mercoledì 23 novembre 2011

UNA STANZA VUOTA: INTERVISTA A FRANCESCA MONTOMOLI


Questo libro mi è capitato tra le mani nella prima fase del Torneo Letterario organizzato da GEMS, quella dove bisognava leggere solo gli incipit dei romanzi (una trentina di pagine) ed esprimere un giudizio sull'opera.
Tra le mie assegnazioni risultò l'opera con il voto più alto per la qualità della scrittura e per il forte desiderio di sapere come sarebbe andata a finire la storia.
Per poterlo leggere tutto ho dovuto attendere la sua pubblicazione cartacea con la Sangel Edizioni e confermare la mia impressione.
Si tratta di un romanzo maturo, compatto, convincente e poetico.
Dominato da una figura femminile, Alice, che riesce a farti sentire i suoi pensieri e vivere le sue emozioni con una forza lieve e determinata.
Si parla di cambiamenti, di fughe, di silenzi e di scelte.
Si parla di vita e questa vita, a volte così banale e prevedibile, riesce ancora a regalarti un momento di sospensione magica.
Un libro da leggere con leggerezza.
Ho raggiunto l'autrice Francesca Montomoli nel suo rifugio segreto per una breve intervista stile Alias.
Ecco a voi il frutto del nostro "incontro"...umano e artistico.

***
D. - Com’è nata l’idea del romanzo?
R.- Guardandomi intorno, osservando e ascoltando. Spunti che si sono appiccicati ai pensieri e che, a poco a poco, si sono trasformati in una serie di “e se… magari… forse” partendo dai quali è nata la storia.

D.- L’ambientazione particolare e la cura delle descrizioni nasce da una conoscenza diretta dei luoghi che racconti?
R.- Conosco quei luoghi, anche se non ho mai vissuto né a Firenze, né a Cheyenne.
Firenze è una città che porto nel cuore e che ho visitato più volte. L'ho guardata, respirata, annusata, l'ho assorbita attraverso la pelle e tutti i sensi al meglio che ho potuto; l’ho abbracciata con lo sguardo quanto più potevo, ma non ci ho mai abitato. Lo stesso per gli States. Tre settimane passate a fissare nella mente e nel cuore dettagli, colori e odori. Credo che le sensazioni e le suggestioni siano il souvenir più prezioso. Il deserto, la prateria, gli spazi sterminati, la riserva indiana, se chiudo gli occhi mi sembra di sentirli.

