venerdì 23 marzo 2012

MAGNIFICA PRESENZA


Ho un debole per il cinema di Ferzan Ozpetek.
Quando esce un suo nuovo film corro sempre a vederlo.
Alcune sue pellicole rimangono tra i film più belli che ho visto nella mia vita.
Vedi LE FATE IGNORANTI e IL BAGNO TURCO.
Il rituale è stato rispettato anche ieri sera con la nuova creatura appena arrivata nelle sale.
Dopo la visione del trailer in TV le antenne non hanno iniziato a vibrare come mi succede di solito.
Colpa del montaggio poco incisivo e interessante del trailer?




L'idea di un aspirante attore (Pietro) che arriva dalla sud per cercare fortuna e con l'aiuto della cugina (una travolgente Paola Minaccioni) trova una vecchia casa a un prezzo incredibile al centro di Roma, è già un inizio curioso e straniante conoscendo il mercato immobiliare della Capitale.
Cosa nasconde quella casa? Perché la precedente inquilina sembra terrorizzata quando, durante il sopralluogo di Pietro con la cugina per vedere la casa, passa a ritirare tutta agitata le sue cose?
Pietro è un ragazzo metodico, ossessionato dall'ordine, leggermente stralunato. Lavora in una pasticceria di notte e prepara cornetti. Parla a i suoi colleghi extra-comunitari che non gli rispondono mai. Vive nel ricordo di un ragazzo che ha incontrato anni prima. Lo tempesta di messaggi, regali, inviti. Non vede l'ora che possa visitare la nuova casa. Pietro è gay. Un tema ricorrente nel cinema di Ferzan. Ma tolta la meravigliosa scena dell'invito a cena del suo amato e qualche sguardo incuriosito con un vicino di casa, tutto resta ai margini della narrazione.
Lo dice lo stesso Pietro alla cugina: "Non riesco a essere gay, figurati se riesco a essere eterosessuale!".
Pietro inizia a pulire la casa, sistemarla e decorarla.
E' felice. Quasi stenta a credere che quella vecchia casa degli anni '30 sia tutta a sua disposizione.
Il sogno si infragerò presto.
Già durante la prima notte scopre il motivo del prezzo così basso dell'affitto.
La casa non è vuota.
E' occupata da una compagnia teatrale di 8 elementi.
Sono prigionieri in quella casa.
Sono fantasmi...ma non sanno di esserlo.
Un omaggio a Pirandello e ai suoi "Sei personaggi in cerca d'autore".
Pietro all'inzio si spaventa, cerca di reagire, poi, lentamente, prende confidenza con le nuove presenze e un certo senso si fa adottare da quella strana famiglia allargata per vincere la solitudine e l'ermaginazione.
Ecco un altro tema del cinema di Ferzan: la famiglia formata dagli amici e le persone care, e non sempre dai famigliari; la condivisione di uno spazio e un sogno, la complicità.
Anche raccontando il rapporto tra Pietro e i fantasmi ci sono momenti intensi e delicati.
I consigli degli attori per il provino di Pietro (una delle scene più belle!) e la scena dove lo scrittore della compagnia spia Pietro nel sonno e lo annusa incuriosito.
Il film scorre seguendo mille stimoli e hai la netta impressione che qualcosa non torni.
Personalmente ho trovato "distraenti" i volti di Margherita Buy e Beppe Fiorello.
Avrei preferito dei volti meno noti per rendere l'empatia più completa.
La prima me la immaginavo nei suoi ruoli moderni, nervosi e problematici, e non riuscivo ad digerire l'immagine dell'attrice anni '30 con i capelli biondi e un elegante vestito di lamè.
Il secondo lo rivedevo nelle tante fiction e nelle tante comparsate televisive.
Forse è un mio limite...ma in qualche modo la loro presenza strideva ed era poco magnifica (non per la qualità della recitazione...ma per la centratura fisica con il personaggio messo in scena).
Idem per l'apparizione di Drusilla Foer.
Troppo televisiva e stereotipata per non suonare falsa.
Un'altra scena che mi ha lasciato più di un dubbio è l'antro dove una folta schiera di trans (vedi laboratori clandestini cinesi) lavora china sulle macchine da cucire producendo cappelli per la Badessa, interpretata da un altro personaggio televisivo: Platinette.
La Badessa aiuterà Pietro a rintracciare l'attrice che gli attori prigionieri nella sua casa gli chiedono di trovare con insistenza, e da questo incontro con l'anziana attice della compagnia (interpretata da Anna Proclemer) nascerà lo svelamento del mistero.


Bella la scena finale.
Poetica ed evocativa...ma scarsamente sfruttata dal regista.
Insomma, il film di Ferzan è ambizioso e complesso, ma si perde in una miriade di spunti narrativi che non porta mai a un reale compimento.
L'emozione manca.
Esci dal cinema pieno...ma non sazio.
Come se qualcosa non ti fosse stato detto.
Come se un segreto si nascondesse ancora tra le scene tagliate dal regista.
Un film comunque da vedere, gustare e centellinare, in attesa di pellicole più dense ed emozionati.


ALIAS

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