più spazio di una sedia (il nostro ristorante è piccolino e con gli spazi ridotti nel centro storico di Alghero) e quando prenoti ti dimentichi di menzionare la luce dei tuoi occhi? Tuo figlio non conta... e uno in più? 
Capita di continuo: "Vorremmo prenotare un tavolo per 4." Rispondi cortese: "Un tavolo per 4... bene." E il cliente ribatte: "Sì, 4 adulti... poi ci sono anche due bambini ma sono piccoli." E tu: "Ma i bambini stanno seduti nel passeggino o sono abbastanza grandi da restare seduti a tavola?". E lui: "No, sono grandicelli... mangiano con noi." E io: "Quindi gli metto da parte un tavolo per 6?". E lui - cadendo dalle nuvole: "Eh, sì... allora faccia per 6!". 
Un esempio classico. Se non mi precisava meglio... o io non chiedevo spiegazioni, sarebbero arrivati in ristorante in 6 e si sarebbero trovati un tavolo da 4. E vai con la recensione negativa!
Oppure succede che ti minacciano se non fai come dicono loro. Ultimo esempio un cliente, che dopo aver chiesto il conto si ricorda solo in un secondo momento che ha bisogno di uno scontrino da 36 euro da giustificare non so bene a chi... gli spieghi che doveva avvisare prima che venisse battuto lo scontrino e lui che fa? Si punta per mezz'ora, minacciandoti di scrivere una pessima recensione appena uscito dal locale (nonostante prima di questo disguido le lodi del comitato fossero unanimi) e alla fine, dopo trattative estenuanti - con situazioni al limite del paradosso - ho dovuto battere un altro scontrino per un incasso mai avvenuto. 
Ieri, una signora straniera, si è lamentata che la fregola era salata. Le ho spiegato che nella fregola non mettiamo sale perché alla fine ci si spolvera sopra la bottarga di muggine e non c'è bisogno di salare ulteriormente. Lei mi guarda - all'inizio aveva scambiato la bottarga per formaggio... ho detto tutto - e stizzita mi dice: "Allora a me non piacere vostra bottarga."
Morale della favola... non le ho fatto pagare il piatto.

Ecco, noi lavoriamo così... tante belle soddisfazioni, tanti bei ricatti, tanti matti in giro a piede libero e tante stelline... milioni di milioni... che ti dicono quanto vali, se ami i bambini e se hai una fobia per i passeggini. 

lunedì 17 giugno 2013

CUORE PULSANTE

Ieri mattina, mentre mi preparavo per andare al lavoro, sento un richiamo acuto e insistente provenire dal terrazzo. 
Fuori c'è la gabbia con i miei canarini, Camillo e Meringa, e subito penso a qualche uccello selvaggio arrivato in picchiata per approfittare di un po' di scagliola saltata fuori dalla mangiatoie. 
Ci si mettono anche le tortore a rompere le scatole e sono loro, spesso, a contagiare i pidocchi ai miei canarini - e allora vai con lo spray per aiutarli a liberarsi di questi fastidiosi parassiti - che, incuriositi, li osservano inebetiti chiedendosi da dove saltino fuori quelle "aquile immense". 
Il giorno che vedono un gabbiano cosa fanno? Schiattano di paura? 
"Guarda... un DC 9 con le piume!"

