sabato 31 ottobre 2015

UN'INTERVISTA PER HALLOWEEN


Buon Halloween a tutti!!!

Io lo festeggio così, proponendovi un'intervista molto particolare che è formata dalle domande che i lettori mi hanno posto ieri pomeriggio sulla pagina FB della Watson Edizioni, casa editrice romana che ha creduto nel mio folle mondo e ha pubblicato IL CLAN DEI CARI ESTINTI.

Ciao Carlo!
Io ho letto il tuo libro e mi è piaciuto davvero tanto: amo particolarmente l'ambientazione che mi ha ricordato il mio regista preferito, ovvero Tim Burton.
Dato, però, che scommetto ci saranno molte domande sul libro da parte dei "lettori extra watson", voglio chiederti tutt'altro giusto per rompere il ghiaccio.
Ad esempio, quali sono le tue serie tv preferite? Gli scrittori preferiti? I film preferiti e la musica preferita? Lo so, mi starai odiando, ma l'arte è bella perché ha mille sfaccettature.

Più che altro ci sarà qualcuno che ti starà odiando in questo momento perché hai bruciato troppe domande in una volta sola. Sono felice di sapere che il mio romanzo ti è piaciuto... e sì, lo confesso, Tim Burton, ma anche Neil Gaiman e Stephen King, sono dei punti di riferimento immancabili. Le mie serie preferite? Io con la serialità ho qualche problema. Mi annoio e non riesco a essere fedele nel tempo. Ho seguito le prime due stagioni di LOST e poi mi sono arreso. Sono legato ai telefilm della mia gioventù… cose molto pop come “George & Mildred”, “Alice”, “Mork & Mindy”, “Strega per amore”, “I Jefferson”… e tanti altri.  Film preferito? BLADE RUNNER. Musica? Navigo negli anni ’80. Eurythimcs, Culture Club, Prince e compagnia danzante.

L'idea di far "rivivere" le anime nel "Clan dei cari estinti" è legata al desiderio di alleggerire il cuore, sperando che i nostri cari estinti, "vivano" ancora e li si possa riabbracciare un giorno?

Scrivendo la storia di Sad ho provato a immaginare un DOPO più divertente e imprevedibile. Spero di esserci riuscito.

Durante una presentazione del Tuo romanzo, IL CLAN DEI CARI ESTINTI, raccontasti chi ti sussurrò il nome di Sad all'orecchio. La domanda è… lui sarebbe felice e onorato secondo te?


Io non lo so. Spero tanto che lo sia... da quel mondo altro dove tutti finiremo prima o poi. Ho fatto del mio meglio per essere fedele alla scintilla originaria.

Tu dove ti faresti trasportare dalla magica pietra, se fossi nei panni di Sad?

A casa di Stephen King!

Vorrei sapere se per te è più importante sfogare le tue emozioni attraverso la scrittura oppure il desiderio, magari inconscio, di far emozionare il tuo lettore con le parole intense che scrivi.

Quando scrivo non penso mai al possibile lettore che in un futuro più o meno lontano leggerà le mie parole. Cerco di restare fedele alla storia che ho in mente senza mettermi limiti di nessun genere. Sfogo invece le mie emozioni. Lascio liberi i miei fantasmi irrequieti. Loro sì che sono tanti e pretenziosi.

Il tuo è un romanzo piuttosto giovanile. Come mai questa scelta di scrivere un romanzo per ragazzi?

Sembrerà strano, ma non ho mai pensato di scrivere un libro per ragazzi. Io sapevo soltanto che dovevo scrivere assolutamente la storia di Sad. La voce e il ritmo sono venuti fuori in un modo del tutto naturale. Senza calcoli di nessun tipo. Una scrittura molto istintiva e spontanea. Non mi era mai capitato prima di allora. Credo che il romanzo sia adatto ai ragazzi dai 10 ai 99 anni. Io coltivo ancora moltissimo il bambino scemo che c'è in me.

Una domanda secca: in cosa Sad ti somiglia?

