martedì 4 giugno 2013

MA CHE PIACERE!


Mi ricordo che all'inizio guardavo con molta diffidenza il nuovo social-network dove tutti si iscrivevano con grande entusiasmo. 
A chi mi diceva: "Ma lo sai che così puoi rintracciare persone che non vedi da una vita... persino i tuoi vecchi compagni di scuola!", rispondevo: "E perché dovrei ritrovare delle persone di cui mi sono liberato anni fa?"
La mia risposta era ironica, provocatoria e solo in parte sincera.
È vero che non ho mai sentito l'impulso di andare a cercare i vecchi compagni di scuola su facebook: è una parte della mia vita che ricordo con molto poco piacere. Nessuna epica giovanile, nessun romanticismo, nessuna complicità goliardica... ma solo tanta noia, tanta pesantezza e tanto vuoto esistenziale. 
Per me sono stati un'accozzaglia di anni informi, anomali, dove non mi sentivo né carne né pesce, sospeso tra due mondi, in bilico tra maschere grottesche... perciò nulla di veramente memorabile, nulla da festeggiare con uno stupido amarcord in pizzeria. 
Quando incontro per caso un compagno delle superiori (quelli delle medie e delle elementari sono fantasmi lontanissimi... sbiaditi nella memoria) mi stupisco sempre nello scoprire che quelle entità fisiche esistono ancora nella realtà... e semmai esistono con mogli/mariti e figli a carico. Sorridono e mi presentano il/la consorte e tutti i figli (nomi, età, doti e aspirazioni) e poi mi dicono: "Non sei cambiato... ti trovo sempre uguale!"
Io sorrido imbarazzato. Loro sono cambiati - e anche parecchio - e anche io non sono da meno, nonostante le loro parole di circostanza. Quello che non appare fuori, scava buchi profondissimi dentro. 

Dopo anni di uso giornaliero del mezzo - alla fine mi lasciai corrompere dalla curiosità - posso dire che non ho ritrovato molti compagni di scuola (in realtà uno solo) ma, con mia grande sorpresa, ho ritrovato... quasi casualmente... degli amici persi nel vortice del tempo.
È difficile dire perché qualcuno sparisca dalla tua vita da un momento all'altro quando, fino a poche ore prima, ne impregnava ogni angolo con il suo odore e la sua presenza.
Sono deviazioni, lutti, perdite che capitano... a volte terribili, altre volte naturali... distacchi che ti rendono orfano o ti fortificano come mai avresti creduto possibile.

Poi, il tempo, lenisce le ferite. Pulisce, purifica e smussa gli angoli. Quello che ti appariva in un modo ti appare in un altro e scopri che non senti rabbia, rancore, odio o amarezza. Solo calma. Una calma quasi innaturale. Sei contento di parlarci ancora e ascolti con vero piacere le novità di una vita che un tempo ti apparteneva come l'aria che respiravi. 

Una volta di più ho imparato che il mezzo è sempre neutro... siamo noi a decidere il suo pH usandolo in modo saggio o in modo maldestro.

Bentrovati amici.

8 commenti:

  1. Quello che so è che io non ne ho cercato nemmeno uno, escluse le persone che fin dalle elementari continuo a frequentare. Invece mi ha cercata chiunque, perfino quelli che un tempo mi avevano riempita di insulti o che io ho trattato come pezze da piedi. Con qualcuno si parla, per altri sono semplicemente un numero in più tra i contatti. Ma non mi importa.
    Per la scuola... vale lo stesso grigiume che ricordi tu.