Incuriosito da quel richiamo mi affaccio e cercando con lo sguardo la fonte di quel suono mi accorgo che su un filo del bucato c'è un uccellino di piumaggio scuro che lancia il suo verso con insistenza, guardandosi intorno.
Penso... adesso si accorge di me e vola via.
Scosto la tenda... niente. Lui resta sempre lì a urlare al mondo non so bene cosa.
Sbuco con la testa fuori dalla porta e ancora niente. Non vola.
Esco in terrazzo e lui mi guarda e non spicca il volo.
Mi avvicino e in quel momento noto un uccello uguale a lui, ma un po' più grande, arrivare in planata verso il balcone. 
Quando si accorge di me devia di colpo la traiettoria e si nasconde tra i rami di un albero nel giardino della vicina. 
L'uccellino sul filo del bucato riprende a "gridare" con ancora più vigore.
Capisco in quel momento che si tratta di un cucciolo alle prese con i suoi primi voli.
Con quel verso chiama la mamma e, spaventato, non si muove di un millimetro da quel filo sospeso nel vuoto.
Rientro in casa immediatamente per non spaventarli e permettere così il salvataggio.
Passano due minuti e il richiamo cessa di colpo.
Mi affaccio incuriosito e sul filo del bucato non c'è più nessuno... solo qualche molletta orfana, nient'altro.

La mamma è sempre la mamma... con le piume, la pelliccia, di peluche, con le corna, con la proboscide, maculata o glabra... è sempre lei. 
Il cuore pulsante della nostra infanzia.

giovedì 13 giugno 2013

UN MONDO ARCOBALENO


Io non ci potrò andare come ormai mi capita da troppi anni, però, come tutti gli anni, mi piace ricordare un appuntamento importante: il GayPride. 
Una festa di colori, una sfilata di gioia, una manifestazione di orgoglio e appartenenza, un desiderio di libertà e condivisione. 
Me ne sono fatti tre in gioventù, compreso quello storico dell'anno 2000 - anno del Giubileo - e ricordo ancora con piacere le emozioni provate in mezzo a tante persone comuni che non hanno paura della bellezza splendente dei colori dell'arcobaleno. 
Se non ci siete mai stati, se vi siete preclusi questa esperienza, se giudicate senza aver mai immerso il naso nella realtà delle cose... ecco, regalatevi un week-end a Roma. Un week-end di vita, amore e rivoluzione. 

Inserisco un link di un articolo de IL FATTO QUOTIDIANO che ho trovato sulla bacheca di un amico. 
Dopo aver letto molti commenti, opinioni... ho espresso la mia idea con semplicità e chiarezza.

"Mi permetto di dire la mia su un argomento che conosco bene. Ho letto l'articolo e mi duole constatare che c'è un'interpretazione falsata di quello che si dice (sempre secondo la mia umilissima opinione). L'articolo parla di uno studio australiano - quindi circoscritto, limitato, legato a un contesto culturale e sociale specifico - che sta monitorando un certo numero di famiglie arcobaleno. Questo studio ha rilevato dei dati e li ha riportati. Non c'è un meglio o un peggio. Ci si permette - basandosi sulle abitudini relazionali di queste famiglie - di affermare che i bambini nati e cresciuti in famiglie arcobaleno, tendono a essere più aperti e più disponibili al confronto su tematiche importanti come bullismo, omofobia, diversità, sessualità, ecc. ecc. E questo perché i temi si affrontano nel nucleo famigliare per far fronte alle inevitabili discriminazioni - piccole e grandi - che i bambini e gli adolescenti tendono a subire nel loro confronto diretto con il mondo esterno. Tutto qui. Io non ci ho letto-visto un sotto-testo che afferma che le famiglie tradizionali crescono figli cretini. Quando si tirano fuori Dio, la Natura, il Pisello e le Patata... ecco, ho chiaro in mente a cosa devono far fronte i bambini delle famiglie arcobaleno... confrontarsi con un mondo che tende sempre a classificarli e giudicarli. Finisco dicendo che mi pare alquanto curioso che un articolo di questo genere accenda in alcuni animi focosi il desiderio di difendere con vigore il valore della FAMIGLIA TRADIZIONALE... come se venisse minacciata da qualcosa di non meglio definito. Sono le famiglie arcobaleno a dover giustificare continuamente il loro diritto di esistere, e non il contrario, e forse, uno studio di questo tipo, può aiutare a capire che si parla solo di amore, ancora d'amore, semplicemente d'amore. Grazie e scusate se mi sono permesso di dire la mia."

