sabato 3 dicembre 2011

LE STELLE SONO TANTE...


Quando entro in una libreria e mi metto a curiosare tra scaffali, banconi, vetrine e promozioni, non posso fare a meno di provare una pressante sensazione di déjà-vu.
Ma questa copertina...mmm...e questo titolo...non mi ricordano qualcos'altro?
La risposta me l'ha fornita un articolo di Benedetta Marietti su La Repubblica di oggi.

"Tra gli editori va di moda il contagio se è vero che negli ultimi due anni i banconi delle librerie ospitano romanzi con titoli molto simili, che sembrano clonati. Dopo le copertine con i volti di donna ("La solitudine dei numeri primi" piccolo appunto personale), è l'ora delle parole chiave sempre più simili. A metterli uno in fila all'altro, i romanzi, fanno impressione: "Il profumo delle foglie di limone" (Garzanti), "Il profumo delle foglie di tè e dell'amore" (NewtonCompton); "Profumo di spezie proibite" (Piemme); "Il profumo dello zucchero a velo" (Newton); "Il profumo dei fiori in Iraq" (Newton); "Il linguaggio segreto dei fiori" (Garzanti); "La scuola degli ingredienti segreti" (Garzanti); "Gli ingredienti segreti dell'amore" (Feltrinelli); "La cucina degli ingredienti segreti" (Corbaccio). E ancora, il grande successo de "Il gusto proibito dello zenzero" (Garzanti) che ha creato "Il gusto proibito della cannella" (Newton) e "Il gusto segreto del cioccolato amaro" (Sperling). Va per la maggiore l'aggettivo "proibito": "La biblioteca dei libri proibiti" (Garzanti); "La città dei libri proibiti" (Newton); "Il monastero dei libri proibiti" (Sperling); "Il sussurro della montagna proibita" (Piemme). Per non parlare della tendenza al suffisso in -ore dal primo, fortunato, di Carrisi "Il suggeritore" (Longanesi) a "L'inseguitore" (Longanesi); "Il predicatore" (Marsilio); "Il mummificatore" e "Il divoratore" (Newton).
In editoria è il marketing a farla da padrone. E i libri, soprattutto quelli mainstream, sono ovviamente prodotti di consumo e tendenza."

Ora, ragionando sul possibile titolo da dare a un romanzo, in questo particolare momento storico, se io chiamassi il mio libro: "Il profumo segreto delle spezie fiorite dello smembratore" potrebbe raccogliere in un colpo solo tutte le indicazioni fornite dal mercato. Oppure potrei ragionare su un titolo più semplice come: "Il pistacchio segreto della mortadella", "Il raccoglitore di frutti proibiti" o ancora "Mille spezie di te e di me". Successo assicurato senza "ma" e senza "sè".

"Maria Giulia Castagnone, direttore editoriale di Piemme, racconta come non ci sia niente di male nei titoli somiglianti: "Non c'è da scandalizzarsi che tanti titoli si somigliano. Il prodotto di narrativa commerciale ha bisogno di rendersi riconoscibile al lettore inserendosi in un filone ben preciso. Fino a un po' di tempo fa si vendevano bene titoli con la parola "bambino/a", adesso preferiamo "profumi" e "spezie".

Quindi, della serie, non intitolate un vostro possibile romanzo "Il bambino delle spezie perdute/proibite/segrete" perché potrebbe mandare in corto circuito le scelte del povero lettore medio alla ricerca di un libro da leggere.
Proprio ieri sera, durante l'inaugurazione di una mostra di pittura (di cui parlerò prossimamente) ho parlato (per l'ennesima volta devo dire) del fenomeno Fabio Volo.
Un perfetto prodotto commerciale che si rivolge a una precisa fascia di pubblico che vuole leggere libri che scorrono lievi come acqua di fonte, lasciandoti l'impressione che la banalità dei tuoi pensieri  venga innalzata dallo sdoganamento di un non-scrittore che ti dice tutto quello che vuoi sentirti dire.
Impresa per niente facile. In questo il Volo è da ammirare. Il conto in banca ci guadagna e se nel caso qualcuno (critico-lettore) gli facesse notare che la sua non è vera lettaratura, potrebbe sempre consolarsi dando un occhiatina agli estratti conto.
Ho letto solo alcuni racconti del Volo nazionale e tutto filava liscio e "volava" leggero e mentre leggevo mi chiedevo: "Ma guarda un po' come gira bene intorno al nulla più assoluto!"
Nel suo stile di scrittura riconoscevo lo stile delle sue dirette radiofoniche e dei suoi programmi televisivi e mi sentivo quasi a casa. Un po' come quando leggi un libercolo della Littizzetto e hai l'impressione di sentire la sua voce che recita le parole che stai leggendo. Un corto-circuito mediatico che può scattare solo se l'autore è anche un personaggio famoso. Credo che molto difficilmente un esordiente verrebbe preso in considerazione da un editor con storielle così leggere che si reggono in piedi solo grazie alla fama dell'autore.
E questo anche se intitolasse il suo libro: "Il profumo segreto delle prime ore del mattino del radiamatore bambino".

ALIAS

4 commenti:

  1. è quella definizione, prodotto di narrativa commerciale, che mi fa venire l'orticaria.

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  2. 'In editoria è il marketing a farla da padrone. E i libri, soprattutto quelli mainstream, sono ovviamente prodotti di consumo e tendenza'. E poi dicono che 'la pubblicità èl'anima del commercio'! Io credo che l'invenzione della pubblicità sia uno dei demoni che ha ridotto la nostra civiltà a un insulsa consumatrice di prodotti usa e getta.

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  3. La nostra grande editoria io la chiamo editoraglia. E quel RAGLIA non è casuale... :D

    E sotto le feste certe librerie sono paragonabili a un ecospurghi che funziona alla rovescia: tapparsi il naso, e occhio agli schizzi!!

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  4. ...un briciolo di invidia?
    Marco

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