venerdì 2 novembre 2012

LA VITA NON E' MAI DECAFFEINATA

 
Io il mio Halloween l'ho passato in un modo un po' particolare.
Così particolare che per me, allergico a tutto quello che contempla travestimenti, balli, trombette, coriandoli e zucche, è stata una piccola rivoluzione.
Certo...non avevo programmato nulla.
La vita non si programma mai, intanto succede sempre qualcosa che ti sbaraglia le carte in gioco e allora?
Meglio improvvisare...muoversi a naso...seguire il vento.
Tutto mi sarei aspettato meno che trovarmi dentro un cimitero proprio il giorno di Halloween.
Tra tombe, loculi, volti che mi fissano dalle foto delle lapidi, date di arrivo e di partenza, fiori, tantissimi fiori, moltissimi-issimi-issimi fiori e un cielo pieno di nuvole che minacciano pioggia.
No, non me lo aspettavo.
Come non mi aspettavo di sentire freddo, di girarmi imbarazzato per nascondere le mie lacrime...no, non pensavo di bloccarmi come un'idiota nel momento delle condoglianze...perché io non so mai cosa dire e cosa fare e mi sembra tutto così inutile; ma poi lo so che non è così, lo so che una carezza aiuta, una parola aiuta, un saluto aiuta, una presenza aiuta.
Lo so.
Però ecco...io proprio non ci riesco.
Sono debole in questo.
Ho ascoltato le parole della messa.
Tutte...una per una...e mi sentivo male perché io non credevo a nessuna di quelle parole.
Nessuna.
Mi sono sentito solo...e so che sarò solo e che tutti lo saremo...prima o poi.
Anche se hai amato...be'...se hai amato un po' di luce la puoi vedere...e forse puoi anche sentire un po' di voci e una manciata di battiti di cuore...
Ma il mio Halloween inatteso...seppure crudele e doloroso...è stato il mio primo vero Halloween.
Quello che ti mette davanti al mistero della morte e ti fa sentire piccolo...senza scuse, maschere, stratagemmi...quello che ti spoglia e non sente ragioni, scuse o stupidi alibi...tutto scivola in una fossa e in quel buco ci sei tu...nella tua semplice maestosità.
Mai avrei pensato che per costruire un muretto di mattoni rossi ci volesse così tanto tempo.
Ho visto e seguito mattone dopo mattone i gesti del muratore, e ho contato i petali delle rose e le rughe sui volti delle persone e i buchi sulle pietre e i granelli di ghiaia sul viottolo e poi mi sono detto...ma tutto questo soffrire, incasinarsi, arrabattarsi per tenere botta, per trovare un lavoro, per pagare un mutuo, per crescere i figli...tutto questo andare avanti a cosa diavolo serve?
Poi mi sono ascoltato dentro e ho visto un piccolo seme...un seme pronto a germogliare...e ho capito che il viaggio è tutto prima.
Tutto.
Inutile scendere dalla macchina in corsa.
La paura ti fotte, lo so, ma bisogna continuare a fare le cose che ci sono da fare e sperare che al tuo appuntamento ci possa arrivare sereno e con la certezza di aver fatto tutto il possibile per essere felice.
 
Il possibile...e a volte...anche l'impossibile.
 
Un caffè con un amico aiuta a rendere il viaggio più piacevole.

2 commenti:

  1. Ho perso mia madre due anni fa, esattamente oggi. La morte ci mette davanti a molte contraddizioni della nostra vita. Certo, lottare per la felicità, qualsiasi cosa costi. Non avere rimpianti, tentare e ancora tentare. E amare. Appunto, prima...

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  2. Affrontare la morte ti concilia con la morte stessa. Chiudere gli occhi, negare, far finta di niente, non pensarci ... fa rimanere impauriti e persi. Quel seme che senti, coltivalo con amore perché è il primo piccolo passo verso una consapevolezza più grande. <3

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