martedì 15 novembre 2011

AMARCORD AMARI


Domenica pomeriggio, spinto dal sole di una giornata primaverile, sono uscito di casa con un amico per passeggiare sulla spiaggia.
C'era davvero molta gente che si godeva la bella giornata e camminando tra le dune e gli stabilimenti chiusi, la sensazione che percepivo nell'aria era quella di una diffusa meraviglia per l'inatteso regalo sceso da un cielo novembrino stranamente limpido e sereno.
Il mare era una tavola liscia e compatta.
Uno specchio che rifletteva le piccole nuvole che sorvolavano smarrite la volta celeste, alla ricerca di un senso o una direzione perduta.
Seduto su un muretto ho iniziato a ricordare le mie estati al Lido Novelli.
Ci ho passato 5 o 6 estati, fino all'età di 11 anni, e tra quelle cabine ho vissuto piccole rivoluzioni dello spirito.

La mia famiglia affittava tutto l'anno una cabina che era in realtà un piccolo appartamento composto da una cucina, una sala, una camera da letto fornita di letti a castello e un piccolo bagno, e lì si passava tutta l'estate.
Da giungo a settembre.
C'erano una decina di cabine-appartamenti e le famiglie che ci vivevano erano sempre le stesse.
Ogni anno ci si ritrovava tutti lì.
Oltre alle cabine-appartamento c'erano anche le cabine vere e proprie dove le persone si cambiavano e appoggiavano le borse e gli ombrelloni.
C'erano tre lidi e solo nel terzo - l'ultimo - esistevano le cabine-appartamento: tutte le altre erano semplici cabine-spogliatoio.
In un certo senso eravamo dei privilegiati.
La mattina, quando mi alzavo, aprivo la porta di casa, e superato il gradino del marciapiede, mi trovavo direttamente sulla spiaggia.
Gli amichetti di quelle lunghe estati sono tutti nella mia memoria.
Le sorelle Caterina e Tatiana (io ero innamorato della biondissima Tatiana).
Gianni con i suoi fumetti bellissimi.
Paolo e la sua numerosa famiglia: si organizzavano "Giochi senza frontiere" e persino le astronavi di "Spazio 1999" nella spiaggia dello stabilimento, con i premi forniti dalla ditta del papà. 
Maurizio, Alberto e poi tanti altri volti, sorrisi, ricordi.
Momenti indimenticabili.

Domenica, dopo tanti anni di oblio, ho deciso di tornare a vedere il Lido della mia infanzia.
Ci sono arrivato dalla spiaggia e quello che ho trovato mi ha spiazzato e rattristato.
Il mio Lido non c'era più.
Un muro con una rete metallica ha chiuso la spiaggia e all'interno è stato tutto cementificato per costruire vialetti e aiuole con orribili palme bruciate dal vento invernale.
Le cabine-appartamenti chiuse con muretti e portici di legno che rendono il tutto ancora più carico e pesante.
Non c'era più nulla dell'allegria di allora.
Oltre il muro è rimasta una striscia di sabbia invasa dalle alghe.
Faccio delle foto per mostrare a mia madre cosa è rimasto di quel luogo amato e mentre scatto la foto sbuca fuori dal nulla un ragazzo che mi chiede se ho bisogno di qualcosa.
Lavora al bar-pizzeria del Lido e cerca di capire le mie intenzioni.
Spiego i miei motivi e il ragazzo, perplesso e vagamente imbarazzato dalla mia evidente delusione per quel degrado innegabile, borbotta di correnti marine deviate che hanno rischiato di mangiarsi la struttura, di fondi regionali che non arrivano per mettere di nuovo in luce la bellezza di quel posto, e in quel bla-bla generale prendo semplicemente atto che il mio Lido meraviglioso non tornerà mai più.
Ho salutato gentilmente e mi sono voltato verso il mare per guardare con nostalgia il paesaggio che ho ammirato per anni con i miei occhi di bambino e...in qualche modo...consolarmi con la bellezza di un tramonto.


Il mio povero Lido.


Il paesaggio della mia infanzia.

ALIAS

2 commenti:

  1. Anche se tu avessi trovato il posto come era nella tua infanzia, la realtà non sarebbe mai avvicinato alla bellezza di quel tempo!! Chus :))

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  2. tornare sui luoghi che si sono amati in passato il più delle volte è fonte di delusione, le eccezioni sono pochissime.

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