Ho già parlato di Melodia e altre storie in un post dove intervistavo Federica Gnomo, l'editor della Farnesi Editore. Oggi voglio scambiare due parole con il suo autore, Armando Maschini, per conoscerlo meglio.
Ciao, Armando. Com’è iniziato questo 2013?
Ciao, Carlo. L’anno che si è concluso è stato per me una
meravigliosa avventura, il nuovo è iniziato splendidamente e sta regalandomi
delle belle soddisfazioni.
Con il libro Melodia hai pubblicato le tue favole. Puoi
tirare un bilancio del tuo viaggio letterario fino a questo momento e dirci
cosa vuoi trasmettere con le tue storie?
Melodia e
altre storie, un sogno finalmente
realizzatosi, un percorso ben definito e supportato da una pregevole casa
Editrice e da una responsabile editoriale, Federica Gnomo, attenta e
coinvolgente.
Con le mie fiabe, ho cercato di trasmettere quella
sensibilità che riveste la mia persona. Amo definirmi un alieno tra gli alieni,
proprio per le mille sfaccettature che fanno da corollario al mio carattere, al
modo con cui guardo il mondo e soprattutto le persone che mi vivono accanto, ma
anche quelle che come meteore passano nella mia vita. Avevo un sogno, quello di riportare gli adulti incontro alla
fiaba, ci sono riuscito sai? Le centinaia di recensioni e ( mi vergogno nello
scriverlo) il grande successo di vendita, sono una evidente magnifica
attestazione. La sensibilità esiste ancora, era solo sopita, dormendo un lungo
inverno.
Fai molti incontri con i tuoi piccoli lettori. Ci puoi
raccontare qualche episodio buffo che ti è capitato in questi mesi?
Incontrare i piccoli lettori è una esperienza entusiasmante.
Sono ricchi di curiosità, fanno domande che a volte ti spiazzano, possedendo
quella sincerità che spesso manca agli adulti. Episodi buffi ne sono capitati
moltissimi. Bambini che ti abbracciano chiedendoti di andare a vivere a casa
loro, bambini che guardano il proprio papà e in piena presentazione dicono: “Vedi, tu non mi hai mai letto le fiabe, e neanche sai scrivere.” Ma anche bambini che ti lasciano basito
dicendoti: “Le favole non sono quelle che mi racconta la mia mamma, quando per
farmi stare buono promette di regalarmi la play-station e poi non lo fa mai, le
fiabe invece sono quelle che racconti tu, perché dicono la verità!”
Cosa ti ispira? Cerchi gli spunti delle tue
favole nella realtà quotidiana, o inventi mondi paralleli?
Sono un grande osservatore, ma soprattutto una spugna che
assorbe tutto quello che la vita offre. Nelle mie fiabe ci sono mondi veri,
messaggi veri, a volte anche situazioni dolorose, come nella fiaba “ Melodia”,
dove si racconta uno spaccato di vita vera: la malattia di una bambina di sei
anni, la disperazione che in un attimo ruba la serenità , la paura dei
genitori. Poi arrivo io, cercando di addolcire con messaggi pregni di magia
anche la fiaba- realtà più triste.
C’è ancora spazio per le fiabe?
Si, soprattutto oggi. Là fuori c’è un mondo che corre, dimenticandosi
che ogni tanto fa bene fermarsi andando incontro ai ricordi della nostra
infanzia, dove vivevano nonne attente e premurose, genitori più presenti, case
meno accoglienti ma rivestite di quel tepore che oggi non esiste più. La fiaba
è un viaggio a ritroso, un momento di sana riflessione, un incontro con la
parte magica della vita, un abbraccio d’amore per i nostri bambini.
Due o tre cose che ti hanno insegnato i bambini?
I bambini ti insegnano a non mentire, mai. Devi sempre essere
te stesso, sederti a terra e parlare con loro, ridere guardandoli negli occhi.
Scrutano il tuo volto e come dei vecchi saggi, decidono poi se premiarti. I
bambini sono la parte più bella della vita, sono il nostro futuro, un futuro
che va protetto con qualsiasi arma a nostra disposizione, perché no? Anche
raccontando loro ogni sera, una fiaba!
Stai scrivendo qualcosa di nuovo?
Sì, un romanzo lungo. Una sfida con me stesso, una nuova
prossima avventura con Farnesi Editore. Per scaramanzia e tu lo sai bene
essendo uno scrittore, meglio non anticipare nulla, però una cosa te la voglio
dire: “Non abbandonerò il mio particolare imprinting fiabesco!”
