domenica 6 maggio 2012

UNA TRACCIA DEL MIO AMORE


Capita di inciampare in un romanzo che ti apre una ferita e ti fa sanguinare.
Capita che leggendo ti senta stranamente sfiorato da parole, frasi, concetti, immagini, sensazioni.
Capita che ci sia un'adesione miracolosa tra storie che non ti appartengono e la tua vita.
Succede di rado, ma può accadere.
Ho letto il romanzo di Douglas A. Martin spinto dalla curiosità.
Sono un fan dei R.E.M. e adoro Michael Stipe.
La sua voce, la sua musica, la sua luce.
Leggendo una recensione ho scoperto che UNA TRACCIA DEL MIO AMORE racconta la storia d'amore tormentata tra l'autore del libro e una famosa Rockstar.
Il nome non viene mai rivelato, ma è chiarissimo di chi si parla.
 È il 1992 e Douglas A. Martin ha solo 19 anni quando incontra Michael Stipe, allora trentaduenne leader dei R.E.M., in un locale di Athens, in Georgia, dove entrambi vivono. Uno studente universitario con seri problemi economici e una situazione famigliare catastrofica (un padre sparito nel nulla, un patrigno anonimo, una madre assente e una sorella ribelle) e un'icona della musica mondiale, sempre in viaggio per motivi di lavoro (è uscito l'anno prima Losing my Religion). Tra i due inizia una relazione che andrà avanti per quasi quattro anni, tra alti e bassi, tra partenze, silenzi, alberghi, letti con lenzuola pulite, amici e parenti al seguito del tour, solitudini e attimi di totale condivisione. 
Il romanzo racconta un amore ossessivo da parte di un ragazzo neanche ventenne che incontra il suo sogno e riesce a farlo diventare carne, sesso, presenza. La prosa è asciutta, a tratti lirica, spesso essenziale e tagliente. Si parla della paura più grande. Della fine. Del momento inesorabile degli addii. C'è una malinconia lacerante tra le pagine. La consapevolezza che siamo tutti di passaggio. Rubiamo un soffio di vita e poi, nel silenzio di un letto sfatto, spariamo dalla consuetudine giornaliera di qualcuno. Il dolore si tocca con mano. Si parla spesso di questa necessità quasi animale. Toccare il corpo dell'amato. Farsi invadere. Possedere.
Michael Stipe c'è tutto.
Anche se non c'è.
Il libro è reticente nel dire tutto quello che si può dire.
E nel dire così poco...dice tutto.
 Un libro che scivola come vetro sull'anima.
Non capisci neanche bene cosa stai leggendo.
Hai l'impressione di ascoltare le confidenze di un amico...o...forse...hai paura di ascoltare te stesso.


E quando la relazione finisce, così, com'è nata...senza un perché, resta la malinconia per qualcosa che si è definitivamente perduto. Che forse non è nemmeno l'amore, ma l'adolescenza (innocenza) che per quanto si lotti contro il passare del tempo, non tornerà mai più.


Una traccia del mio amore - Douglas A. Martin.
Edizioni Indiana.

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