giovedì 26 aprile 2012

IL POTERE DELLA FANTASIA


Ho scritto questo articolo per il sito di IoScrittore.
  
Sono sempre stato un bambino calmo, riflessivo e chiuso in un mondo tutto suo.
Occhi verdi, capelli castani con un lungo ciuffo che cadeva sugli occhi, e un paio di occhiali con una montatura troppa grossa e scura che mi trasformava in un piccolo Albano. Disegnavo sempre con matite e colori il mondo fantastico che sognavo ad occhi aperti. Disegnavo di tutto. Illustrai il “Pinocchio” di Comencini con Nino Manfredi nei panni di Geppetto, catturato dalla storia e innamorato della Fata Turchina. Più tardi mi dedicai ai robot Japan e ai supereroi della Marvel. Successivamente mi cimentai in grandi disegni astratti che appendevo in camera o regalavo agli amici dei miei genitori, che mi guardavano sempre come un piccolo genio incompreso. Leggevo Topolino, Zagor, L’Uomo Ragno, i romanzi d’avventura di Conan e sognavo di diventare esattamente come LORO. Svegliarmi una mattina e ritrovarmi alto, muscoloso, con la vista a raggi X e la forza strepitosa di Superman. Non capitò mai. Continuai a indossare i miei occhiali spessi e i miei vestiti magri per andare a scuola.
Non alzavo mai gli occhi dal marciapiede, troppo timido per guardare il mondo in faccia.
Mia nonna mi osservava pensierosa e mi diceva: «Tu diventerai un architetto famoso. Disegni cose troppo belle per non creare qualcosa di grandioso!»
Mia mamma mi guardava e mi diceva: «Tu, figlio mio, sei così sensibile, che diventerai un chirurgo famoso. Curerai le persone malate e aiuterai i sofferenti con la tua scienza.»
Mio padre mi spiava mentre giocavo e mi diceva: «Tu diventerai un grande calciatore. Giocherai in serie A e ti sposerai con un’attrice bellissima.»
Io ascoltavo le loro profezie e pensavo che di costruire ponti, di curare la gente malata e di giocare a pallone per sposare un’attrice famosa non mi fregava nulla!
Io pensavo solo alle mie fantasie.
Scrivevo poesie, racconti, abbozzi di romanzi e lo facevo con la penna a biro e il quaderno a quadretti. Storie influenzate da fumetti, romanzi d’avventura e telefilm che vedevo in tv. Saghe famigliari impossibili e storie di orfane che cercavano un riscatto. Se ci penso ora mi nasce spontaneo un sorriso imbarazzato.
Per anni ho studiato, vissuto e cercato una strada che potessi sentire almeno un po’ mia.
Non sono diventato niente di tutto quello che sognavano i miei famigliari veggenti.
Ho continuato a disegnare e a scrivere nella solitudine della mia cameretta.
Il mio battesimo è arrivato con la prima edizione di Io Scrittore. Spedii una raccolta di racconti. Passai nei 200 e lì mi fermai. L’aspetto più emozionate fu mettere il mio “bambino” nelle mani di persone che non conoscevo. Attendere i loro giudizi e i loro voti. Immaginavo i miei lettori come appassionati di scrittura che sognavano le stesse cose che sognavo io e questo mi entusiasmava. Grazie al Torneo ho conosciuto delle persone stupende. Ci siamo confrontati, consolati e stimolati. Scrivere è un’attività così solitaria che spesso si perde il senso della cose che fai.
Per la seconda edizione ho scelto di partecipare con un romanzo scritto per l’occasione. Sono arrivato tra i primi 30 (non vi dico il pianto e l’emozione quando via internet ho scoperto in tempo reale che il mio “bambino” era arrivato in finale!) e ora sono uscito in versione ebook. Un piccolo, grande passo verso un sogno che sento sempre più fulgido e stimolante.
Sono in gara anche quest’anno. Non mi sento arrivato da nessuna parte e per questo ho deciso di mettermi in gioco ancora una volta. Sperando in lettori attenti, onesti e amanti delle parole scritte.
In me c’è ancora quel bambino occhialuto che sognava di diventare agile e potente come Peter Parker. Ho perso il ciuffo ribelle, non mi sono sposato con una velina e sono ingrassato.
Le mie ragnatele sono le storie che scrivo…sono loro che mi tirano su e mi salvano dal nemico: la noia e la rinuncia.
Credeteci.
Disegnate il vostro destino.
Io ci provo ancora.
Niente biro e quaderno a quadretti.
Il fedele computer e tutto un mondo da svelare.
Mia madre, mio padre e mia nonna hanno letto il mio libro.
Si sono emozionati e hanno capito perché perdessi tanto tempo chino sulla scrivania della mia cameretta.
Anche queste sono piccole rivoluzioni.

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