Quando lavori in un ristorante ti possono capitare i clienti più strani.
Ci sono quelli simpatici veri, quelli simpatici finti (di solito eccessivamente gentili) quelli esigenti, quelli invadenti, quelli timidi, quelli cafoni, quelli curiosi, quelli stressati, quelli solitari, quelli chiassosi, quelli che sanno tutto loro e quelli scassa palle.
Quando in una sola persona convergono diverse caratteristiche, allora bisogna iniziare a temere.
Ieri mi è capitata una ragazza milanese sui 35 anni (o 28 portati male) in compagnia di 4 ragazzi, uno, alto e biondo, decisamente bello, era il suo adorato boyfriend (certi uomini sono proprio masochisti).
Ha iniziato a lamentarsi per averle assegnato un tavolo in sala e non uno in terrazza, anche se nella prenotazione non aveva segnalato nessuna preferenza; si è lamentata per la carta dei vini troppo commerciale: senza rendersi conto che in realtà c'erano diverse cantine e tutte con vini ottimi, ostinandosi a chiedere a un mio collega la ragione dell'assenza di una determinata cantina che, secondo lei, non era tra quelle più commerciali e sputtanate (peccato che la cantina in questione è, invece, tra le più commercializzate, spesso con offerte a prezzi stracciati, in tutte le catene di market dell'isola); si è lamentata per la mancanza di una cartina stradale della Sardegna all'interno del locale e, per chiudere in bellezza, quando mi sono avvicinato al tavolo per chiedere se gradivano un dessert o un caffè, mi ha chiesto: "Senta, avete per caso il creme-caramel sardo?"
"Cosa intende per creme-caramel sardo?" chiedo io. "Il creme-caramel è una ricetta internazionale che non si può definire sarda".
E lei, scuotendo la testa: "Si sbaglia, il creme-caramel sardo esiste. L'ho mangiato in un ristorante in Sardegna".
"Ah, be', allora è così che lo hanno proposto e venduto a lei, me le posso assicurare che al massimo si può parlare di una personalizzazione del dolce. Nella tradizione culinaria sarda il creme -caramel semplicemente non esiste. Sarebbe come chiedere il tiramisù o la panna cotta sarda. Per assurdo, allora, una seadas cucinata in Ungheria diventerebbe una seadas ungherese. Capisce cosa voglio dire?"
La ragazza non ha ribattuto e ha deviato l'argomento sulla carta dei dolci.
Gli amici, poi, ordinando i dessert, hanno chiesto, per ironizzare un po' sulla gaffe dell'amica, un tiramisù sardo e un sorbetto sardo.
Ho sorriso e ho servito i dolci come sempre.
A volte, sentendo certe cretinate, mi dico che le persone, prima di parlare, dovrebbero accendere il cervello, soprattuto se vuoi incarnare a tutti i costi il ruolo della perfettina che sa tutto lei, scivolando come una sciocca su una buccia di banana...ovviamente sarda!
C.D.
al di là delle considerazioni su dove sarebbe stato più opportuno infilarle il creme caramel sardo, ciò che mi lascia veramente basita è che una tizia così viaggiasse in compagnia di tre uomini. non ho mai capito come fanno certi soggetti a catalizzare l'interesse, a meno che i suoi accompagnatori non siano, come dici tu, masochisti.
RispondiElimina.. che cretina, e poi dicono che sono i sardi ignoranti! :)
RispondiEliminaAh sì queste persone che pensano di fare la figura delle "intenditrici" su tutto e non si rendono conto che invece appaiono solo ridicole :)
RispondiEliminaIo volere seadas ungherese :p
RispondiEliminaE chi lo dice, caro anonimo, che sono i sardi gli ignoranti? Si può generalizzare in questo modo dicendo che un'intera regione è ignorante? mah,...carlo.
RispondiEliminaIo ho fatto solo una stagione, tra l'altro in Sardegna, ma ancora ricordo assurdità tali che mi bastano per la vita. Non che nel negozio sopra al laboratorio dove sono rinchiusa non ne arrivino. Sapientone, rimbambite, cafone e piene di sè. Per fortuna io non ho più niente a che fare con loro, perché a volte fatico a trattenermi. Dopo i quaranta ho il "vaffa" facile... ;)
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