Detto ciò... vi saluto con alcune foto rubate a un caro amico... foto scattate durante la manifestazione contro l'omofobia tenutasi a Sassari sabato 8 giugno.

























Ringrazio Giovanni Salis - occhio sensibile e attento - per le sue bellissime foto, rivelatrici di una città che c'è... esiste... nascosta tra le ombre e i silenzi.

lunedì 10 giugno 2013

IL RAGAZZO ALLA PARI di FEDERICA GNOMO TWINS


Non sono un grande lettore di romanzi d'amore e ancora meno lo sono di romanzi erotici.
Penso che scrivere di sesso sia una delle cose più difficili al mondo. 
La penso esattamente come il regista Sorrentino che di recente ha dichiarato di non mostrare mai il sesso nelle sue pellicole perché è facilissimo cadere nel ridicolo o nel prevedibile. Meglio evocare, suggerire, sfiorare l'argomento e non discernerlo nei minimi particolari. Tutti facciamo sesso e tutti sappiamo cosa si prova e come si fa: inutile e pericoloso, quindi, tentare di illustrarlo con parole o immagini originali. 
Mi ricordo qualche lontana lettura adolescenziale: passavo dai romanzoni di Jackie Collins (un ibrido tra Dallas e Dinasty), ai testi del Marchese De Sade, alle storie barocche di Judith Krantz. 
Della prima mi è rimasta impressa una scena di fellatio tra una donna matura e un giovane uomo (chiara, esplicita, drizza-piselli per intenderci... e a 15 anni è molto facile emozionarsi quando si leggono certe cosette spinte).
Parto da questo spunto-ricordo per parlare del romanzo di Federica Gnomo Twins: anche in questo libro si racconta l'amore tra una donna di 40 anni e un ragazzo (un tatone tedesco) di 23, ma lo si fa con un tono completamente diverso. Tra le pagine del romanzo "Il ragazzo alla pari" c'è leggerezza, divertimento e moltissima ironia. 
La storia di Federica che parte verso la Sardegna con i suoi due gemellini per dimenticare un matrimonio fallito, e che tramite un annuncio assume una "tata" alta, muscolosa, bionda e di sesso maschile, gira tutta intorno alla fantasia smodata della mamma-moglie-amante. Pensieri, dubbi, speranze, voglia di provocare e desiderio di rinascere. C'è tutta la complessità dell'animo femminile tra le pagine di questo romanzo e tutto scivola con soave leggerezza.
Ho intervistato l'autrice per conoscere un po' meglio la genesi della storia e il suo mondo artistico e personale.
Quello che segue è il frutto della nostra conversazione.


Ciao, Federica. Il tuo romanzo IL RAGAZZO ALLA PARI si inserisce a pieno titolo nel filone del romanzo erotico, tornato in auge con il grande successo della trilogia sulle “sfumature di grigio”. Il sesso raccontato dalle donne piace al grande pubblico, indiscutibile. Secondo te da dove nasce questo grande interesse?
C’è sempre stato un grande interesse delle donne verso il sesso raccontato. Le donne sono più cerebrali, gli uomini più visivi. Da sempre le donne parlano tra loro, scrivono su forum femminili, e leggono romanzi rosa conditi  e piccantini, poi come da me previsto già nel 2008 qualche editore ha fiutato la mega-nicchia di lettrici e ha fatto fortuna,  naturalmente non in Italia, dove gli editori arrivano sempre dopo…

L’idea del romanzo come è nata e com’è cresciuta dentro la tua testa?
Frequentando, appunto, forum di scrittrici donne e un altro di  fan di una band, ho pensato perché non dare una storia d’amore anche un po’ hot ma non volgare? Era appunto il 2009 quando è nato Au pair , la prima versione del Ragazzo alla pari. Volevo dichiarare a tutti che l’amore non ha età, né sesso; questa è sempre stata la mia battaglia, ho sempre scritto di coppie non convenzionali.

