venerdì 30 settembre 2011

L'INVASIONE DELLE SCARPE DA RUNNING


Io corro.
O per meglio dire corro quando me lo consente il mio lavoro.
Ovvero tra novembre e aprile.
Ho comprato delle scarpe da corsa davvero speciali.
Super-ammortizzate, comode e reattive.
Sono mesi che mi aspettano.
Io per ora faccio finta di niente e le saluto con lo sguardo quando esco la mattina.

Ieri sera, in ristorante, entra un cliente inglese ben oltre la mezza età che indossa proprio le mie scarpe da corsa.
Non ci posso credere.
Mi sembra stranissimo vedere quelle scarpe sotto il tavolo.
Non riesco a non fissarle ogni volta che passo.
Lo faccio notare a un collega e dopo un'oretta di servizio lo stesso collega mi avvisa che c'è un altro cliente in terrazza che indossa lo stesso modello di scarpe.
- Scherzi? - sbotto incredulo.
- Vai a vedere...sono proprio loro.
Esco in terrazza, guardo sotto il tavolo 21 e...accidenti...si, sono le mie scarpe da corsa.
La scoperta mi turba.
Rientro in sala e continuo a lavorare.
Sono impegnato a spinare un pesce quando vedo una ragazza dirigersi verso il bagno.
Abbasso lo sguardo e noto subito che indossa le stesse scarpe da corsa che mi aspettano a casa in un angolo buio.
Spalanco gli occhi sempre più allibito da quello che vedo.
Continuo a lavorare e cerco di pensare ad altro ma, per quanto mi sforzi, non posso non notare quella coppia con tre figli seduti nel tavolo vicino alla vetrina.
I loro piedi calzano tutti le mie scarpe da corsa.
Allarmato mi avvicino al mio collega per parlare con qualcuno delle mie visioni.
Sono visioni, vero?
E mentre parlo con lui abbasso lo sguardo involontariamente e vedo le mie scarpe da corsa calzate anche dai suoi piedi.
Dove sono finite le scarpe nere da cameriere?
Scappo in cucina per bagnarmi il viso con un po' di acqua fresca.
Sono davanti al lavandino quando lo chef mi chiama.
Mi giro e tutti...TUTTI...indossano le mie scarpe da corsa.
Chef, aiuto-cuoco, lavapiatti.
Noooooooooo...non è possibile.
Torno in sala e con sgomento vedo che i miei piedi sono rimasti orfani di scarpe.
A piedi nudi mi fermo in mezzo ai tavoli e inizio a urlare angosciato.

E' la campanella a salvarmi.

Driiiiiin...

P.S.- questo non è un sogno...ma uno sclero reale capitato in una sera qualunque durante un servizio in ristorante.


A grande richiesta ecco l'aspetto delle mie scarpe da corsa.


C.D.

sabato 24 settembre 2011

IL COMMISSARIO CHE NON ESISTE


E' da un po' di sere che in ristorante vengono a mangiare una decina di poliziotti.
C'è un corso di addestramento organizzato in una base NATO e loro, la sera, dopo esercitazioni, esercizi, aggiornamenti e studio di nuove tecniche di persuasione e indagine, si ritrovano felici e allegri, per mangiare in compagnia e parlare - poco - di cose che non capisco.
Sono personaggi curiosi.
C'è il Capo che prenota e ci sono poliziotti di diverse età e origini geografiche (Livorno, Roma, Napoli...) che fumano molto (escono ovviamente fuori) bevono molto e mangiano moltissimo.
Alcuni sono palestratissimi e sorridono tutti pochissimo.
In compenso scassano il cazzo parecchio, con continue richieste e stressanti chiamate al tavolo per la più piccola e stupida esigenza.


Guardandoli e studiandoli con attenzione mi sono chiesto, anche stasera, come potrei mai ispirarmi a questi elementi per creare un commissario letterario convincente, interessante, curioso, umano, imprevedibile.
Vanno molto di moda i commissari, questo si sa, e molti esordienti (e non solo) provano a creare un commissario che possa (semmai) diventare, con una botta di culo e di vendite, un personaggio seriale.
Io ci ho pensato, non lo nego, ma non ho mai seguito i consigli degli amici che mi dicevano di svoltare creando qualcosa di simile.
Non so nulla di come funziona un commissariato e per scrivere una storia credibile dovrei capire qualcosa di divise, armi, ruoli, sistemi di indagine, e invece io ignoro tutto.
O, per meglio dire, ho un'impanatura cinematografica e televisiva che deve molto all'America e poco al nostro povero Stivale.