Beh, in diverse occasioni, durante le presentazioni pubbliche, mi hanno chiesto quanto c'è di Sad in me. Potrei dire tutto e niente. Inevitabilmente le nostre storie sono impastate di emozioni, ricordi, momenti che abbiamo vissuto nel reale. Un mix che mi è difficile classificare e controllare. Si vive di onde e rimandi.

Ho amato IL CLAN DEI CARI ESTINTI come anche il tuo primo romanzo "DOMANI SARA' UN GIORNO PERFETTO". Ho apprezzato particolarmente la facilità con cui riesci a delineare le personalità tipiche degli adolescenti (Sad/Corrado per “il Clan…” e Denis per "Un giorno…"). Tra l'altro l'ambientazione nostrana (che francamente preferisco), priva di (in)credibili stranierismi forzati, determina una forte maturità narrativa. Una narrativa che molto spesso ha a che fare con argomenti che mi stanno molto a cuore e la morte è uno di questi. Che rapporto hai tu, con la morte? O meglio, con ciò che pensi (o non pensi) ci sia dall'altro lato?

Con la Signora Morte ci diamo del tu perché già troppe volte ha suonato al mio campanello. La faccio entrare, le offro un caffè e cerco di fregarla con qualche trucchetto. Ma Lei è furba e non ci casca quasi mai. Mi dice sempre "A presto!" quando va via. Io sorrido, chiudo la porta e tocco il cornetto che ho in tasca. In questo sono molto napoletano.

Una curiosità che ho sempre nei confronti di chi scrive... musica e scrittura... Mi immagino sempre uno scrittore che scrive mentre in sottofondo ha la sua musica preferita, per trarre ispirazione... è cosi per te? Lo è mai stato? Non ho letto Sad, ma trovo la tua scrittura molto ritmica (parlo del precedente libro...”Domani sarà un giorno perfetto”) e che richiama immagini molto musicali ... Sad è stato ispirato dalla (tua) musica?

Il mio primo romanzo, ha un ritmo e uno stile molto diverso da quello de  IL CLAN DEI CARI ESTINTI. Sono due libri diversissimi, ma con un'anima in comune. No, devo deluderti. Io, quando scrivo, non ascolto musica. Scrivo nel silenzio assoluto, completamente concentrato sulla sinfonia di voci che ho in testa. Se dovessi mettere nello stereo un cd di David Bowie o Billy Corgan... poi ascolterei soltanto la loro musica e non scriverei più neanche una riga.

Rileggendo IL CLAN DEI CARI ESTINTI ti è capitato di emozionarti? Se si, quale parte ti ha particolarmente emozionato?

Ogni volta che mi è capitato di rileggerlo mi sono emozionato e sorpreso. Una storia non smette mai di raccontarti delle cose diverse. Cambia e si evolve.

Cosa chiederesti al Pozzo delle Voci?

Se esistesse davvero nella realtà, chiederei al Pozzo delle Voci di farmi parlare con delle persone care che non ci sono più. Persone che mi mancano moltissimo Troppo.

Io ho cominciato ieri il tuo libro e la prima cosa che mi è venuta in mente è: da dove hai tratto l'ispirazione per questa storia? Banalmente, come ti è venuta l'idea?

La storia di Sad nasce all'improvviso, il giorno di Halloween del 2012, mentre sono al funerale di un caro amico scomparso inaspettatamente pochi giorni prima. L'idea che il funerale di Corrado Sobrero (egregio scrittore e persona meravigliosa) si celebrasse il giorno di Halloween, mi sembrò il suo ultimo sberleffo alla vita. Ecco, mentre guardavo la sua bara entrare nel loculo, mi esplose nel cervello una domanda assurda: e se chi muore ad Halloween morisse solo un po'? Tutto è nato da lì. Da quella scintilla d'amore.

Ho letto entrambi i tuoi libri e per diversi motivi entrambi mi hanno emozionata, ma Sad è riuscito anche a farmi piangere e sorridere allo stesso tempo e ti chiedo quanto Carlo c'è in Sad? Aspetto il seguito.

