martedì 3 gennaio 2012

ASSENZA DI VENTO di ANNA PONARA


Ho chiuso il 2011 con il libro ideale.
Un romanzo leggero, sereno, gioioso, dominato da un'ironia sublime che riesce a incunearsi sotto pelle con inaspettata intensità.
Inizi a leggere pensando che ti ritrovi tra le mani un classico romanzo giallo e scopri ben presto che la trama gialla è solo un felice pretesto per parlare di molto altro.
Quello che spicca di più tra le pagine del romanzo di Anna Ponara è la varietà dei personaggi, le loro psicologie, le storie che si sfiorano e si contaminano. Ma non solo: c'è l'incanto della Natura e l'amore assoluto per gli animali.
L'indagine del commissario Fabio Magritte procede come è normale che succeda in qualsiasi libro giallo.
Il colpevole, dopo tante peripezie, viene scoperto e assicurato alla giustizia, ma quando si arriva alla verità si capisce che della scoperta del colpevole ci interessava fino a un certo punto, presi com'eravamo dalle vicende personali dei tanti personaggi.
Un libro con un tocco speciale.
Scritto con leggerezza e partecipe divertimento da una esordiente che promette davvero bene.

Ho avuto l'onore di assistere alla presentazione del libro nella mia città e di chiedere all'autrice se mi concedeva un'intervista per il mio blog.
Dal nostro incontro è nato lo scambio umano che segue.
Buona lettura:

Domanda Com’è nata l’idea del romanzo?
Risposta - Un giorno, per caso, parlando con alcune persone del fatto che tutti – ma proprio tutti - scrivono libri, mi sono detta: perché non provo anch’io? E così, per gioco, ho iniziato ad immaginare una trama di un omicidio alle poste, dove lavoro.  Qualche settimana dopo mi sono messa al computer e ho iniziato a scrivere, ma senza prendermi sul serio. E non mi sono più fermata.
D. -L’ambientazione particolare in una piccola cittadina e ancora di più in un ufficio postale nasce da una conoscenza diretta dei luoghi che racconti?
R. - Ho vissuto 7 anni a Conegliano e vi ho lavorato come portalettere per circa 2 anni.
D.- Nel libro ci sono molti animali, raccontati con ironia e partecipazione, come personaggi reali della storia e non come semplici comprimari di contorno. La narrazione stessa inizia con una lepre che fugge e quando lo si scopre si resta un po’ spiazzati. C’è un intento ecologista nelle tue scelte o solo il desiderio di rendere la storia ancora più buffa e surreale?
R. - Gli animali fanno parte della mia vita, da sempre. L’amore che provo per loro è scritto nel mio DNA, non l’ho cercato o voluto, me lo sono trovato già addosso, probabilmente ereditato dal nonno materno, che più o meno cento anni fa non esitava a scagliarsi contro chi seviziava gli animali. Così nel mio romanzo racconto di loro semplicemente perché sono parte di me, e anche per sensibilizzare il lettore a certe tematiche ( in questo caso abbandono e caccia) e spingerlo nella mia direzione. Insomma, nel mio piccolo cerco di fare qualcosa per gli amici a 4 zampe.
D.- La tua passione per la scrittura quando nasce e dove e quando ami scrivere?
R.- Come ho detto sopra, nasce per caso, tre anni fa circa, è una cosa a cui non avevo mai pensato prima. Ricordo che quando studiavo al liceo, per me scrivere un tema era un vero incubo, non sapevo come riempire i fogli di protocollo, arrivare alla terza colonna mi sembrava un’impresa sovrumana, forse perché gli argomenti da affrontare erano sempre gli stessi, noiosi e scontati, senza spazio per la fantasia. Però adoravo, e adoro, la letteratura e sono sempre stata una divoratrice di libri fin da bambina. Per quanto riguarda la seconda parte della domanda, scrivo nei ritagli di tempo che lavoro e impegni famigliari mi lasciano, nel pomeriggio o di sera: se a computer, sempre nello stesso posto (in cucina davanti alla finestra che guarda le colline), se a mano, ovunque mi trovi.
D.- Fabio Magritte: un altro commissario tra i tanti che popolano la narrativa italiana. In cosa differisce da tutti gli altri e come hai lavorato sul personaggio?
R.- Per quanto riguarda la figura di Fabio Magritte, ho immaginato il commissario di Polizia che mi piacerebbe incontrare: figo (ovviamente), sicuro di sé e scanzonato. Partendo da questa base ho costruito il personaggio. Ciò che lo distingue dagli altri commissari della narrativa risiede forse nell’essere un uomo autentico e tutto d’un pezzo che però vive e si diverte come un ragazzino.  
D.- La scelta di iniziare ogni capitolo con il titolo di una canzone ti ha aiutato a creare una struttura o è solo un gioco citazionista?
R.- In effetti questa scelta mi ha aiutato a creare una struttura, ma non sono partita da tale considerazione, ma dal fatto che amo la musica (non potrei mai vivere senza, un po’ come i cani) e così l’ho inserita nel romanzo. 

