Sono passati diversi giorni dal terremoto emotivo di sabato, quando ho saputo di essere entrato in finale nel Torneo Letterario con il mio romanzo.
Una manciata di giorni che sono stati caratterizzati da un umore ballerino e dalla sensazione di non riuscire a controllare le mie emozioni.
Ho ricevuto complimenti, auguri, incoraggiamenti, stimoli ulteriori per andare avanti, creare, progettare.
Ho anche letto i giudizi e i voti che mi sono stati assegnati dai miei lettori e ho scoperto un po' di cose sul mio testo.
Non sono piaciuti (o sono piaciuti) l'incipit e l'epilogo.
I dialoghi.
Il modo di parlare di alcuni personaggi.
La trama.
Lo stile.
La confusione di genere.
Il cambio di registro.
L'eccessiva descrizione di ambienti e stati d'animo.
La scrittura troppo semplice e parlata.
La scrittura troppo letteraria.
I personaggi piatti e anonimi.
L'andamento cinematografico.
La somiglianza con Murakami che io non ho mai letto (adesso mi rifarò per vedere se quello che dicono è vero).
La somiglianza con "La solitudine dei numeri primi", con il film "Il sesto senso" e i libri di Stephen King.
Le cadute di tono.
Troppa carne sul fuoco.
Poca carne sul fuoco.
Capitoli inutili.
Capitoli noiosi.
Troppi flashback.
E questo e quello...insomma, sinceramente mi chiedo come ci sono arrivato tra i 30!
Il testo è perfettibile come tutti i testi, questo lo so, ma è possibile che la mia visione delle cose sia sempre così poco compresa?
Ora ho un mese di tempo per rivedere il testo e limare refusi, tempi morti, ripetizioni e parti inutili.
Sarà un lavoro duro.
Spero di arrivare alla scadenza con un testo più uniforme, armonico e compatto.
Dovrò tapparmi il naso e lasciarmi andare in un'apnea che mi farà lacrimare gli occhi e la mente.
E' una sfida.
Una pausa creativa ritagliata tra i turni di lavoro.
I miei colleghi hanno indagato per scoprire il titolo della mia opera che io non ho rivelato a nessuno per scaramanzia. Hanno usato come cavallo di Troia una gentile cliente torinese, ultra-settantenne, che con la mia complicità è stata al gioco e ha fatto credere ai cospiratori di avermi estorto il titolo con una scusa.
"Allora cosa gli dico quando mi chiederanno il titolo?" mi domanda la gentile signora.
"Faccia così: scriva nel biglietto un titolo immaginario" propongo io.
"Mi dia qualche idea".
"Scriva: La vendetta dell'aragosta assassina!"
"Bellissimo!" mi dice, sorridendo complice e sorniona.
E così ha fatto, passando il foglietto a un collega tra una portata e l'altra.
Morale della favola?
I miei colleghi si sono ammazzati su internet tutto il pomeriggio per cercare questo improbabile romanzo ittico-horror.
Eheheh...
C.D.
<3 Dai che va bene così; nei giudizi si tende spesso a sottolineare ciò che non ci piace, quello che conta è il voto che, invece, è dato 'di pancia'.
RispondiEliminaA quanto pare, se dovessi dar retta ai giudizi ricevuti dovresti cambiare tutto il romanzo, se è arrivato tra i trenta un motivo ci sarà. Io starei tranquilla e cercherei solo di correggere qualche imperfezione, null'altro.
RispondiEliminaBuon lavoro! Vado a cercare anch' io "La vendetta dell'aragosta assassina"! :D (Artemisia)
la schizofrenia nei giudizi che hai ricevuto è incredibile... ma forse dimostra che in certi campi l'obiettività è un obiettivo impossibile e checiò che la fa da padrone è solo il gusto personale. io non potrei mai fare l'editor di me stessa.
RispondiEliminaTi capisco, sottoscrivo ogni dettaglio e , per Murakami, anche a me hanno detto la stessa cosa, dovrò acquistarlo e leggerlo (abbiamo avuto lo stesso lettore? Penso proprio di sì)
RispondiEliminaUn abbraccio
ROX
Ma è pubblicato integralmente???
RispondiElimina