Sad è molto più forte e coraggioso di quanto lo sia mai stato io. Lo invidio... ha un cuore grande e non teme il sacrificio. Io, invece, sono un Nerd. Tutto qui.

Ho visto molto affetto attorno al tuo Sad e appena dopo la fine del libro si sente la mancanza del personaggio che ci ha fatto compagnia durante la lettura, vorrei chiederti: ma questa storia avrà un seguito? E a parte il seguito, hai mai pensato di farlo addirittura diventare una serie? " Le fantastiche avventure di Sad e la sua combriccola!" Sarebbe fantastico! Comunque complimenti, il Clan mi è piaciuto veramente tantissimo, è un piccolo capolavoro per il suo genere.

La nostalgia post-lettura ha catturato molti lettori e se mi verrà un'idea davvero bella... perché no... Sad e combriccola mancano moltissimo anche a me.

Sei al tuo secondo romanzo e mi pare di capire che IL CLAN DEI CARI ESTINTI stia riscuotendo un successo particolare, sento un'intensa partecipazione e condivisione. Secondo te è il genere gotico che ha portato a questo? E se sì, credi di proseguire su questo genere narrativo?

No, non penso sia il genere... penso sia merito di Sad. Solo suo.

Qual è il tuo scrittore preferito in assoluto? E qual è uno dei libri più belli che tu abbia mai letto?

Stephen KIng. Il più bello? L'amico ritrovato. Mi travolse e mi sconvolse.

Ho sempre amato il genere gotico. Le mie prime letture sono state sotto il segno dei Classici come Stoker, Lovecraft, Lewis e qualcosa di meno horror ma più sottile come Henry James, prendiamo ad esempio Giro di vite. Il clan dei cari estinti potrebbe diventare un grande classico. Lo hai scritto ispirato ad un sogno, ad una lettura o ad un puro gioco di pensieri fantastici? La trama è davvero particolare.

Ho già risposto su come arrivò la scintilla creativa. Poi, quella scintilla, si deve domare e controllare. Dopo c'è il lavoro sporco. Ovvero, mettersi con il sedere su una sedia e scrivere, correggere, limare, rivedere, assemblare, scrivere ancora, buttare nel cestino, maledire il tempo e i dolori di schiena, tagliare ancora, riscrivere e così per due anni. Un gran divertimento, che dici?

Oggi ho definito il tuo romanzo Nerolacrima. Nel leggerlo ho provato un emozione particolare: l'ansia della perdita con la speranza che il ricordo possa mitigare il dolore. Quale è la frase del romanzo che più da il senso alla tua visione della vita?

Impossibile per me indicare una frase tra tante. Penso che questa, però, sia alquanto rappresentativa del tutto: "Perché era bello fidarsi. Era bello affidarsi. Farsi accogliere tra le braccia di qualcuno e lasciare che la corrente decidesse da sé la riva da conquistare."

Se Tim Burton ti contattasse per una versione cinematografica di "Il clan dei cari estinti", sapresti già chi proporre per i vari ruoli? (E dai, Sig. Tim, lo contatti!). E un'altra domanda, presto presto che sono quasi le 18. La notte, ti capita di dormire con l'abat-jour acceso? A me, si.

No, io devo avere solo buio intorno. Un film di Tim Burton? Non oso sognare così tanto.

Mi chiedo spesso come nasca un personaggio. Sad per esempio. Arriva subito ? Come ti bussasse sulla fronte? Insistente e superbo, o si costruisce pian piano, cancellatura dopo cancellatura?

Sad, o chi per lui, mi ha sussurrato il suo nome il 31 ottobre del 2012... e da quel momento, non mi ha più lasciato solo.

In che modo può essere terapeutico scrivere? Lo è anche secondo me, intendiamoci, ma mi piacerebbe che tu specificassi il tuo modo di vivere la scrittura.

