sabato 7 maggio 2011

SCATTI DI MONDO


La notizia della morte di Osama Bin Laden è ancora fresca (di ieri la conferma da parte di Al Qaeda che il leader del loro movimento è davvero caduto sotto la scure dell'America) e tra polemiche, dietrologie, complotti e schieramenti di pensiero contrastanti, arriva a Roma il ritratto sconvolgente della follia talebana che ha deturpato il volto bellissimo di Bibi Aisha (foto di Jodi Bieber, vincitrice dell'ultima edizione del World Press Photo) che, nonostante la menomazione estrema, conserva un'austera dignità e uno sguardo che ti scava dentro.
Guardandola non puoi non porti delle domande sulla natura dell'estremismo religioso che riesce a perdere la dimensione caritatevole dell'ascolto e della comprensione, per abbracciare la punizione e la vendetta.
Ho pensato al volto di Bibi e mi sono chiesto cosa penseranno tutte quelle donne europee che decidono di rifarsi il naso solo per pura vanità, davanti a una foto che non permette indifferenza o noia. Ho pensato al concetto di bellezza e di come questo concetto viene manipolato e quantificato per puro spirito edonistico, trattato come merce di scambio per una pace illusoria e un'accettazione del nostro involucro di carne sempre più instabile.
Il santo bisturi che ci rende tutti uguali. 
Maschere di solitudine e inadeguatezza.
Mostruose nella loro disuamana inutilità.

La mostra sarà visibile al Museo di Roma in Trastevere, fino al 22 maggio 2011.
Nelle foto si raccontano le conseguenze del terremoto di Haiti (foto di Oliver Laban-Mattei del 15-26 gennaio), le fiamme del vecchio mercato di Potau-Prince (foto di Riccardo Venturi del 18 gennaio), le insurrezioni antigoverantive del maggio tailandese (foto di Corentin Fohlen) o gli effetti devastanti dell'agente Orange sulla piccola Nguyen Thi Ly (foto di Ed Kashi).
Sono tutti pugni allo stomaco, schiaffi in piena faccia, colpi bassi. Dalla prima all'ultima foto si racconta un mondo, una storia, un destino.
Che si parli di natura, guerra, violenza, sport, arte e spettacolo, tutte le foto contribuiscono a creare un affresco storico degli eventi caldi del nostro tempo prossimo.
Pezzi di storia guardati, vissuti e fotografati da 56 fotografi di 23 diverse nazionalità, scelti e premiati tra tutte le foto inviate da 5847 fotografi professionisti di 125 diverse nazionalità.

Pensare a questi uomini che sfiorano il dolore senza voltare l'obiettivo, questi uomini che vi si immergono tutti interi nel dolore e sentono il puzzo del fumo, della carne che brucia, il suono del sangue che scorre, della paura che stilla come gocce di veleno da un alambicco; pensare a questi uomini (e donne) che camminano su quelle strade che noi vediamo solo alla tv, tra una televendita di materassi e un salotto di vip, dove un cecchino è pronto a sparare da un tetto sulla testa sudata di un passante...ecco, pensare a questi uomini forti e determinati mi fa sentire molto piccolo e inadeguato. Perchè noi stiamo bene attenti a non sporcarci mai le mani, tutti con il nostro gel igienizzante nello zaino...tutti presi da noi stessi non riusciamo a vedere oltre il nostro naso...noi...che il naso (anche se rifatto) ancora lo teniamo.
Noi...











Babel

3 commenti:

  1. avevo già visto alcune di queste foto, sono a dir poco sconvolgenti. quello che mi chiedo io è se la persona media le riesce a recepire in tutta la loro portata o se è talmente anestetizzata dalle falsità della TV da non pensare che siano vere. noi che abitiamo questo mondo di ovatta siamo ancora capaci dello sforzo di empatia necessaria a farci comprendere questi altri mondi? la foto di Haiti, con l'uomo che lancia il cadavere del bambino, è quella che mi fa stare più male.

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  2. puro spirito edonistico... riassume tutto il senso del discorso. le foto sono meravigliose, la terza, quella del cadavere lanciato come fosse immondizia è agghiacciante.

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