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  2. Allora non sono il solo a non vivere nel mito degli anni che furono .-)

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  3. Molto ingenuo sostenere che il mezzo sia neutro, dato che si parla di mezzi con caratteristiche molto precise che inevitabilmente condizionano la forma mentis degli individui e le modalità di relazione sociale, a prescindere dall'uso che se ne fa.
    Concetto già ampiamente chiarito da McLuhan e sintetizzato nella sua famosa massima "il medium è il messaggio".
    E' importante non sottovalutare le pericolosità di una tecnologia sempre più pervasiva, anche se apparentemente innocua.

    saluti

    stefano

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  4. Ho sempre pensato, ingenuamente, che è tutta una questione di misura. Nella vita, nell'amore, nell'amicizia, nel lavoro, nell'uso che si fa delle nuove tecnologie. Fb è chiaramente invasivo, persuasivo, conformante, deformante... ma non lo è più di tante altre cose. Il medium è il messaggio? Forse. Anzi, sicuramente. Dicono lo stesso della tv. Con modalità e procedure diverse. Io lo dico anche del telefonino, dei videogiochi, della sigaretta, del sesso virtuale, della droga, dell'alcol, della playstation, dei bar usati come parcheggi... quante cose ci invadono, limitano, condizionano? Fb è solo un aspetto di una realtà molto più complessa e sfuggevole. Io ci vivo dentro questa pozza di evasioni-prigioni... e la mia idea di purezza e libertà può essere anche romantica... ma quando mi basta un clic per risolvere un problema, la mia pigrizia esulta. Moderatamente.

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    1. Ps. per non parlare dei centri commerciali dove passeggiare la domenica con i figli e dei fast-food con delizie di plastica per calmare l'ansia di presenzialismo con un gadget colorato.

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  5. D'accordo con te, anche se alcune delle cose che hai elencato afferiscono in senso generale a quella che possiamo definire "esistenza commerciale" delle persone, segno inequivocabile e drammatico del nostro tempo. Tuttavia, nessun aspetto della modernità ha mai avuto l'impatto che stanno avendo le nuove tecnologie. Per capirlo basta riflettere sul ribaltamento della modalità di fare esperienza dell'essere umano: una volta si andava nel mondo per ottenere un'esperienza diretta delle cose; ora si sta in casa per ricevere il mondo tra le mura domestiche attraverso tv e internet. Non c'è più un'esperienza soggettiva del mondo, ma un'esperienza collettiva della rappresentazione del mondo fornita dai media, ergo, un'esperienza omologata di un mondo omologato. E la domanda da porsi dovrebbe essere: a che scopo?

    Per non parlare dei danni cognitivi dovuti a una prolungata esposizione mediatica: difficoltà a mantenere la concentrazione, assimilazione frammentaria dei contenuti, difficoltà a focalizzare l'attenzione, problemi di memoria, difficoltà con testi lunghi, information overloading ecc.

    Per me è ipocrita sostenere (come molti fanno) che nessuno ci obbliga a usare certi mezzi e che in definitiva siamo tutti liberi. Nel momento in cui un mezzo di comunicazione si rivolge e raggiunge centinaia di milioni di utenti crea per ciò stesso un evento cui non posso sottrarmi, pena l'emarginazione dalla società. Altro che neutrale. E' successo con la televisione, con il pc, con Internet, e ora il fenomeno sta crescendo in modo esponenziale con gli smart-phone e i social-media. Facebook ha un miliardo di utenti attivi. Ripeto, un miliardo. Non ci sono fenomeni precedenti la cui portata possa essere paragonata a questo.

    E il fatto che io abbia cognizione precisa di questi mezzi nonostante ne veda tutti i limiti e me ne tenga alla larga, dimostra quanto appena scritto. Non ti puoi sottrarre, non più di tanto. Perchè ormai è la lingua che parla il mondo, è moneta corrente, e anche se, come nel mio caso, si decide di non avere nemmeno un profilo personale su internet, non si è comunque al riparo. Durante il tempo libero, al lavoro, in banca, in palestra, al supermercato, ovunque, non si è mai al riparo. Perché con la loro pervasività le nuove tecnologie hanno completamente ridefinito i ritmi delle nostre giornate e rivoluzionato le modalità di organizzazione e relazione sociale, creando, di fatto, una società tecnocentrica in cui le persone, indebolite psicologicamente e fisicamente, si presentano come alimentatori biologici del dispositivo tecnologico.