Io non sono una persona normale. Ho tante fobie, paure, insicurezze, inadeguatezze... insomma un pasticcio umano che cammina su due gambe. La scrittura mi permette di creare un mondo-altro dove io posso sentirmi a casa... dove posso legittimare i mie lati oscuri. E inoltre mi diverto che nella vita, mi pare, non è cosa da poco.

Hai in mente di usare uno o più dei tuoi personaggi in un seguito del libro o magari in altri romanzi?

Per ora non ho in mente niente, sebbene, come ho già accennato in una risposta precedente, la combriccola di Sad mi manchi moltissimo. E infatti ho scritto un racconto proprio per calmare questa ansia nostalgica.

Quale dei personaggi di cui hai scritto è più ispirato alla tua vita o alla vita di persone reali?

Tutti i personaggi hanno qualcosa che ho rubato ad amici, conoscenti o persone spiate per strada. Chi scrive ruba... ruba sempre. Mai fidarsi di un racconta-storie.

Mi hanno appena regalato il libro e sono ancora alle prime pagine però sono meravigliata dalla semplicità con cui scrivi, come se le parole venissero fuori da sole. Allora ti chiedo, dove hai trovato l'ispirazione per Corrado?  È forse una parte di te o della tua infanzia?

Ho già risposto sulla fonte che mi ha ispirato e non mi ripeto. Ovviamente c'è anche molto della mia infanzia dentro al romanzo. Ad esempio... l'ospedale abbandonato che descrivo nel primo capitolo, è preso dalla mia vita reale. Ci giocavo da bambino e si trovava davanti a casa mia. Un regno di cemento e angoli oscuri. 



Grazie a tutti gli amici zombie che hanno partecipato al gioco. Dolcetto o scherzetto? Ovviamente scherzetto. eheheh...



mercoledì 28 ottobre 2015

VIVERE SENZA PAURA


Noi non c'eravamo abituati. Mi pare di no. Se ci penso bene mi pare di no. Forse non ricordo bene io, perché a volte le pieghe più nascoste della realtà ci sfuggono per troppa fretta e distrazione. Ci devo rimuginare bene su questa cosa, ma a essere sincero fino al midollo...sì, ecco, mi sembra proprio che non c'eravamo abituati a tutti questi giovani uomini che ci chiedono qualcosa lungo le strade della nostra città. Soldi, chiedono soldi. Seduti per terra, fuori da una Banca, fuori da un negozio di mutande fashion, oppure fuori da un negozio di Kebab gestito da dei pakistani. 

Sono posizionati strategicamente ovunque. Una scacchiera della disperazione. Una ragnatela impossibile da evitare. Ci vai a sbattere sempre contro, E quando ci passi davanti, semmai con il giornale appena comprato sotto il braccio o le buste della spesa cariche di roba, ti senti un verme perché loro sono lì, seduti per terra con delle scarpe sgangherate e un giubbotto troppo grande o troppo piccolo, e tu passi e fai finta di niente. 
Oppure dici "Mi dispiace non ho niente", o tiri fuori la solita balla del "Ho dato già qualcosa a un tuo collega poco fa!". Collega? Parliamo di una confraternita? Di una categoria specifica di lavoratori? Oppure diciamo "collega" senza alludere a traffici e mafie e vogliamo semplicemente dire "compare di sfiga" o "amico di sventura"? 
Io mica lo so bene come funziona la mia testa e cosa mi prende in certe situazioni. Perché mi vergogno di me stesso e cerco di schivare quelle ragnatele allungando il percorso per tornare a casa? Mi pesano i loro occhi scuri, umidi, profondi o forse in quel nero ho il timore di vedere cose che non voglio scoprire. Io al loro posto. Io un paese straniero lontano dalla mia famiglia, la mia terra, i miei odori e le mie certezze. Io buttato per strada a chiedere spiccioli per... per qualcosa. Qualsiasi cosa. 
Ci penso spesso a questa cosa e non so bene come fare... forse per timidezza e inadeguatezza. Io ci sono nato con la sensazione di essere sempre fuori fase. Potrei sedermi affianco a uno di loro e presentarmi. Ecco, sarebbe così semplice. Io sono Carlo... tu come ti chiami? Forse riusciremmo a parlare e forse potremmo andare a berci una cosa insieme come due compari, come due amici, spezzando l'odiosa ragnatela che trasforma lui in un profugo disperato e me in un occidentale privilegiato. Livellare le altezze e capire che siamo due ragazzi, due uomini, due esseri umani che si possono raccontare qualcosa davanti a un bicchiere di birra. E io lo so che sarebbe bellissimo farlo... ma tutte le volte mi blocco e cambio strada. Perché non vedere, non sentire, non toccare è molto più semplice che VIVERE SENZA PAURA. 

