lunedì 17 febbraio 2014

LA STELLA DI PIETRA di MARCO BUTICCHI


Il mio incontro con lo scrittore Marco Buticchi è stato intenso e particolare.
Quando ho ricevuto la telefonata di Elia e, con voce sorniona, mi ha chiesto se mi andava di presentare l'ultimo libro di Buticchi, sono stato vittima di un attimo di sano terrore. 
Conoscevo l'autore ovviamente, ma della sua opera non avevo letto una sola riga. 
Elia mi dice, passa a prendere il libro, lo leggi e poi decidi. E così ho fatto: ho preso il libro, sono tornato a casa, mi sono seduto e ho iniziato a leggere. Già a pagina 30 la trappola era scattata e io, come un bel topolino grassoccio che ambisce al pezzo di formaggio, potevo solo arrendermi alla magia della storia. 
Richiamo Elia e accetto la sfida. Perché per me è stata subito una sfida: fare la prima presentazione da "presentatore" (mi sento molto Baudo e la Clerici in questo momento!) con un autore che non conosco e con un genere che non è tra i miei preferiti, beh... caspita, se non è una sfida questa, forse lo può essere solo una lotta a mani nude contro tre Samurai armati fino ai denti!
Ho letto il romanzo e ho preso appunti, ho fatto ricerche su internet per scoprire ancora più cose su tanti argomenti che venivano toccati nella storia e, così facendo, l'immersione nel mondo di Michelangelo Buonarroti è stata ancora più ricca e profonda; così come è stata avvolgente e angosciante la lettura della parte ambientata nella seconda metà degli anni '80. E quindi le Brigate Rosse, il rapimento e l'uccisione di Aldo Moro, l'omicidio del professore Ezio Tarantelli a La Sapienza di Roma, il lodo Moro, i dubbi, i misteri, le connivenze con i servizi segreti, deviati o meno... quante cose ancora non conosciamo di quella brutta storia? Quante zone d'ombra continuano a nascondere la luce e la verità? 

Marco Buticchi racconta e immagina una storia, lo fa basandosi su documenti reali, storici (che inserisce alla fine del volume) ma come ogni bravo romanziere - o scrittore di romanzi d'avventura - imbastisce una sua idea, una sua teoria che parte dalle statue e i dipinti di Michelangelo, per arrivare al cuore nero di un Italia ferita, dolorante e in stato d'assedio. 
Non vi racconto nulla della trama. Rivelerei cose che si devono scoprire solo leggendo il libro. Posso solo dire che ho amato in modo particolare la parte dedicata al Rinascimento e alle gesta di un genio eccelso come Michelangelo. La parte "moderna", invece, ha risvegliato in me ricordi e sensazioni che avevo rimosso. Quando Moro fu rapito avevo 10 anni, e quella mattina appendevo il mio cappotto negli attaccapanni lungo il corridoio della mia scuola elementare di San Giuseppe. 
Mi ricordo la maestra che arrivò con le lacrime agli occhi e parlando con una collega disse: "Hanno rapito Moro, mio Dio!". Io sapevo chi era Moro, sapevo che era un uomo importante e che governava l'Italia. Lo vedevo alla TV, a volte, durante la cena, mentre i miei guardavano il tg. Quel giorno mi sembrò quasi, guardando la paura e il dolore negli occhi della mia maestra - sempre composta, elegante e sorridente - che dei diavoli rossi avessero osato rapire Padre Pio: un'ipotesi impossibile da immaginare o da pensare. Un'ipotesi assurda.

L'incontro in libreria è andato bene. Non mi sono bloccato davanti alla gente e sono riuscito a portare avanti la presentazione senza problemi, anche grazie a un autore con una grande capacità di raccontare storie e aneddoti. 
Il pubblico ascoltava con interesse e non ho mai avuto la sensazione che quell'attenzione calasse o si perdesse.
L'indomani, sempre con lo staff della libreria Cyrano, abbiamo incontrato i detenuti del carcere di Alghero.
Anche questa esperienza è stata molto forte e ricca di belle sfumature. Marco Buticchi, particolarmente sensibile e vicino alle problematiche del carcere, ha parlato di scrittura, di fantasia e di storia... e i detenuti hanno ascoltato, hanno fatto domande, tutti curiosi e vogliosi di capire qualcosa di più. In una biblioteca con 6 mila volumi, un palco e uno schermo per proiettare i film... e loro, i loro volti, i loro sorrisi, la loro voglia di entrare in contatto con il mondo di fuori. Tutto molto forte e intenso. Alla fine dell'incontro, tutti, nessuno escluso, si sono avvicinati e ci hanno stretto la mano sorridendo. Molti giovani... mi ricordo due volti in particolare. Un ragazzo rumeno che si sta per laureare in Economia e ha posto diverse domande allo scrittore - ci è scappata quasi una promessa di assunzione nello stabilimento balneare di Buticchi - , e un ragazzo con dei profondi occhi scuri che ha taciuto per tutta la presentazione, ma si è avvicinato alla fine dell'incontro per salutarci e dirci: "Grazie di essere venuti!" 
Ci siamo sfiorati soltanto per un'ora con tutte quelle facce e quelle storie... ma per il sottoscritto - e non solo -  è stata un'ora unica, speciale.

Grazie a Elia che mi ha voluto sfidare.
Grazie a Marco Buticchi che mi ha regalato il piacere e la gioia di conoscerlo e presentarlo.
Grazie a chi è venuto ad ascoltarci.
Grazie ai ragazzi del carcere di Alghero e la direttrice.
Grazie al sole che ci ha baciato in fronte.

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