La tua protagonista si chiama come te. Il romanzo è scritto in prima persona. Volevi creare una forte identificazione con l’autrice del testo? C’è un po’ di te in quello che racconti?
Le situazioni esilaranti mi appartengono tutte, poi naturalmente c’è tanta invenzione. La Federica del romanzo è nata prima della Federica autrice… forse è l’autrice che vorrebbe essere pazza come la protagonista!

Descrivere una scena di sesso è complicatissimo. È un tema così abusato che è facilissimo cadere nel grottesco e nel banale. Come hai costruito le scene hot del tuo romanzo? Ci hai meditato su o ti sei lasciata andare?
Io scrivo sempre di getto, immagino la scena , la vedo come in un film con dialoghi e tutto. Scrivo anche molto semplice, e a tratti poetico, insomma non lo trovo complicato, sono molto spontanea di natura.

La Sardegna  fa da sfondo alla storia di Federica e Tom. Ci sei mai stata e come mai l’hai scelta come la scenografia ideale per il tuo romanzo?
Sono innamorata della Sardegna e del suo mare, ci vado dal 1977, ho origini, lontane, sarde.

Se pensi al tuo lettore ideale… come lo immagini?
Allegro, curioso, aperto, disinibito, non volgare. Sopralerighe, come il mio blog,  appunto!

Imbarazzi con amici e parenti dopo la pubblicazione del libro? Qualcuno/a ti ha detto: “Però… questa Federica!
Sì…mia cognata, mio fratello, le mie amiche, mia madre… insomma tutti, ma io scrivo, e voglio scrivere anche ciò che le donne vogliono sentire, e vivere. Io per prima. Non mi è mai interessato il giudizio dei perbenisti, neanche da ragazza.

Quali sono i libri che ti hanno cambiato la vita?  
Ho letto tanto, soprattutto il romanzo dell’800 ( inglese, francese, russo),autori del 900 italiano,  contemporanei, reportage, storie di altri paesi del mondo. Ma il libro che mi ha cambiato, nel senso letterale del termine,  la vita è stato solo uno: Destinazione TH di mia figlia Dorotea. Con lei, ancora minorenne e quindi da tutelare,  ho scoperto l’editoria e ho ricominciato a scrivere d’amore non convenzionale.

Puoi descriverci la tua giornata tipo?
 Faccio la mamma, la moglie, l’imprenditrice e sto sempre al pc, a leggere e cercare autori bravi. Tengo un blog seguitissimo Gnomo Sopralerighe, e una rubrica di cucina su Lovvy.it . Seguo i libri di Farnesi , tutti,  da molto vicino, diciamo dalla testa dell’autore al prodotto finito. Ultimamente scrivo poco, per mancanza di tempo. La sera leggo i libri dei molti “amici” scrittori. Metto le virgolette, perché se non leggo in fretta mi tolgono l’amicizia… quindi non so se sono veri amici.

Scrivere è?
Ringiovanire

Una cosa che speri che esista?
L’amore sincero

Un personaggio dei fumetti che vorresti come amico?
Nonna Papera, per regalarmi ricette

Il cattivo perfetto?
Lo sfruttatore o vampirizzatore dei miei sentimenti e capacità

Tu sei anche una editrice. Come scegli un romanzo da pubblicare?
Devo  trovare una storia giusta per il momento in cui deve uscire( mercato), autore il cui stile espositivo mi piaccia, un pizzico d’ innovazione ( intuito).
Tre consigli tre per un autore esordiente?
Non mollare, ma scrivere tanto e confrontarsi con altri.
Caffè in cialda o moka?
 Basta sia caffè…

Tre libri letti nel 2012 che consiglieresti a chi ti legge?
Il rumore dei tuoi passi di Valentina D’urbano,  L’eredità dei corpi di Marco Porru, e La spiaggia delle anime di Roberto Alba

Hai mai fatto una sorpresa a qualcuno?
Ne faccio continuamente, mi piace

Cosa ti auguri di raggiungere nel prossimo futuro?
La serenità

Biografia in una playlist?
Riavvolgi il nastro
Mai compiuto illegalità nel nome della cultura?
Mai, sono una persona semplice, non un artista

Feticismi tecnologici?
Non ambisco a nessun oggetto.