Però, se dovessi mai ispirarmi a qualcuno per creare il mio commissario, prenderei esempio da tutti meno che da questa combricola di iper-vitamici depressi e convinti.
Molto meglio un mix del commissario Bassettoni e del commissario Winchester della serie Simpson.
Che ne pensate?


O potrei, al massimo, rivolgermi al commissario dei commissari.
Il più bello, furbo, ironico e vincente nella sua normalità.


P.S. - non ho mai letto un solo giallo della serie Montalbano e non ho mai visto un solo episodio della serie TV.
Ci vado sulla fiducia.
Ma il mio preferito resta, anche se non era un commissario ma un tenente (c'è differenza vero?) lui e soltanto lui...l'insuperabile Colombo!


C.D.

giovedì 22 settembre 2011

LINGUACCIA


Il cibo mi fa la linguaccia.

Vince sempre lui.
Mi devo decidere a prendere un appuntamento da un dietologo per mettere un freno al mio decadimento fisico. Mi hanno sempre ripetuto che non dimostro gli anni che mi pesano sulle spalle, eppure, nonostante questa tiritera che mi provoca sempre un certo imbarazzo, io mio sento davvero uno straccio.
Mi guardo allo specchio e noto un cambiamento più profondo sul mio volto e sul mio corpo.
Mentalmente sfioro spesso l'idiozia di un dodicenne.
I miei colleghi ne sanno qualcosa.
Fisicamente mi sento vicino a un 50enne senza più una speranza di cambiamento.
Mi accorgo di piccoli segnali...inequivocabili.
E tiro le somme.
Il conto non torna.

Devo riprendere a correre e ignorare le linguacce dei bomboloni?

Mi viene in mente il delizioso film "Gianni e le donne" e le peripezie del protagonista che inizia a preoccuparsi quando si rende conto che inizia a diventare TRASPARENTE per le donne.
Amara verità...


C.D.

domenica 18 settembre 2011

DESIGN NATURALE


Foto by: Giammy

Da bambino ho sempre avuto una paura folle delle Mantidi Religiose.
Non so perché mi incutessero tanta soggezione.
Penso dipendesse dalla postura del corpo e da quelle zampette anteriori che sembravano sempre sul punto di ferirti le dita se solo azzardavi un movimento sbagliato.
Non sono riuscito a catturarla neanche per l'insettario preparato per il secondo anno delle Superiori.
Se mi capitava di incontrarla o vederla sull'erba di un prato, sul viottolo di una campagna, sul ramo di un cespuglio, semplicemente cambiavo strada.
Strane le paure che possono agitare i sonni e le veglie dei bambini.
Il loro sguardo vede quello che noi adulti non siamo più capaci di cogliere.
Ora, guardandola con occhi diversi, vedo la Mantide semplicemente come una creatura meravigliosa per eleganza e fierezza.
E questo nonostante la sua l'indole combattiva, così poco amorevole verso il maschio, usato e mangiato senza tanti pentimenti.

La Natura è davvero capace di creare modelli perfetti per design e funzionalità.

C. D.

venerdì 16 settembre 2011

PRECISAZIONI


Ci tenevo a chiarire alcune cose per non trovarmi a rispondere a domande imbarazzanti che non hanno ancora una risposta.

Molti amici e conoscenti mi hanno chiesto dove possono trovare il mio libro, convinti che vincere un torneo letterario comporti la produzione immediata del romanzo che ha partecipato alla gara.

Non è così.

Sono entrato in finale con altri 29 aspiranti scrittori grazie ai voti assegnati dalla giuria di lettori.
Siamo stati scremati e scelti su quasi 1200 opere.
Già questo è un risultato notevole.
Ora la palla - o patata bollente - passa nelle mani degli editor delle diverse case editrici del Gruppo Gems, che leggeranno e decideranno cosa merita il cartaceo e cosa invece l'uscita in e-book.

Sapremo COSA tocca e a CHI a metà dicembre.

Quindi, amici cari, non andate in libreria a chiedere il mio libro.
Sarebbe solo una perdita di tempo.

E meno che mai andate a cercare il fake de "La leggenda dell'aragosta assassina"!
Potrebbe diventare un best-seller contro il mio volere.

eheheh...


Ringrazio il mio amico Giammy per la folle copertina!