Hai scritto anche un racconto per il libro NON VOGLIO
VEDERE VERDE, insieme a tanti autori illustri. Parlaci di questo progetto.
Mamma mia che bella esperienza. Io scrittorucolo, insieme a
tutte queste personalità di spicco. La soddisfazione più grande è stata quella di poter
partecipare con un mio racconto ad un progetto benefico, per sensibilizzare e
fare conoscere ai lettori il famigerato Citomegalovirus che se contratto in
gravidanza può arrecare danni importanti al feto. Scrivere un racconto e
legarlo ad una ricetta culinaria è stata per me un’idea geniale per fare
apprezzare alcuni cibi a bambini inappetenti, e assolutamente contrari a
mangiare verdure. Insomma, un’altra bella occasione supportata dal marchio
Farnesi Editore.
Le piccole case editrici come la Farnesi…cosa possono
fare per gli autori esordienti?
Molto, possono fare molto. Personalmente per esperienza
diretta debbo dirti che il mio sodalizio con Farnesi si è rivelato vincente. Attenti,
accudenti, professionali. Non mi hanno mai fatto sentire “solo e abbandonato”.
Certamente l’esordiente deve scarpinare, dandosi da fare cento volte di più di
uno scrittore già conosciuto, con umiltà deve accettare consigli e non pensare
mai di essere “arrivato”, anche quando
è riuscito a vendere tanto e quanto uno scrittore, legato ad una
media-grande casa editrice. Amo definire Farnesi Editore “la mia seconda famiglia.”
Puoi descriverci la tua giornata tipo?
Alzataccia ad orario semi notturno, avendo scelto di vivere
un tantino lontano da Milano. Una lunga percorrenza sulla metropolitana
milanese, dove, haimè, osservo tutto e tutti, per giungere poi al mio ufficio,
ubicato in una grande struttura ospedaliera. Una giornata colma di impegni e di
contatti con i pazienti, occupandomi di Cromoterapia. Attraverso il colore
insegno a coloro che soffrono di
emicrania cronica quotidiana a rilassarsi ritrovando un briciolo di serenità, distaccandosi
dall’abuso quotidiano di farmaci.
Il colore per il sottoscritto è vita, avendo studiato Storia
dell’Arte e per anni insegnato educazione artistica, poi un cambio di direzione
ed eccomi qua, pendolare, ospedaliero e scrittore. Poi si torna a casa. Nel mio mondo dove ritrovo la
parte importante della mia esistenza,
mia moglie Angela e i miei figli, Jacopo, ventenne studente di Psicologia, e
Arianna, dolce bimba di dieci anni che dal papà ha preso tutta la sensibilità
esistente sulla faccia della terra.
Poi quando a tarda sera tutto tace, mi ritiro nel mio
studiolo e lascio che i pensieri prendano forma, scrivendo!
Scrivi pensando a un lettore-ideale o ti lasci andare
senza troppi limiti?
Carlo, quando scrivo non ho mai in mente a chi potrà piacere
un mio racconto, scrivo perché è una necessità atavica, debbo imprimere sulla
carta tutte le emozioni che un uomo come il sottoscritto prova quotidianamente.
Sono una fucina inesauribile di emozioni e non mi vergogno a dirti che la sera,
quando faccio un sunto della giornata, rivedendo volti, riascoltando voci
sofferenti, mi viene il magone. Forse sto invecchiando e inesorabilmente torno
bambino. Quel bambino che non ha mai smesso di esistere e che mi accomuna ad un
eterno Peter Pan. Scrivo sperando di emozionare sempre, che siano il piccolo
lettore oppure il nonno piegato in due dalla durezza della vita.
Scrivere è?
Un bisogno primario, come dormire, mangiare, fare all’amore,
custodire gelosamente i propri affetti, amicizie. Insomma vivere la vita nella
più totale completezza.
Una cosa che speri esista davvero?
Presenze buone accanto ad ognuno
di noi. Lievi e carezzevoli presenze pronte a sorreggerci quando smettiamo di
credere e di sperare. Sì, lo so, ho visioni utopistiche della vita (detto da
qualcuno) ma ne sono strafelice e orgogliosamente convinto!
Un personaggio dei fumetti che vorresti come amico?
Paperino. Brontolone come il sottoscritto, ma con un cuore
grande, immenso, sincero!