Cosa ami e odi del web?
Amo il contatto con tante persone e odio il non poterle conoscere davvero

Un gesto politico importante?
Non ho mai fatto cose eclatanti, mi sono impegnata  in varie associazioni e basta.

La frase scusa preferita?
Ho un altro impegno( che spesso ho davvero!)

Un posto dove ti senti sempre “a casa”?
 A casa, ma davanti al fuoco, amo l’inverno e il fuoco.

A 13 anni cosa volevi fare?
 La stilista

Hai per un giorno il potere assoluto: la prima cosa che fai?
Elimino la fame dal mondo

Il sesso cos’è?
Coinvolgimento totale

Se la tua vita fosse un film, chi sarebbe il regista?
Io

Il libro più erotico che hai letto?
Histoire d’O

Cosa amano trovare le donne in un romanzo erotico?
Evasione, trasgressione, amore. Qualcosa che le porti a fremere e immaginare di stare con un partner meraviglioso, spesso inesistente.

Come spiegheresti a un bambino la parola “felicità”? 
Abbraccia te stesso e gli altri

La tua casa brucia… cosa salvi?
Gli esseri viventi

La volta che hai riso di più?
Rido spesso, di me e delle situazioni. Spesso rido anche dei guai, per non incavolarmi ulteriormente.

Una cosa che non hai mai capito della gente?
Perché dovrebbero interessarsi a questa intervista? Scherzo: non capisco il bisogno di indebitarsi per comprare qualcosa di futile come un nuovo cellulare, televisore, auto, vestito ecc

Una cosa che volevi e non hai avuto?
L’altezza! Sono gnoma…

Cosa c’è sempre nel tuo frigo?
Latte

Un figlio gay ti avrebbe sconvolto la vita?
 L’avrei amato come amo Tea, io lotto per la parità dell’amore. Infatti scrivo anche romanzi a tematica gay, oltre che stravaganti situazioni sentimentali.

Una cosa stupida che non riesci a smettere di fare?
Mettere baby doll per andare a letto, anche in inverno col freddo.

Icone moderne?
La pizza…e l’effimero

Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
Bill Kaulitz

Se alzi gli occhi e guardi il cielo…cosa vedi?
Il mio futuro

Federica Gnomo Twins, autrice di Il ragazzo alla pari, Gremese editore, maggio 2013

***

Ringrazio Federica per la disponibilità e la simpatia.
Ora dovete solo correre a comprare il libro. 
Un po' di piccante nella vita ci vuole, no?

giovedì 6 giugno 2013

CONTROPIEDE TECNOLOGICO


Oggi qualcuno è riuscito a sorprendermi.
Uscito dalla sede dell'Inail, dove ho fatto le visite di controllo finali prima di rientrare al lavoro - domani è il grande giorno - mi sono diretto verso casa e ho deciso di passare a far visita a una libreria per portare la scheda tecnica del mio libro. 
Sono entrato nel negozio con la mia cartelletta sottobraccio e dopo aver salutato e aver notato una relativa calma, mi sono rivolto direttamente alla libraia che mi sorrideva come se mi conoscesse da una vita.
"Salve, mi chiamo Carlo Deffenu, ho pubblicato un libro per una piccola casa editrice e..."
"Lo so, l'ho già ordinato."
"Come? Scusa? Lo hai già ordinato? In che senso?"
"Sì, ho visto la copertina su Fb - non mi ricordo dove - e incuriosita sono andata a leggermi la trama e ho deciso di ordinarlo su una piattaforma online... ho cercato di capire se potevo averlo in libreria ma ancora non risultava disponibile nei canali che usiamo di solito e mi sono mossa per averne una copia per me."
"Ah..."
Ero decisamente basito.
La libraia mi sorrideva perché mi aveva riconosciuto grazie al mio avatar di fb e io tutto potevo immaginarmi meno una reazione simile.
Le ho spiegato che la Farnesi Editore si rivolge direttamente alle librerie per avere un rapporto diretto con i punti vendita e mi ha lasciato subito i dati della libreria per girarli all'ufficio commerciale della casa editrice. 
"Allora aspetto di averti tra le mani... ci aggiorniamo... ok?"
"Certo... aspetto di sapere cosa ne pensi."