giovedì 22 ottobre 2015

I RICORDI NON BUSSANO



Ieri sera, la serata di presentazione in carcere del libro I RICORDI NON BUSSANO è stata emozionante e intensa. Più di quanto io, cinico schifoso, potessi ipotizzare in uno slancio di ottimismo. 
La sfiga stava tramando contro di me: dopo 6 anni di Fiesta (intesa come macchina), la batteria ha deciso di mollarmi proprio ieri pomeriggio quando sono uscito di casa per raggiungere Sassari e poi partire per Nuchis con un amico libraio e un nuovo volontario che collabora per il corso di scrittura creativa.
Prova e riprova la macchina non ne voleva sapere di mettersi in moto. Fermo come un idiota sotto la pioggia cerco di trovare una soluzione. Alla fine tento con l'elettrauto. Riuscirò a partire per tempo? Il cavaliere delle batterie morte arriva in motorino con un k-way per ripararsi dalla pioggia. Apriamo il cofano, sistema i cavetti di una valigetta portatile e... girando la chiave, la macchina si mette in moto con un ruggito. Sono le 16:20. Avviso i colleghi e parto. Insomma, tra batteria rianimata e pioggia a catinelle (per non parlare delle curve per arrivare in carcere) ci fermiamo davanti al cancello giusto in tempo per la presentazione.
Partono i controlli. L'amico libraio si è dimenticato carta d'identità e patente nella sua macchina. Io e l'altro volontario passiamo oltre e lui, invece, viene bloccato per far partire un'altra procedura per capire se è proprio la persona che dice di essere (la sua faccia da talebano può aver spaventato le guardie... forse!). Emoticon smile
Entriamo nella struttura. Altra verifica. Lasciamo i documenti nella guardiola e passiamo oltre il metal-detector.
C'è già la stampa che intervista la direttrice e Giovanni Gelsomino che ha curato il romanzo fino a farlo diventare un libro di carta.
Io manco da parecchi mesi. Esattamente da aprile quando ho iniziato a lavorare in ristorante. Quindi, per me, è una vera botta di adrenalina entrare nella sala del teatro (eh sì... in carcere c'è anche un teatro con tanto di palcoscenico, sipario e impianto audio e luci) e ritrovare i miei "alunni".
Siamo saliti sul palco io, Federico Piras e Giovanni insieme alla direttrice e a una giornalista de L'Unione Sarda. La Nuova Sardegna latitava... "tanto per cambiare" direbbe qualcuno. Ma noi no... che siamo buoni e non pensiamo mai male. Noi.
La presentazione inizia. Tutti parliamo brevemente di cosa ha rappresentato per noi il corso e io, a modo mio, cerco di mettere insieme dei concetti e dei pensieri con un senso logico (non sempre mi viene facile). Poi tocca agli alunni - i veri protagonisti della serata - e qui arriva la nota dolente per il mio cinismo cronico. Eh sì, bella gente, mi sono emozionato in più di un passaggio e guardandoli e ascoltandoli mi sono ricordato ancora una volta di quanto gli ho voluto e gli voglio bene a questi testoni rompiballe.
Ora il libro esiste. Costa solo 10 euro. Ma vale molto, molto di più. Pensateci. Io, nel mio piccolo, ho fatto la mia parte.




Emoticon