    In origine la tecnologia era funzionale ai bisogni reali dell'uomo, ora è l'uomo ad essere funzionale ai bisogni dell'apparato tecnico-economico. Pensaci.

    stefano

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  6. Io ci penso, eccome caro Stefano. "Parlare" con te - lo so che non è come parlare dal vivo... nel mondo reale... ma concedimi questo scivolone poetico - è utile, importante e stimolante. Hai ragione. La tua logica è spiazzante. Ribadisco che, in questa melassa dove tutti siamo usati e usiamo, dove tutti seguiamo il flusso, dove la libertà di scelta è un'utopia, rimane sempre qualche aspetto positivo. Uno di questi vuoi sapere qual'è? La possibilità di confrontarmi con te, attraverso un blog, ok, ma pensi sia così diverso dalle lunghe lettere che scrivevo da ragazzino ai miei amici di penna (amici che spesso non ho mai incontrato nella realtà) per conoscere un mondo altro? Sarebbe bello partire sempre e mettere il naso nel mondo. Io ho pochissimo tempo (maledetto lavoro) e internet mi permette di sentire vicini gli amici lontani (sempre troppi e sempre troppo lontani) e mi permette, per assurdo, di non sentirmi isolato dentro il mio ritmo casa-lavoro-casa... per me è libertà, condizionata, controllata... ma libertà. Ps. il tutto usato con misura... come dicevo prima. Il piacere di un'esperienza diretta non si cambia con niente al mondo.

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  7. Capisco e in parte condivido. Del resto il blog ha una struttura comunicativa che consente scambi un po' più articolati, anche se accade raramente perchè nella maggior parte dei casi le persone non hanno nè il tempo nè l'attitudine all'approfondimento, ed entrambe le cose dipendono strettamente dai ritmi e dall'impostazione mentale impartita dai nuovi media e dalla tecnologia. Su questo non ho dubbi. Detto questo, la mia preoccupazione si rivolge particolarmente ai social-network più diffusi, che fanno della brevità, della semplificazione e della superficialità i loro tratti distintivi.

    Non pretendo certo di sapere quante lettere hai scritto e quanti amici di penna hai avuto, ma mi stupirei se il numero fosse paragonabile al numero di post che immagino tu abbia pubblicato negli anni sul blog e su facebook. Scrivere e ricevere una lettera era meraviglioso perchè c'era esclusività, si sceglievano i destinatari con cura, richiedeva più tempo, più attesa, più riflessione, era un gesto intimo, e diventava un evento emozionante e straordinario, seppur nella sua semplicità. Per come la vedo io, e fatti i dovuti rapporti, 1000 commenti su Fb 50 post su un blog non valgono una lettera a/di una persona cara.

    Un po' come i dischi o i film. Una volta era un evento averne uno tra le mani, e potevi essere certo che l'avresti completamente vissuto e assorbito, era davvero un'esperienza emotiva, culturale e di pensiero; ora, con tutto questo accesso ai contenuti, si consuma tutto ma si vive molto poco.


    Non voglio certo tornare ai tempi delle caverne, non fraintendermi, rifletto solo sulla qualità di certe fruizioni di massa e vorrei che il progresso si orientasse verso la qualità della vita e non solo verso il consumo e varie forme di controllo e condizionamento.

    Io ho 30 anni, tu forse qualcuno più di me, abbiamo entrambi memoria di un mondo meno artificiale e tecnologizzato, ma se penso ai bambini e ai ragazzini qualche preoccupazione si desta.

    Tu scrivi e ami i libri (come me), sono certo che ciò che ho detto in qualche modo risuona.

    Comunque, per quel che vale, il tuo è uno dei pochi blog che seguo.

    Alla prossima

    stefano

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