Questo Natale la letterina è arrivata a me.
Quando succede resto sempre immobile e incredulo davanti alla cassetta della posta: abituati come siamo alle email, quando qualcuno ci scrive una cartolina o una lettera, ci sorprendiamo per un gesto che solo pochi anni fa era la norma assoluta.
Quante lettere ho scritto, se ci penso... chilometri e chilometri di parole per raggiungere amici lontani. Attese infinite per leggere la risposta. Ora invece è tutto rapido e leggermente più freddo di allora. Ma sono i tempi che avanzano e dobbiamo adeguarci. Come gli auguri con il cellulare o su whatsapp. Velocità ed efficienza... riduzione dei tempi morti e delle attese. Chi ci rimette è il desiderio. Si desidera molto meno perché si ottiene tutto molto più velocemente e comodamente.
Ma bando alle ciance nostalgiche... parlavo della letterina che mi è arrivata per Natale. Mi ha scritto Daniele, un detenuto del carcere di massima sicurezza di Nuchis. Un alunno del corso di scrittura creativa. Anzi, un ex-alunno. Ormai è da un po' che non frequenta. Io gli avevo scritto una lettera nel mese di maggio e lui, con calma, mi ha risposto a dicembre (vedi alla voce "attesa" e "desiderio"),
La letterina l'ho trovata lunedì mattina, mentre uscivo di casa per recarmi proprio in carcere per la lezione settimanale. Inutile dirvi che mi sono emozionato e ho letto quelle parole seduto in macchina... confuso e felice (alla Consoli!).
Da quando sono rientrato nel progetto, dopo la pausa estiva per i miei impegni con il ristorante, non ci siamo ancora incontrati. I primi giorni ho chiesto notizie al suo compagno di cella e sono venuto a sapere con grande dispiacere che non stava passando un bel momento. La letterina mi ha confermato la notizia.
Daniele ha perso la madre durante l'estate, anzi, "l'adorata madre", come scrive lui con la sua grafia pulita e ordinata, e non riesce ancora a superare il dispiacere per non essere stato presente al suo funerale per l'ultimo saluto (permesso negato).
Mi ha confidato che sta cercando di reagire per il bene di sua moglie e dei suoi 4 figli. Leggo e mi emoziono. Usa parole desuete per testimoniarmi il suo affetto e io non posso fare a meno di chiedermi com'è strana la vita. Quanti pianeti lontani dal tuo piccolo mondo ti fa incontrare. Scie luminose che alterano la percezione della realtà. Tocchi di magia... a volte amari... a volte dolcissimi.
Ho fatto il viaggio verso il carcere sperando di vederlo. Volevo ringraziarlo, incoraggiarlo, semplicemente abbracciarlo.
Quando siamo arrivati con il collega davanti al cancello abbiamo scoperto che quel giorno il carcere era tutto in tumulto per la visita del vescovo di Tempio e per l'inaugurazione della ludoteca. Uno spazio creato e voluto per accogliere i figli dei detenuti durante gli orari dei colloqui. Siamo entrati con altri educatori per capire come sarebbe andato quel pomeriggio e abbiamo incontrato due alunni del nostro corso che studiavano nelle aule scolastiche - uno di questi era il compagno di cella di Daniele a cui ho chiesto subito notizie, avvisandolo di aver ricevuto la lettera - e dopo qualche minuto ci siamo spostati in una zona interdetta ai carcerati per motivi di sicurezza per assistere all'inaugurazione della nuova ala, tutta dipinta da una squadra di detenuti, chiamati dagli altri "Quelli della Disney", con appunto tutti i personaggi di Walt Disney e qualche concessione ai Simpson e ad altri cartoon famosi.
Una lunga fila di pareti coloratissime con tanti personaggi fantastici - c'era pure Peppa Pig - che non possono non incantare i più piccoli. E poi giochi, palloni, piccoli banchi scolastici tutti rossi, tappetini musicali, strumenti vari... davvero un piccolo parco dei divertimenti. Il vescovo ha benedetto quel piccolo paradiso colorato in mezzo al cemento e al filo spinato e tutte le autorità hanno speso belle parole per un progetto che vuole includere e non escludere. Avvicinare e non allontanare.
Io e il collega ci siamo risparmiati la messa dopo l'inaugurazione e siamo invece tornati nelle aule per parlare con gli alunni che preferivano fare lezione. Qui ho finalmente incontrato Daniele dopo tanti mesi. Era lì per prendere il compagno di cella costretto su una sedia a rotelle e accompagnarlo alla messa. Ci siamo abbracciati e ci siamo detti due o tre cosette prima di salutarci. L'ho trovato bene, con una bella barba soffice e due occhi meno tristi e rassegnati. Mi ha detto di essere diventato nonno.
"Dio mio! A 44 anni? Vi date da fare dalle vostre parti!", ho detto io.
Lui ha riso e mi ha chiesto di scrivergli ancora.
"Scrivimi delle poesie".
"Ma io non scrivo poesie... non ci sono buono."
"No, tu sei bravo".
Ho sorriso... e gli ho promesso che scriverò sicuramente... anche se non so bene cosa.
Ci siamo abbracciati ancora. Mi ha fatto gli auguri accarezzandomi la pancia per sentire se nel frattempo avevo messo su un po' di ciccia... lui che si cura molto allenandosi in palestra per mantenere in salute il corpo, con me perde sempre.
Mi ha sorriso e mi ha detto di non esagerare troppo con i bagordi natalizi.
E certo... come no!
Il mio Natale è tutto qui.
Nella letterina di Daniele.
Poche parole per farmi capire che la vita è bella anche quando ti fa dannare e sputare sangue.
Auguri, amico mio.
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