Qualche giorno fa, in ristorante, è capitata una cosa imprevedibile.
In questa stagione - e in tante altre esperienze del passato - ne ho visto di tutti i colori, ma questa, credetemi, le supera tutte.
Siamo quasi a fine turno. I clienti hanno tutti mangiato e iniziano a pagare i conti e ad andare via. Mentre la sala lentamente si svuota, e io lavo una cesta di bicchieri, entrano due ragazzi e mi chiedono sorridendo se possono cenare. Sono giovani, carini e molto curati nell'abbigliamento. Li faccio accomodare e gli porgo i menù. Torno in cucina e continuo a lavare la montagna di bicchieri. Lascio passare qualche minuto prima di prendere l'ordine: pizza e una bottiglia d'acqua.
Mentre in cucina il pizzaiolo si mette all'opera io mi metto in spalla i contenitori vuoti dei panetti e li porto in magazzino. Mentre cammino incrocio un signore con i capelli neri, una sciarpa intorno al collo e un passo un po' malfermo.
"Ciao!"... mi fa.
"Salve", rispondo io, rallentando il passo perché mi accorgo che il signore si protende verso di me come se mi volesse dire qualcosa.
"Che lavoro fai?", mi chiede.
"Il cameriere", rispondo io, indicando la mia divisa.
"E dove lavori?"
"Qui", rispondo, rivolgendo lo sguardo verso la vetrata illuminata della sala interna.
Continuo a camminare, entro nel magazzino e deposito su un cavalletto i contenitori del piazzaiolo.
Torno verso il ristorante e vedo il signore che cerca di entrare spingendo la porta sbagliata.
"Scusi... guardi che il ristorante è chiuso", dico io... infastidito dall'invadenza dell'uomo decisamente ubriaco.
Si rivolge a me parlandomi in francese e io ribadisco che è inutile che mi parli in francese perché non capisco quello che mi dice.
Lui farfuglia, dondola, sorride in modo strano.
I due ragazzi, vedendo l'uomo che spinge la porta sbagliata, lo avvisano in francese che si entra dall'altra parte: quindi, l'uomo, in qualche modo, ha attirato la loro attenzione, penso.
L'uomo mi chiede se può almeno guardare com'è fatto il ristorante.
Lo faccio entrare. L'uomo si dirige subito verso l'altra sala e mi dice che dentro ci sono due suoi amici.
"Posso entrare a salutarli?"
"Prego", rispondo.
Mi siedo in cassa e aspetto qualche minuto per capire cosa fare.
Lo chef, uscendo fuori per prendere una boccata d'aria, mi avvisa che il signore si è seduto vicino ai due ragazzi.
"Mi ha detto che sono due suoi amici."
Passano pochi minuti e il signore esce di nuovo sulla strada senza degnarmi di uno sguardo.
Io mi avvicino ai ragazzi e chiedo se va tutto bene: loro mi sorridono e mi dicono che si sono fatti solo una breve chiacchierata.
Intanto, il signore ubriaco, attacca bottone con lo chef e Wilma, la mia collega, impegnati a parlare tra di loro.
"Avete visto quei due dentro?" chiede l'uomo.
"Sì" rispondono i miei colleghi.
"Io, i froci, li fiuto subito. Li sento con il naso... snif-snif...Sono persone di merda... li prenderei a calci tutti quanti... meritano solo tante botte. Mi sono avvicinato e gli ho chiesto chi faceva l'uomo e chi la donna. E loro sapete cosa mi hanno risposto? NOI CI ALTERNIAMO!"
In quel momento passano tre ragazzi per la via, lui gli guarda in cagnesco e rivolgendosi ai miei colleghi dice: "Anche quelli sono tre froci di merda."
Wilma, inizia a pensare che se non si alza velocemente dal gradino dov'è seduta, rischia di reagire molto male alle volgarità dell'uomo.
A un certo punto squilla il cellulare del molestatore; l'uomo risponde e inizia a parlare con una donna che forse gli chiede dove si trova in quel momento.
L'uomo chiede sottovoce allo chef dove si trovi, in quale città. Lo chef risponde Alghero e l'uomo, rivolto alla voce di donna, risponde: "Passeggio per il centro di Bologna!"
Dopo un ulteriore scambio di battute, chiude la telefonata e chiede allo chef: "Ma tu di dove sei? Non lo capisco: Modena, Firenze..."
"No, io sono di Napoli", risponde lo chef.
L'uomo spalanca gli occhi preoccupato: "No, lasciami stare... lasciami stare"... e così dicendo si allontana velocemente come se avesse visto il diavolo in persona.
I colleghi rientrano in sala e mi raccontano quello che è appena successo.
Mi cade la mascella... non ci posso credere.
Torno a scusarmi con i due ragazzi e scambio con loro qualche battuta, ironizzando su Wilma, ex-campionessa di arti marziali, prontissima a stenderlo con un colpo ben assestato all'altezza delle ginocchia, se solo avesse osato passare dalle parole ai fatti.
Loro sorridono e continuano a dire che non è successo davvero niente e che la colpa, comunque, non è di certo la nostra se si è finto loro amico.
"Torneremo perché siamo stati bene."
"Be', sicuramente avrete qualcosa da raccontare agli amici", dico io.
"Poco, ma sicuro!", mi rispondono ridendo.
Ecco, io volevo solo dire questo: ho trovato la risposta dei due ragazzi geniale.
Gli avrei offerto la pizza... GIURO!
Davanti a tanta ignoranza e violenza verbale - e la sbornia non c'entra un cazzo... la sbornia toglie fuori di te solo quello che hai dentro di te... nulla di più e niente di meno - arriva l'ironia e l'eleganza.
Bravi ragazzi... la bandierina Raimbow, attaccata sul vetro della porta, non è messa lì a caso.
Sei stato cortese con un ubriaco ma dovevi prima chiedere ai clienti se davvero lo conoscessero. Per il resto: chi è consapevole di se stesso difficilmente si lascia turbare dalle opinioni altrui.
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