giovedì 28 novembre 2013

IL CONTROCANTO


Le immagini della distruzione hanno invaso le nostre case e i nostri occhi per giorni. 
Abbiamo sentito opinionisti, inviati, giornalisti, geologi, cittadini, politici, volontari... non ci siamo risparmiati niente. Storie piccole e grandi... salvataggi... gesti eroici... paura e vigliaccheria... resistenza e rabbia...
Sì, proprio nulla è stato risparmiato alle nostre orecchie e per giorni mi sono sentito perso, arrabbiato, confuso, impotente... complice la febbre che ha piegato le mie gambe e la mia capacità di reazione.
Ho fatto quello che potevo comprando cibo a lunga conservazione, caricandolo in macchina e portandolo al centro di raccolta insieme a cuscini, coperte, lenzuola.
La mobilitazione è stata enorme. Tutti hanno cercato di dare il loro contributo per aiutare le zone alluvionate. 
E poco importa se c'è anche chi ha svuotato le cantine o chi ha esercitato la sua vena umoristica portando al centro di raccolta dei costumi da bagno e dei costumi di carnevale. Non c'è mai limite al peggio, diceva qualcuno.





Spero che spente le luci folgoranti della ribalta... tutto non svanisca nel buio e nella dimenticanza. 
Facile parlare del caso del momento quando ancora sono calde le lacrime e forte è l'indignazione.
Ora bisogna ricostruire... e sarebbe giusto rivedere le regole con cui si rendono abitabili e condonabili edifici pericolosi o costruiti in zone paludose. 
Se cementifichi un ruscello e ci costruisci sopra... ecco... non stupiamoci se poi la natura si riprende quello che le è stato sottratto con la forza.
Ci vorrebbe più coraggio e più amore per il nostro territorio. Rispettare davvero la morfologia e la geologia della nostra terra. 
Ma si sa... i soldi facili sono profumatissimi... e nascondono l'odore pungente della merda con abile furbizia.
E mica ci crediamo all'evento millenario.
E no... non ci crediamo mica alla sfiga e al destino scritto nelle stelle.
Guardate le mappe... lì c'è già tutto.





Se provassimo tutti a rispettare l'ambiente, forse le cose funzionerebbero meglio. 
Perché solo qui - e con qui parlo dell'Italia dei furbetti del quartierino - l'abuso è premiato e condonato.
E se vediamo mostri di cemento nei posti più impensabili... se vediamo case orribili costruite fuori dalle regole... se vediamo una cantina senza finestre con l'abitabilità e pensiamo che tutto questo sia normale... be', allora siamo tutti complici dello scempio generale. 







Sono i particolari che mi emozionano. 
Una foto ritrovata nel fango dopo averla cercata per mesi.
Un cane che aspetta il ritorno del padrone.
Un libro gonfio con una dedica appena leggibile.
Una vecchietta che ti chiede se vuoi un pezzo del suo panino.
Un piatto di pasta condiviso con un ragazzo che non vedrai mai più.
Una pala e un sorriso inatteso.
Un orsetto di pezza senza un occhio.
C'è poesia anche nel vuoto e nella disperazione.
C'è... alla faccia di tutte le parole inutili che ho sentito in questi giorni di emergenza.

Le foto - bellissime e dolorosissime - sono di Stefano Sciretti.

13 commenti:

  1. Bravo... sempre intelligente pungente lucido e tenero allo stesso tempo... ti leggo sempre con piacere

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    1. Grazie caro anonimo... :-)
      Uno sputo in cielo anche per te.

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  2. Ne approfitto x farti i complimenti x il libro, letto tutto d un fiato, molto piacevole! ;-) ps anonima Prego!

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    1. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    2. Grazie anonima per le belle parole.
      Se non ti ho annoiato... questo è un grandissimo risultato.
      Uno sputo in cielo anche per te. :-)

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  3. ....... non ho più parole,sono stata toccata,forse più nel profondo perche quelle vie le ho percorse.... <3 grazie Carlo

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    1. Verissimo. Gli uomini, invece, tendono a dimenticare molto velocemente.

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  5. Quando l'evento eccezionale si ripete tutti gli anni, in qualche luogo d'Italia, forse dovremmo rivedere la definizione. Però è bello che le persone abbiano, come te, voglia di riempirsi le braccia di quelle cose - che di solito diamo per scontate - per portarle a chi in quel momento non ha più nulla. Si sente, in quei momenti, di avere ancora un'anima. (Anonimo, ma Elena)

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    1. Ciao Elena. Sì, credo che troppo spesso si usino parolone fuori luogo per definire avvenimenti che in realtà hanno nomi molto più semplici. Vedi degrado, lottizzazione selvaggia, interessi economici, indifferenza e cecità politica e sociale.

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