Per un autore i personaggi delle storie che scrive non sono semplici creature di fantasia relegate in un mondo di carta e inchiostro, ma incarnano qualcosa di molto più ricco e complesso.
Sono pensati, creati, costruiti rubando caratteristiche e ricordi a persone che si amano o si sono amate in passato - oppure odiate... nelle storie ci sono anche personaggi poco raccomandabili -, oppure si tende a saccheggiare il baule delle cose lette, viste o scoperte da quando parli, leggi o guardi la TV.
Una miriade di informazioni che si sono accavallate nella tua testa e vengono fuori quando meno te lo aspetti. In letteratura si chiamano "plagi" oppure "citazioni", "omaggi".
I plagi non sono sempre volontari.
Tu mica puoi ricordarti che in una puntata di un telefilm visto all'età di sette anni c'era proprio quel particolare che hai inserito nel tuo romanzo.
Quella cosa c'è, ma tu, molto semplicemente, ignori di averla archiviata nel tuo database personale.
A volte ti rivela il misfatto un lettore quando durante una presentazione ti domanda: "Ma in quella scena volevi omaggiare la serie televisiva "Le isole perdute", vero?"
La tua faccia da ebete spiegherebbe molte più cose del tuo vago tentativo di parlare delle influenze artistiche in modo mooooolto generico per deviare la domanda. Ma il lettore insiste e persiste e tu, ancora più ebete, ascolti un'interpretazione della tua storia a te completamente ignota. A volte persino più figa, ricca e articolata di quella che hai pensato tu nella tua umile testolina. Perché spesso si procede per istinto... si segue un ritmo, un'idea senza pensarci troppo, assecondando un impulso creativo indomabile. Le interpretazioni le lascio a chi mi legge.
Ecco qual'è il guaio: i personaggi ti tengono compagnia per mesi - a volte per anni - e sono più presenti di amici, mogli e parenti.Ci sono in piena notte quando ti alzi dal letto per buttare giù alcune idee. Ci sono la mattina appena ti alzi e ci sono anche quando lavori e dovresti rendere in un altro senso. Servi ai tavoli di un ristorante e nel cervello di riserva - io lo chiamo così - pensi ancora alla storia che stai cercando di scrivere. I personaggi ti parlano sempre. Invadono i sogni e si modellano lentamente, occupando spazi e tempo libero.
Poi, dopo mesi o anni, quando "chiudi" una storia, ti capita di soffrire di depressione per abbandono o per distacco coatto. O almeno ci provi a staccare la spina... a pensare ad altro, ma loro mordono ancora e pretendono attenzioni. In realtà non li cancelli mai, anche quando passi a un'altra storia e il tuo condominio mentale si affolla di altre presenze, loro si siedono ancora alla tua tavola e bevono il caffè in tua compagnia, ridendo delle tue occhiaie e dei tuoi scazzi creativi.
"Se ci sei riuscito con noi puoi farcela con qualsiasi personaggio. Fidati." Me lo dicono con il sorriso... per sfottermi e farmi coraggio.
Il mio consiglio è imparare a conviverci anche nei momenti più duri... quando vorresti tutto meno che una banda chiassosa di fantasmi che continua a chiederti se hai messo la moka sul fuoco.
A volte, quando passeggio per Alghero, mi capita di vedere Dumas. Lo vedo chiaramente con la sua Minolta a tracolla che inquadra scorci cittadini per evocare Dora, la donna amata. E mi succede la stessa cosa con altri personaggi. Vedi Danette e Denis. Ma anche con creature che non avete ancora avuto modo di incontrare perché vivono ancora rinchiusi nella mia testa e nel mio computer.
Tra non molto dovrebbe uscire il mio nuovo romanzo. Si parla del mese di marzo e io ci spero tanto. Un'altra corsa folle che non so esattamente dove mi porterà.
Altre facce, altre storie e altri fantasmi da dare in pasto ai lettori.
Vi devo confidare un segreto: Io non vedo l'ora che accada per sentirmi più leggero e fare spazio ai nuovi arrivi.
P.S. - Ah... non ho parlato del grande divertimento e la grande gioia che si prova quando si inventano storie e personaggi. Ma di questo potrei parlare in un altro post, sempre che i fantasmi non si montino troppo la testa e inizino a pretendere l'impossibile. :-)
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