Tornando al post precedente - e allo scambio di battute con Stefano nella sezione "commenti" - ho scoperto sulla mia pelle la potenza della rete e di un mezzo come facebook.

martedì 4 giugno 2013

MA CHE PIACERE!


Mi ricordo che all'inizio guardavo con molta diffidenza il nuovo social-network dove tutti si iscrivevano con grande entusiasmo. 
A chi mi diceva: "Ma lo sai che così puoi rintracciare persone che non vedi da una vita... persino i tuoi vecchi compagni di scuola!", rispondevo: "E perché dovrei ritrovare delle persone di cui mi sono liberato anni fa?"
La mia risposta era ironica, provocatoria e solo in parte sincera.
È vero che non ho mai sentito l'impulso di andare a cercare i vecchi compagni di scuola su facebook: è una parte della mia vita che ricordo con molto poco piacere. Nessuna epica giovanile, nessun romanticismo, nessuna complicità goliardica... ma solo tanta noia, tanta pesantezza e tanto vuoto esistenziale. 
Per me sono stati un'accozzaglia di anni informi, anomali, dove non mi sentivo né carne né pesce, sospeso tra due mondi, in bilico tra maschere grottesche... perciò nulla di veramente memorabile, nulla da festeggiare con uno stupido amarcord in pizzeria. 
Quando incontro per caso un compagno delle superiori (quelli delle medie e delle elementari sono fantasmi lontanissimi... sbiaditi nella memoria) mi stupisco sempre nello scoprire che quelle entità fisiche esistono ancora nella realtà... e semmai esistono con mogli/mariti e figli a carico. Sorridono e mi presentano il/la consorte e tutti i figli (nomi, età, doti e aspirazioni) e poi mi dicono: "Non sei cambiato... ti trovo sempre uguale!"
Io sorrido imbarazzato. Loro sono cambiati - e anche parecchio - e anche io non sono da meno, nonostante le loro parole di circostanza. Quello che non appare fuori, scava buchi profondissimi dentro. 

Dopo anni di uso giornaliero del mezzo - alla fine mi lasciai corrompere dalla curiosità - posso dire che non ho ritrovato molti compagni di scuola (in realtà uno solo) ma, con mia grande sorpresa, ho ritrovato... quasi casualmente... degli amici persi nel vortice del tempo.
È difficile dire perché qualcuno sparisca dalla tua vita da un momento all'altro quando, fino a poche ore prima, ne impregnava ogni angolo con il suo odore e la sua presenza.
Sono deviazioni, lutti, perdite che capitano... a volte terribili, altre volte naturali... distacchi che ti rendono orfano o ti fortificano come mai avresti creduto possibile.

Poi, il tempo, lenisce le ferite. Pulisce, purifica e smussa gli angoli. Quello che ti appariva in un modo ti appare in un altro e scopri che non senti rabbia, rancore, odio o amarezza. Solo calma. Una calma quasi innaturale. Sei contento di parlarci ancora e ascolti con vero piacere le novità di una vita che un tempo ti apparteneva come l'aria che respiravi. 

Una volta di più ho imparato che il mezzo è sempre neutro... siamo noi a decidere il suo pH usandolo in modo saggio o in modo maldestro.

Bentrovati amici.