C.D.

giovedì 15 settembre 2011

PAUSA


Sono passati diversi giorni dal terremoto emotivo di sabato, quando ho saputo di essere entrato in finale nel Torneo Letterario con il mio romanzo.
Una manciata di giorni che sono stati caratterizzati da un umore ballerino e dalla sensazione di non riuscire a controllare le mie emozioni.
Ho ricevuto complimenti, auguri, incoraggiamenti, stimoli ulteriori per andare avanti, creare, progettare.
Ho anche letto i giudizi e i voti che mi sono stati assegnati dai miei lettori e ho scoperto un po' di cose sul mio testo.
Non sono piaciuti (o sono piaciuti) l'incipit e l'epilogo.
I dialoghi.
Il modo di parlare di alcuni personaggi.
La trama.
Lo stile.
La confusione di genere.
Il cambio di registro.
L'eccessiva descrizione di ambienti e stati d'animo.
La scrittura troppo semplice e parlata.
La scrittura troppo letteraria.
I personaggi piatti e anonimi.
L'andamento cinematografico.
La somiglianza con Murakami che io non ho mai letto (adesso mi rifarò per vedere se quello che dicono è vero).
La somiglianza con "La solitudine dei numeri primi", con il film "Il sesto senso" e i libri di Stephen King.
Le cadute di tono.
Troppa carne sul fuoco.
Poca carne sul fuoco.
Capitoli inutili.
Capitoli noiosi.
Troppi flashback.
E questo e quello...insomma, sinceramente mi chiedo come ci sono arrivato tra i 30!
Il testo è perfettibile come tutti i testi, questo lo so, ma è possibile che la mia visione delle cose sia sempre così poco compresa?

Ora ho un mese di tempo per rivedere il testo e limare refusi, tempi morti, ripetizioni e parti inutili.
Sarà un lavoro duro.
Spero di arrivare alla scadenza con un testo più uniforme, armonico e compatto.
Dovrò tapparmi il naso e lasciarmi andare in un'apnea che mi farà lacrimare gli occhi e la mente.

E' una sfida.
Una pausa creativa ritagliata tra i turni di lavoro.

I miei colleghi hanno indagato per scoprire il titolo della mia opera che io non ho rivelato a nessuno per scaramanzia. Hanno usato come cavallo di Troia una gentile cliente torinese, ultra-settantenne, che con la mia complicità è stata al gioco e ha fatto credere ai cospiratori di avermi estorto il titolo con una scusa.
"Allora cosa gli dico quando mi chiederanno il titolo?" mi domanda la gentile signora.
"Faccia così: scriva nel biglietto un titolo immaginario" propongo io.
"Mi dia qualche idea".
"Scriva: La vendetta dell'aragosta assassina!"
"Bellissimo!" mi dice, sorridendo complice e sorniona.
E così ha fatto, passando il foglietto a un collega tra una portata e l'altra.

Morale della favola?
I miei colleghi si sono ammazzati su internet tutto il pomeriggio per cercare questo improbabile romanzo ittico-horror.

Eheheh...

C.D.

domenica 11 settembre 2011

GROUND 0


Sono giorni che mi imbatto in TV in speciali, reportage, interviste di parenti, amici e sopravissuti al crollo delle Torri Gemelle e tutte le volte sento uno strano vuoto tra il cuore e lo stomaco.
Ieri pomeriggio, mentre attendevo l'esito del Torneo Letteraio, guardavo un documentario sulle foto scattate l'11 settembre.
Parlavano delle foto scattate alle persone che si sono buttate nel vuoto per scappare dalle fiamme e cercare una morte meno dolorosa e cruenta.
Sembra che quelle foto siano misteriosamente scomparse e non si sa perché e come.
Un altro mistero della grande tragedia che ha cambiato il modo di guardare la TV.
E in un certo senso ha cambiato anche il modo di farla.

Per questo ho scelto le foto di Laura Croce, perchè mostrano il vuoto lasciato dal crollo a Ground 0, nell'immenso cantiere della nuova Freedom Tower, dove tutte le immagini sono volutamente sfocate per parlare di un vuoto, un'assenza, che nessuna opera riuscirà mai a colmare. 








Io, come tutti, mi ricordo benissimo dove mi trovavo quel giorno maledetto.
A casa di un'amica a bere un caffè.
All'inizio pensai a un film, quando, con gli occhi sgranati dallo sconcerto, la mia amica mi disse che una delle Torri Gemelle aveva preso fuoco, forse colpita da un aereo di linea.
"Ma è un film, vero?", chiesi.
E mentre lo chiedevo il secondo aereo entrò come una lama in un panetto di burro, colpendo la seconda torre.
In quel momento capii che tutto quello che vedevo era una terribile realtà.
Due immensi cerini stagliati contro un cielo di un azzurro spietato, bruciavano i sogni e le illusioni di una società al colasso.

