mercoledì 1 gennaio 2014

QUELLO CHE NON SI DICE


Non si può dire tutto quello che ti passa per la testa; non si può fare perché rischieresti di aprire delle porte che è sempre meglio lasciare chiuse. Le mie porte non sono aperte o chiuse, le mie porte sono semplicemente socchiuse. Dalla fessura passa una lama di luce che si allunga come un sentiero luminoso su un pavimento scuro, pieno di briciole. Io cerco di raccoglierle, di mettere ordine, ma le briciole si moltiplicano davanti ai miei occhi e io non posso fare altro che arrendermi. 
Inutile cercare un pezzo di pane per riempire il vuoto delle tre del mattino. Inutile ignorare i botti nel cielo e gli schiamazzi della gente che passa sotto la finestra. 
Io sono contorto, sfuggevole, fondamentalmente un infelice cronico: ho perso il sentiero della gioia da molto tempo e arranco in una vita che non mi piace più. 
Questa è la verità. Forse una verità condivisa da molte persone.
La mia maschera allegra perde pezzi e sempre più spesso il nero viene fuori, sbircia il mondo da dietro un sorriso tirato. Mi spaventano molte cose e guardandomi intorno ho l'impressione di non farcela... di non avere le forze e l'inventiva per salvarmi la pelle.
Ho sperato nella scrittura. Ho pubblicato un libro... eppure mi sento vuoto lo stesso. Anzi, peggio... mi vivo come uno scrittore mediocre e mi perdo tra le pagine bianche senza osare nuove storie. 
Ho fatto un altro buco nell'acqua. 
Ho pensato che potesse essere la mia salvezza... la mia porta spalancata sul mondo e invece... ho solo chiuso qualche battente e permesso al buio di invadere le mie stanze.
C'è una storia scritta nei geni e spesso mi chiedo quale condanna penda sulla mia povera stirpe. 

Ieri notte ho pianto come un idiota.
Duro da dire... da scrivere. Me ne pentirò sicuramente... già lo so.
Ma sono stanco di facciate malmesse. 
Stanco di fingere.
Il mio inizio anno è stato questo... crudo ed essenziale... una stanza piena di briciole e nessun passerotto sul filo del bucato che sentisse la voglia vera di un po' di musica.

Le note taciono e il cuscino ascolta i miei sogni turbolenti.

Buon anno... gente.

6 commenti:

  1. Carlo, sei unico e speciale. Solo l'onestà e la chiarezza tersa di questo scritto bastano a renderti un vincente. Il tuo libro *è* un successo, personale e di pubblico. Hai sfidato te stesso, e hai vinto. Gioca ancora!

    Amati, per come sei. A tutti noi le vite altrui sembrano più belle, più piene, più soddisfacenti. Ma camminiamo tutti in equilibrio sullo stesso filo del bucato. L'importante è, tra mille acrobazie, non dimenticarsi di continuare ad aspettarlo, quel passerotto. E non perdersi, quando arriva, la gioia di vederlo.

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  2. Leggendole, quelle parole mi sembravano scritte da me, talmente le sentivo dentro. Ci aspettiamo sempre tanto da noi stessi e allo stesso tempo ci sembra di non essere capaci di vivere con soddisfazione la vita che viviamo. Forse siamo destinati alla convivenza con il nero che abbiamo dentro, accettare la nostra umanità, i nostri momenti di solitudine, il nostro modo di essere, per riuscire a ritrovare la serenità e vivere i rari istanti felici che ci sono concessi.

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  3. Carlo ti conosco solo perché ho letto il tuo libro e leggo i tuoi post su fb.. certo la solitudine e l insoddisfazione sono delle brutte bestie ma tu hai amici e famiglia e talento e voglia di fare e conoscere cose nuove, nn arrenderti!! :-D

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  4. Non puoi essere un poeta se sei felice e soddisfatto di te stesso. Elena

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  5. c'è sempre quella spinta che ti fa fare quel saltello in avanti.. trova il bello dove il bello esiste :) un abbraccio da una della tua povera stirpe ;)

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