D. - La tua prima memoria culturale?
R. - Topolino.
D.- Il libro è dominato da una leggerezza di fondo che invita al sorriso e a pensieri positivi. Volevi scrivere un libro che stimolasse belle sensazioni nel lettore?
R.- Era un periodo che mi capitava di leggere solo romanzi tristi, noiosi e pesanti e non riuscivo a trovarne uno che alla fine mi facesse sentire bene, ma sempre con un peso dentro. Così me lo sono scritto io! Tanto più che per me scrivere non è uno sfogo, cioè non riverso nelle pagine i miei problemi o le mie malinconie, ma è crearmi un altro mondo, come piace a me, con personaggi che mi piacerebbe incontrare nella vita normale. Quando scrivo, entro e vivo in un altro mondo e voglio stare bene lì dentro visto che ci devo passare anni interi.
D.- Tutti i personaggi hanno dei nomi curiosissimi: come li hai scelti?
R.- In vari modi. Ad esempio il commissario l’ho chiamato Magritte perché in quel momento stavo leggendo una rivista sul pittore René Magritte che io adoro, ed inoltre cercavo un cognome che non terminasse con la vocale i: nei libri che stavo leggendo in quel periodo mi ero accorta che tutti i cognomi terminavano in tal modo e la cosa aveva iniziato a darmi sui nervi. La rottweiler l’ho chiamata Loulou Blanc perché così si chiamava realmente la cagnolina eterna compagna del pittore. Maria Maggiorina è un nome che ho visto su una lettera che stavo incasellando al lavoro. Alicante è una città spagnola di cui mi era capitato di leggere su un giornale e mi piaceva il suono della parola, Cherry Red l’ho sentito in un film dove un uomo definiva la propria auto “a brand new cherry red Mustang”, o qualcosa del genere. Cherry Red suonava così allegro e pieno di colore che mi serviva per contrastare la storia triste della lepre. Anche Strapasson l’ho visto su una lettera alle poste. Nessun nome comunque è casuale, sono tutti pensati e pesati.

D.- Biografia in una playlist?

R.- Lucio Battisti  Emozioni;
Guns ‘N’ Roses  Knockin’ on heaven’s door;
Stadio  Sorprendimi;
Rino Gaetano Anche questo è Sud.

D.-  Cosa stai leggendo in questo momento?
R.- Olive comprese di Andrea Vitali.
D. - Cosa odi e ami del web?
R.- Amo la sua utilità, e odio la sensazione di mancanza di privacy che mi dà.

D.- La frase-scusa preferita?
R.- Sono stanca, oggi proprio non ce la faccio.
D. - A 13 anni cosa volevi fare?
R.- La pallavolista. Già lo ero, ma sognavo la serie A, la nazionale, cose così.
D.- Hai il potere assoluto per un giorno. La prima cosa che fai?
R.- Salvo tutti gli animali che soffrono sulla terra.
D.- Se la tua vita fosse un film chi sarebbe il regista?
R.- Gabriele Salvatores.
D.- Come spiegheresti a un bambino la parola: felicità?
R.- Gli mostrerei il mio cane festoso e scodinzolante che mi corre incontro quando arrivo a casa, e gli direi: “Vedi? Fa così perché è felice”.
D. - Cosa conta più dell’amore?
R.- Niente, ahimè. L’amore è tutto, di qualunque tipo esso sia. Senza amore, non si è completi.
D. - La tua casa brucia. Cosa salvi?
R.- Le fotografie. 

D. - Se ti dico Italia…cos’è la prima cosa che ti viene in mente?
R. - Il colore azzurro.
D.- La volta che hai riso di più?
R.- Al mare, con le mie amiche, per una battuta stupida abbiamo riso tutta una notte.
D.- Una cosa che non hai mai capito della gente?
R.- La poca disponibilità. Soprattutto quando non costa nulla.
D.- Una cosa che volevi e non hai avuto?
R.- Una barca a vela.
D. - Un consiglio che non hai dimenticato?
R.- La forza devi trovarla dentro di te.
      D. - Quando hai visto per la prima volta il tuo libro nel suo formato cartaceo cosa hai provato?
R.- Felicità assoluta.
D.- Cosa guardi in tv e cosa odi della tv?
R.- A parte le previsioni del tempo, Striscia la notizia e qualche film, il resto non lo sopporto.
D.- Una frase che ti rappresenti?
R.- Non guardare indietro, non è in quella direzione che stai andando.
D.-  Cosa ti piace di più del corpo di un uomo?
R.- Occhi e  mani.
D.-  Quanto conta il sesso nella vita?
R.- Fa muovere il mondo.
D.- Il senso più importante?
R.- La vista.
D.- Cosa c’è sempre nel tuo frigo?
R.- Il prosecco!
D.- Una cosa stupida che non riesci di smettere di fare?
R.- Fumare.
D.- Il vero lusso è?
R.- Per me, addormentarmi abbracciata al mio cane.
D.- Progetti futuri?
R.- Continuare a scrivere romanzi.
D.- Chi inviteresti alla cena dei tuoi sogni?
R.- Checco Zalone.
D.- Se alzi gli occhi al cielo a cosa pensi?
R.- Che è sempre più blu, come canta Rino Gaetano.


P.S. - Grazie Anna per la simpatia e la disponibilità.

ALIAS

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ASSENZA DI VENTO di ANNA PONARA edizioni VOLTALACARTA EDITRICI - prezzo euro 12.

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