Triste e profetico.

C.D.

sabato 10 settembre 2011

LA FAVOLA CONTINUA


Ho passato un pomeriggio da infarto attaccato alla pagina Twitter del Torneo aspettando che venissero annunciati i 30 finalisti del concorso letterario.
Ho pregato i personaggi del mio romanzo, recitandoli come un mantra profetico e lentamente ho visto scorrere i titoli che passavano...il mio non c'era...è arrivato solo alla fine...e come dire...sono scoppiato in un pianto liberatorio che neanche la nascita di un figlio - forse - riuscirebbe a provocarmi.
Il fatto è, amici cari, che questo, per me, è stato un parto durato ben più di 9 mesi e tutta l'angoscia si è sciolta in lacrime.

Non so cosa dire.
Forse posso solo dire che nella vita un po' di fortuna - CULO - ci vuole!

Grazie a tutti quelli che mi hanno sostenuto e stimolato con i loro sorrisi.

C.D.

FINE FAVOLA

Oggi è il grande giorno.
Alle 16, al Festival della Letteratura di Mantova, verranno annunciati i 30 finalisti del Torneo Letterario di Gems.
Diversi amici scrittori si ritroveranno là per condividere un'esperienza speciale e finalmente conoscersi di persona dopo mesi di chattate su facebook.
Io ho la mia talpa che potrebbe informarmi in diretta del possibile risultato positivo o negativo, ma preferisco sapere il destino del mio romanzo seguendo le vie tradizionali per non rovinarmi il sabato sera lavorativo, che sarà già di suo pesante e faticoso, con una brutta, bruttissima notizia.
La mia talpa mi ha detto di crederci.
Io, invece, non ci credo molto...o forse non oso crederci...
Il timore è quello di mordere una mela avvelenata.

La foto che mi ritrae nelle vesti di (S)Biancaneve è opera di Nico, un'amica del Torneo, che ha voluto rappresentare la mia ansia in questo modo, mutuato da una mia battuta sulla pagina del Torneo, dove dichiaravo che mi sarei presentato a Mantova travestito da Biancaneve.

La foto mi ha fatto così ridere che non potevo non sceglierla per questo post di attesa snervante.

In realtà la mia battuta nascondeva un piccolo indizio letterario.
Ma nessuno poteva saperlo.

Mi auguro da solo un bel "in culo alla balena!"

C.D.

mercoledì 7 settembre 2011

TINELLI LETTERARI


Lavorare in un ristorante nei mesi estivi comporta una serie di rinunce.
Alcune sono più dolorose di altre.
Ne cito solo alcune:
Il mare (lo vedi solo nel giorno di riposo e molto spesso, quel giorno, piove o tira vento di maestrale);
Gli amici (i tuoi orari di lavoro, che coincidono con la comune vita sociale di qualsiasi essere umano che conduca una vita normale, ti impediscono di frequentare gli amici per una qualsiasi iniziativa. Ti rimane il giorno di riposo e non tutti sono così disponibili a incontrarti proprio quel giorno lì!);
Gli eventi culturali (si sa che in estate le iniziative culturali abbondano: festival letterari, concerti, incontri con scrittori famosi, presentazioni di libri, mostre fotografiche, eventi associati a mille iniziative, reading, spettacoli teatrali, rassegne cinematografiche con film che non vedi mai nei soliti canali. Insomma c'è di tutto e di più per soddisfare la tua curiosità e spesso è pure gratis e in location meravigliose. Ti rimane sempre il santo-giorno-di-riposo per placare la tua sete di cultura, peccato che spesso, quel giorno, la cosa più interessante che riesci a trovare, è la sagra del cetriolo).

E così ti capita di incontrare degli amici che ti raccontano le cose stupende che hanno visto, ascoltato, assaggiato, vissuto, toccato e delle persone meravigliose che hanno conosciuto (scrittori, cantanti, artisti, musicisti) e tu pensi alle tue giornate passate a sudare in ristorante, ognuna perfettamente identica all'altra, e ti senti uno sfigato senza futuro.

Io che amo scrivere e coltivo - non cetrioli - ma velleità da scrittore, mi perdo eventi e situazioni che mi potrebbero servire per alimentare la mia passione e sviluppare rapporti interessanti e creativi.
Niente.
Tutte le volte butto giù il rospo e mi dico: la vita - per ora - va così!