D.- La narrazione in prima persona porta a un’immediata immedesimazione con l’autrice. Quanto c’è di te nel personaggio di Alice?
R.- Se avessi scritto la storia di un’assassina efferata avresti avuto la stessa sensazione? Sono certa di no. E comunque è innegabile che un po’ dell’autore si trasferisca nei  vari personaggi anche se le loro vicissitudini non sono autobiografiche.
D.- La tua passione per la scrittura quando nasce e dove e quando ami scrivere?
      R.- Quando  ero una ragazzina, innamorata persa dei libri d’avventura.  La mia prima storia fu una specie di viaggio indietro nel tempo: una ragazza di oggi fra gli antichi romani.
 In genere si trattava di racconti e poesie che non ho conservato e che a un certo punto ho anche smesso di mettere nero su bianco, ma solo immaginato. In realtà ho ricominciato a scrivere seriamente solo un paio di anni fa. I sogni non si possono lasciare nel cassetto in eterno, non credi?
Quando scrivo?  Quando posso, compatibilmente con la miriade di cose da fare che mi assedia ogni giorno
Dove? Nella mia stanzetta da lavoro, dove il PC ha trovato posto fra la macchina per cucire e quella per la maglieria.
D.- Lo studio degli Indiani d’America nasce per semplici esigenze letterarie o dietro c’è qualcosa di più profondo?
     R.- È una cultura che mi ha sempre affascinato. Hanno un rapporto profondissimo con la Terra, con la vita e con la dimensione mistica di ogni cosa. Una grande saggezza che travalica i confini temporali. Da piccola “tifavo” sempre per gli indiani, crescendo ho cercato di comprenderli, almeno un poco.
D.- Un poeta è?
    R.- Acqua che scorre.
D.- La tua prima memoria culturale?
      R.- Gi scavi archeologici di Libarna.
D.- Musiche e visioni che ti hanno cambiato la vita?
     R.- Le visioni sono riservate ai Santi e io non lo sono.
Per quanto riguarda la musica, considerando che negli ultimi trent’anni ho ascoltato di riflesso quella che piaceva ai miei figli, posso dire che è stata una colonna sonora a volte piacevole, a volte ingombrante, ma non particolarmente significativa. L’unico evento di rilievo legato alla musica risale alla fine degli anni settanta, quando ho conosciuto mio marito in discoteca. Allora si ballava Donna Summer. 
D.- Il libro dove vorresti abitare?
     R.-  L’ultimo che leggerò.
D. - Biografia in una playlist?
      R.- Musica leggera o classica? Nessuna playlist.
Ma posso dirti che nella mia macchina ci sono:
lato passeggero i System of a down e i Police,
lato guida Chopin e Liszt
e nel portaoggetti centrale Leona Lewis, James Blunt, Gianna Nannini e Renato Zero.
Un bel potpourri, come vedi.
D.-  Cosa stai leggendo?
      R.- In questo momento principalmente scrittori esordienti. Ma fra l’uno e l’altro sto rileggendo Alcyone di Gabriele D’Annunzio.
D.- Mai compiuto illegalità nel nome della cultura?
     R.- Direi di no, sono istintivamente ligia alle regole, magari mugugnando ma….
D. -  Feticismi tecnologici?
      R.- Nessuno
D.-  Cosa odi e ami del web?
      R.- Ne amo l’utilità e l’immediatezza. In particolare la possibilità di annullare le distanze, perché ho amici troppo lontani per una telefonata o una lettera tradizionali. Ciò che odio è che nel momento stesso in cui ci dà libertà ci rende vulnerabili. Ed esserne consapevoli non sempre basta a proteggerci.
D.- La frase-scusa preferita?
      R.- Non credo di averne una in particolare o, quantomeno, non me ne rendo conto.
D.-  A 13 anni cosa volevi fare?
      R.- Molte cose. Scrittrice, pilota di Formula1, magistrato, perfino suora. Avevo le idee molto chiare :-)
D.-  Hai il potere assoluto per un giorno. La prima cosa che fai?
      R.- Non saprei da che parte cominciare. Ho l’opzione “miracolo”?
D.-  Come spiegheresti a un bambino la parola: felicità?
      R.- A un bambino piccolo direi che è un po’ come dormire fra le braccia della mamma.
D- Cosa conta più dell’amore?
      R.- Niente, perché la parola amore racchiude e sintetizza tutti i valori più alti dell’esistenza: affetto, amicizia, rispetto, passione, Fede, solidarietà, compassione, carità. Da cui derivano tutti gli altri atteggiamenti positivi come onestà, integrità e così via.
D- La tua casa brucia. Cosa salvi?
      R.- Dopo aver messo in salvo persone e animali non rimarrebbe tempo per gli oggetti.
D - Se ti dico Italia…cos’è la prima cosa che ti viene in mente?
     R.-  Mia nonna. Si chiamava così e mi manca.
D. - La volta che hai riso di più?
      R.- Quando il mio  gatto di sei chili tentava in ogni modo di  infilarsi dentro una pantofola.
D. - Una cosa che non hai mai capito della gente?
      R.- La sindrome del grande fratello
D. - Una cosa che volevi e non hai avuto?
      R.- Una cosa impossibile da avere: la mancanza di preoccupazioni, ma anche una Ferrari nuova fiammante.
D. - Quando hai visto per la prima volta il tuo libro nel suo formato cartaceo cosa hai provato?
      R.- Inizialmente un senso di irrealtà, poi una profonda emozione.
D. - Una frase che ti rappresenti?
      R.- Se la sfortuna ti perseguita, non voltarti e allunga il passo.
D. – Cosa ti piace di più del corpo di un uomo?
      R. - A costo di essere banale, le mani. Dicono molto di una persona.
D. – Quanto conta il sesso nella vita?
     R.-  Come il sale: quanto basta.
D. – Il senso più importante?
      R.- La vista e il tatto.
 D.- Una cosa stupida che non riesci di smettere di fare?
     R.-  Riempire la borsa come quella di Mary Poppins. È così pesante da essere classificata come arma impropria.
D.  – Il vero lusso è?
      R.- Vivere serenamente
D. – Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
     R.- E qui casca l’asino, d’istinto ti direi il mio Team del cuore, la Scuderia Ferrari, ma ci aggiungerei anche qualche grande campione di Formula 1 del passato, mi occorrerebbe un tavolo molto lungo in verità.
D.- Se alzi gli occhi al cielo a cosa pensi?
      R.- Come si fa a non credere in Dio?
D. - La scelta del titolo. Leggendolo ho confermato la mia convinzione che sia un titolo fuorviante per l'atmosfera e i temi del romanzo... dà un senso di chiusura... cosa che stride con il senso di apertura del libro... tu che mi dici?
R.- La stanza vuota è Alice in fuga, Alice che non vuole scendere a patti con la realtà. Una stanza che paradossalmente riempirà solo svuotandola fino fondo. Da cosa? lasciamolo scoprire al lettore J 
 ALIAS

6 commenti:

  1. che bello leggere questa intervista e conoscere un po' meglio l'autrice! gran bel libro!

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  2. ... e l'augurio di vendere tanto, tanto, tanto ... fino a comprarsi almeno una Ferrari.

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  3. E grazie a voi per la vostra gentilezza.
    @niki... se ci prendi ci facciamo il giro d'Europa insieme :-)

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  4. Il libro lo sto leggendo e, come incipit, sono d'accordo con Carlo. L'intervista ha un bel taglio, è davvero interessante per molti aspetti, tra i quali è stato possibile scoprire qualcosa di più dell'autrice. Le domande e le risposte si dosano benissimo e ho apprezzato anche la loro originalità. Alla fine della lettura del romanzo passerò di qua e posterò un altro commento. In bocca al lupo per tutto, sia a Francesca che a Carlo! :) Stefy

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  5. Grazie Stefy...ma mi sa che serva più a te un bel "IN bocca al lupo"! ehehehhe...

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  6. Stè domande le ho già lette da qualche parte... dimmi se sbaglio, alias.

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