Ho finito di leggerlo ieri notte e come succede tutte le volte che inciampo per puro caso in una cosa bella, ne sento subito una straziante nostalgia.
Sono arrivato al libro leggendo un post nel blog di Matteo B. Bianchi: mi incuriosiva l'idea che si trattasse di un romanzo uscito postumo (Francesca Ramos è morta i primi mesi del 2012 per delle complicazioni sopraggiunte dopo un delicato intervento chirurgico) e mi incuriosiva ancora di più il lavoro svolto da Matteo per riportare alla luce una storia che non meritava di restare nascosta nella penombra di un cassetto o nella memoria di chi l'aveva letta nelle sue varie bozze e versioni.
E così, con il benestare della famiglia dell'autrice, Matteo ha lavorato sul testo seguendo fedelmente le indicazioni e gli appunti lasciati da Francesca. Il suo intento era quello di riprendere in mano la storia dopo l'operazione per un'ultima revisione; aveva in mente qualche piccolo cambiamento e delle aggiunte per rendere più articolato l'ambiente musicale in cui si muove e lavora la protagonista. Cambiamenti che potevano arricchire il testo, ma non modificare l'ossatura principale della storia.
Il romanzo inizia con Francesca che è costretta a partire per raggiungere la madre a Roma, dove si è rotta una gamba. La partenza improvvisa la obbliga a chiedere aiuto alla cugina Alessandra - una cantante jazz che non vede da parecchi anni - perché si prenda cura del fratello Leonardo, un ragazzo affetto da un ritardo mentale che lo fa vivere in un mondo tutto suo pieno zeppo di regole, abitudini e amicizie immaginarie.
Il romanzo è tutto qui in fondo... racconta l'incontro tra queste due anime sole e la loro convivenza complicata e coatta.
Una cantante che cerca di cavarsela in un mondo musicale complicato e competitivo, e un ragazzo che non si separa mai dal suo bastoncino rosa.
Nei pochi giorni passati insieme ritornano a galla i ricordi di un passato mai dimenticato, le estati trascorse insieme, le complicità, i giochi, i rituali della famiglia, il ricordo della piccola Elisa, la sorella di Francesca e di Leonardo, che all'età di 10 anni si è buttata dalla finestra senza un motivo apparente, scombussolando con la sua morte improvvisa gli equilibri già fragilissimi di una famiglia provata dalla nascita di Leo.
Le diciotto ossa rotte del titolo sono le ossa che la piccola Elisa si rompe prima di morire in una calda notte d'estate nel giardino della casa al mare, tra i frutti marci dell'albero di nespolo. E la sua voce, dolce e infantile, spietata e lucida, ci accompagna nella storia raccontandoci la sua famiglia dal suo personale punto di vista.
Un romanzo fragile, tenero, semplice, diretto, crudo e poetico.
Come scrive Matteo B. Bianchi nella postfazione: "Diciotto ossa rotte" è la storia di una ragazza che è scomparsa troppo giovane e che riesce comunque a trovare il modo di comunicare la sua verità a chi è rimasto. Un'analogia così significativa non poteva in alcun modo essere ignorata.
IMPERDIBILE.
Leggilo... sono sicuro che ti colpirà. :-)
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