Ad agosto, in pieno cataclisma vacanziero, travolto da orari lavorativi allucinanti e da una stanchezza che è impossibile descrivere, senza il tempo materiale neanche per andare a fare la spesa per mangiare come i comuni mortali, incontro un amico in pensione (e quindi con moltissimo tempo a disposizione) che reduce da un evento culturale con anessa presentazione di un libro di un giovane scrittore sassarese, mi chiede, stupito dalla mia assenza:
"Ma come mai non frequenti certi salotti letterari?"
Ed io rispondo, con il sorriso amaro di chi beve dal calice della rassegnazione: "Caro amico mio, io non ho neanche il tempo di frequentare i tinelli letterari, figuriamoci i salotti!"
Il mio amico si è reso subito conto della gaffe ed è passato a un altro argomento con rocambolesca destrezza.

Il simpatico episodio è stato per me l'ennesima conferma di quanto - compresi amici e conoscenti - chi non ha mai lavorato nella ristorazione non capisca, non abbia nessuna idea, neanche immagini, cosa significhi un'esperienza del genere.
Ti dimentichi tutto...salotti, tinelli e terrazzini letterari...e a volte, troppo spesso, ti dimentichi anche di vivere.

C.D.

lunedì 5 settembre 2011

IL CHIODO FISSO


E' passato quasi un mese dalla mia ultima visita in queste pagine.
Il nuovo computer non è ancora arrivato (non c'è stato tempo e modo per andare a comprarlo).
Per ora mi limito a usare il pc di un amico di un amico che è in casa mia per una strana coincidenza.
Dicevo: un mese è passato e questo mese è stato un mese di sangue, sudore e maledizioni.
Tutto il sangue sputato al lavoro, tutto il sudore spremuto tra i tavoli (vogliamo parlare del caldo assurdo di fine agosto?) e tutte le maledizioni che ho mandato a molti clienti (su tutti vincono gli spagnoli il trofeo del cliente rompicoglioni) che si sono presentati in ristorante a due minuti dalla chiusura della cucina.
E' stata un'estate solitaria, nel senso che sono stato proprio solo con me stesso per tutto il mese. Non ho visto e sentito amici per una ventina di giorni. Chi si faceva vivo erano i parenti stretti (vedi mamma e sorelle) e qualche amico stretto che non si dimenticava della mia esistenza nonostante la sua estate esplodesse.
Per un mese ho solo visto clienti, piatti, tavoli e colleghi.
Una specie di famiglia che vive con te per 10 ore al giorno.
Strana la vita del cameriere.
Resta appesa a un chiodo e ti permette di guardare la VITA VERA che scorre lontano dalle tue vene.
Certi silenzi mi hanno ferito.
Certe assenze pure.
Ma più vado avanti, più mi rendo conto che vivere con gli altri è complesso e faticoso.
In una realtà virtuale...sentire gli altri...toccarli...annusarli...è diventato un lusso.
E il limbo è stato stimolato e ingigantito ancora di più dalla fine prematura del mio computer.
Non avevo Facebook a disposizione per sfogare il malumore e parlare con qualche povero cristo in rete a qualsiasi ora mi saltasse in mente.
Uno/a solo/a come me.
Sono sopravissuto alla carestia di stimoli e contatti leggendo molto, dormendo moltissimo (tutte le volte che mi era possibile) e guardando programmi tv incredibili.
Vecchi film, spezzoni di documentari, video musicali, paccotiglia varia.

In questa strana estate ho fatto anche i conti con la morte.
Un amico lontanissimo nel tempo.
Un amico che ho amato moltissimo.
Un amico è andato via.
Non ci si viveva da secoli...ma i miei sentimenti non si spengono con un click...sono un nostalgico...ahimè!
Sono stato male.
Molto.
Ma ne parlerò con calma in un altro momento.
Forse.

Scrivere dopo tanti giorni mi fa uno strano effetto.
Mi rendo sempre più conto che l'atto dello scrivere mi calma e mi eleva.
E' il mio psicologo di fiducia.
Mi ascolta e mi lascia libero di esprimere ansie e desideri senza giudicarmi troppo.

Sono tornato per un nuovo giro di giostra.
Se mi volto indietro, il chiodo che mi teneva prigioniero, è ancora lì.
Devo solo decidere se tirarlo via dal muro e fregarmene se un po' di intonaco verrà giù, mettendo in luce le imperfezioni nascoste sotto una patina di finzione.

C.D.