Il cattivo perfetto?
Colui o colei che provando invidia del successo di un altro,
con spietata crudeltà mettono in pratica ogni sorta di cattiveria, privi come
sono di insegnamenti e di speciali condivisioni. Sono un alieno te l’ho detto,
io faccio festa quando una persona è felice avendo raggiunto un sogno!
Caffè in cialda o moka?
Assolutamente moka, sempre.
Tre libri letti nel 2012 che consiglieresti a chi ti
legge?
James Patterson - La
cerimonia – Longanesi
Glen Cooper – L’ultimo giorno - Editrice Nord
Joyce Carol Oates - La ragazza tatuata - Mondadori
E aggiungo un quarto:
Armando Maschini - Melodia e altre storie _ Farnesi Editore J
Il tuo essere padre cosa ti ha insegnato?
A comprendere quanto sia bella la vita, se la guardi di
riflesso negli occhi dei tuoi figli. A badare a cose più importanti che a
stupide lotte di potere, a sperare sempre di riuscire a mantenere integro il
tuo personale universo famigliare, a sentirti perfettamente in grado di
sconfiggere ogni drago cattivo si presenti sulla tua strada, vivendo sempre
come fosse l’ultimo giorno della tua vita.
Mai rimandare a domani ciò che può essere fatto oggi!
Secondo te un gay o una lesbica sono dei potenziali genitori dannosi
per i propri figli?
Assolutamente no. La paternità e la maternità non è assoluta
prerogativa di una coppia etero. Anzi, guardandoti attorno scopri che esiste più solidità in
una famiglia gay piuttosto che in una tradizionale. L’amore nei riguardi di un
figlio non si misura attraverso la tendenza –gusto sessuale.
Un bambino ha bisogno di affetto, vero e profondo e se
questo gli viene dato da due mamme oppure da due papà, chi se ne frega! Ma ben
venga! Meglio due genitori gay innamorati
e attenti, accudenti, che due
genitori per la nostra morale bigotta, perfetti, ma che si ammazzano
quotidianamente di botte e parolacce, nelle proprie perfette quattro mura
domestiche. Carlo, scrivo fiabe ma ho i piedi ben piantati sulla terra!
Hai mai fatto una sorpresa a qualcuno?
A te in primis, accettando la tua meravigliosa intervista ,
visto che sei un bambinaccio a volte assai discolo, e poi adorando le sorprese,
ogni giorno è festa sia a casa che con gli amici.
Se la tua casa brucia cosa salvi?
Mia moglie e i miei figli, il resto si può sempre
riacquistare!
Un amico è?
Un profondo conoscitore del tuo animo, a lui confidi ogni
più piccola venatura del tuo “essere, sentire”. Un amico è un dono prezioso,
va custodito come un gioiello di inestimabile valore.
Il primo bacio…te lo ricordi?
Eccome, fu quello che ci scambiammo a sedici anni io e mia
moglie. Quello fu il primo vero bacio d’amore, tutti quelli che l’hanno
preceduto erano prove di trasmissione.
Cosa ti auguri di raggiungere nel prossimo futuro?
Mi reputo già tanto fortunato. Il 1 gennaio ho compiuto 50
anni, un traguardo importante che grazie a Dio, oppure ai miei genitori, non
dimostro e neppure sento. Anzi, credo che stia per iniziare una nuova entusiasmante
avventura, più ricca d’effetti speciali e di maturità in tutti i sensi, e che la
scrittura possa non abbandonarmi mai.
La favola preferita?
Potrò apparire banale ma senza ombra di dubbio: MELODIA. In
essa vi sono riposte tutte le speranze, quelle più importanti, quelle che auguro
ad ogni bambino nel mondo: riuscire a sconfiggere il “ Male” con qualunque
forma si presenti.
Guardi la tv e cosa?
Se guardo la televisione prediligo i programmi che parlano
di natura e ambiente. Se vado al cinema, film d’animazione e a teatro commedie
assolutamente rasserenanti.
Mi stanno antipatiche tutte quelle forme di prosopopea
giusto per dire: io sono un acculturato. Avendo magari dormito tutto il tempo!
Se alzi gli occhi e guardi il cielo…cosa vedi?
L’infinito e oltre!
Grazie per questa bellissima intervista.
***
Grazie a te, per la tua disponibilità e la tua simpatia.
Io un bambinaccio discolo? Ma quando mai?
In realtà sono un angioletto che ha perso la retta via...J