Io non ci potrò andare come ormai mi capita da troppi anni, però, come tutti gli anni, mi piace ricordare un appuntamento importante: il GayPride.
Una festa di colori, una sfilata di gioia, una manifestazione di orgoglio e appartenenza, un desiderio di libertà e condivisione.
Me ne sono fatti tre in gioventù, compreso quello storico dell'anno 2000 - anno del Giubileo - e ricordo ancora con piacere le emozioni provate in mezzo a tante persone comuni che non hanno paura della bellezza splendente dei colori dell'arcobaleno.
Se non ci siete mai stati, se vi siete preclusi questa esperienza, se giudicate senza aver mai immerso il naso nella realtà delle cose... ecco, regalatevi un week-end a Roma. Un week-end di vita, amore e rivoluzione.
Inserisco un link di un articolo de IL FATTO QUOTIDIANO che ho trovato sulla bacheca di un amico.
Dopo aver letto molti commenti, opinioni... ho espresso la mia idea con semplicità e chiarezza.
"Mi permetto di dire la mia su un argomento che conosco bene. Ho letto l'articolo e mi duole constatare che c'è un'interpretazione falsata di quello che si dice (sempre secondo la mia umilissima opinione). L'articolo parla di uno studio australiano - quindi circoscritto, limitato, legato a un contesto culturale e sociale specifico - che sta monitorando un certo numero di famiglie arcobaleno. Questo studio ha rilevato dei dati e li ha riportati. Non c'è un meglio o un peggio. Ci si permette - basandosi sulle abitudini relazionali di queste famiglie - di affermare che i bambini nati e cresciuti in famiglie arcobaleno, tendono a essere più aperti e più disponibili al confronto su tematiche importanti come bullismo, omofobia, diversità, sessualità, ecc. ecc. E questo perché i temi si affrontano nel nucleo famigliare per far fronte alle inevitabili discriminazioni - piccole e grandi - che i bambini e gli adolescenti tendono a subire nel loro confronto diretto con il mondo esterno. Tutto qui. Io non ci ho letto-visto un sotto-testo che afferma che le famiglie tradizionali crescono figli cretini. Quando si tirano fuori Dio, la Natura, il Pisello e le Patata... ecco, ho chiaro in mente a cosa devono far fronte i bambini delle famiglie arcobaleno... confrontarsi con un mondo che tende sempre a classificarli e giudicarli. Finisco dicendo che mi pare alquanto curioso che un articolo di questo genere accenda in alcuni animi focosi il desiderio di difendere con vigore il valore della FAMIGLIA TRADIZIONALE... come se venisse minacciata da qualcosa di non meglio definito. Sono le famiglie arcobaleno a dover giustificare continuamente il loro diritto di esistere, e non il contrario, e forse, uno studio di questo tipo, può aiutare a capire che si parla solo di amore, ancora d'amore, semplicemente d'amore. Grazie e scusate se mi sono permesso di dire la mia."
Detto ciò... vi saluto con alcune foto rubate a un caro amico... foto scattate durante la manifestazione contro l'omofobia tenutasi a Sassari sabato 8 giugno.
Ringrazio Giovanni Salis - occhio sensibile e attento - per le sue bellissime foto, rivelatrici di una città che c'è... esiste... nascosta tra le ombre e i silenzi.
Anche da noi a Torino c'è stata l'8, la manifestazione, proprio dietro casa mia.
RispondiEliminaHo commentato anche io al post di cui sopra. La discussione che ne è venuta fuori mi ha fatta rabbrividire. Perché sono figlia di separati e ringrazio ogni giorno mia madre (ormai defunta) per aver fatto quella scelta. Probabilmente sarei morta se fossi cresciuta in una famiglia tradizionale con un padre come il mio. Non violento, non c'è nulla in lui che non vada come persona, solo incompatibile con me e mia madre. E ringrazio anche la possibilità che ha avuto mia madre di avere in affidamento, pur essendo single, non una ma due sorelle. Di passaggio, sì, ma molto più sorelle di quanto il figlio di mio padre sia mio fratello. Non è fare i figli, tra patate e piselli e polpettoni vari, che rende una persona genitore. A fare i figli son capaci quasi tutti.
Io, per esempio, non ne ho mai voluti di miei, ma ho sempre pensato che ne avrei adottati volentieri di non miei. Poi la vita va come va.
Siamo indietro, Carlo. Troppo indietro. Se Dio esiste è amore. E l'amore non ha sesso, colore, età, credo o altre differenze. Siamo noi che mettiamo etichette. Purtroppo.
Anche io ho sobbalzato più di una volta leggendo alcuni commenti di quella conversazione. Ho l'impressione che troppo spesso si usino le parole senza pesarne bene il significato. Condivido la tua visione delle cose, anche se la tua chiusura, ahimè, fa tremare i polsi. Un abbraccio.
RispondiEliminaIl fatto di usare etichette ci aiuta a comprendere e catalogare il mondo. Il problema è che poi tendiamo a identificare anche le singole persona con le etichette che le rappresentano. A quel punto è ovvio che si finisce per discriminare, anche involontariamente.
EliminaSe solo si comprendesse che la normalità è solo una questione di statistica...
Inoltre credo che il fatto di continuare a battere sulle cose che ci rendono diversi, piuttosto che sul fatto che siamo tutti esseri umani, il discorso non si porrebbe nemmeno più.
Ragazzo mio, nei commenti a
RispondiEliminaqualsiasi articolo di qualsiasi testata italiana si leggono certe cose che ti fanno cascare le braccia. Spesso ormai do un'occhiata a volo d'angelo e passo oltre.
EliminaIo, a volte, mi ci soffermo. Sono un masochista cronico mi sa.
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