Dopo una lunga pausa di riflessione - e chiamiamola riflessione! - si torna a sputacchiare qualche pensiero sulle pagine di questo blog che trascuro sempre di più. Padre degenere e con la memoria corta. La mia memoria. Parliamone. Un corto circuito niente male.
I ricordi. Il peso dei ricordi e il peso micidiale delle scelte che possono determinare la nostra felicità o la nostra disperazione. Ritorno con un'intervista a un giovane autore che riesce a turbare e ad accarezzare il lettore con le sue storie piene zeppe di insetti e sentimenti controversi. Un autore sincero e diretto, capace di parlare di sé con una nitidezza rara. Ecco a voi il frutto del nostro incontro:
Com’è nata l’idea del romanzo Quando le cavallette
vennero in città?
Le donne. Volevo scrivere una storia di
donne, una di quelle storie che mostrasse quanto le donne siano un universo di
bellezza e sorpresa. Andy non ha un padre, vive assieme a sua madre e sua
nonna, e anche per Blu è lo stesso: Rosi è la sua unica famiglia. Gli uomini
sono solo accennati, trapelano nei ricordi, ma sono figure deboli, spesso
superflue o addirittura elementi di fastidio. Le donne portano avanti la
famiglia, una famiglia che, nonostante la rigidità cattolica di fondo, è
scomposta, lontana da ogni canone tradizionalista. Ecco, credo sia stata questa l’idea iniziale,
in qualche modo dovevo ubbidire a questo bisogno. E l’ho fatto.
Cosa pensi quando classificano le tue storie come
“letteratura gay”?
Sono omosessuale e in più co- direttore agli eventi letterari di un’associazione
LGBT nel casertano (RAIN), quindi, la
questione mi sta molto a cuore, non posso nasconderlo. Tuttavia, catalogare i
miei libri, e non solo, come letteratura di genere LGBT , credo sia abbastanza
limitativo e fuorviante. È giusto che ci sia una corposa letteratura che
affronti temi Lgbt e di testi di
successo se ne contano a centinaia, dai romanzi di Patroni Griffi a Pasolini, da Wilde a Besson,
ma il punto è che, non sono solo questo.
Dopo il neo realismo, ancora di più, si è avuta un’impressionate ibridazione di generi, la letteratura ha
cominciato ad avere un’incessante sete di novità. È giusto, quindi, che ci sia una cultura LGBT
che miri all’inclusione (che non è integrazione), quanto l’unico modo per
inglobare una diversità nelle infinite differenze che vivono la nostra realtà
culturale.
Il tuo coming-out ti ha creato problemi nella vita e
nel mondo letterario?
Sono gay, lo sono dalla nascita e, sebbene ancora molti pensano che
l’omosessualità sia una scelta di vita, la mia naturale non-scelta è parte di
me e quindi fa parte del pacchetto "autore/scrittura". Non mi ha creato
problemi perché non ho avuto mai bisogno di rivelare qualcosa che sono sempre
stato naturalmente.
La tua passione per la scrittura quando nasce e dove e
quando ami scrivere?
Ho cominciato a scrivere a dodici anni. Il
mio primo lavoro consisteva in una raccolta di raccontini un po’ gotici che feci leggere alla mia
insegnate di Italiano alle scuole medie e rimase un bel po’ sbalordita dai
contenuti. Mi rivelò di aver pensato di parlare coi miei e consigliargli di
mandarmi in cura da uno psicologo, ma
poi, due anni dopo, si prestò per scrivere la prefazione del mio primo romanzo…horror.
Amo scrivere ovunque, specialmente mentre viaggio, quando sono in treno e i
paesaggi mi saettano di fianco, dietro al finestrino, come tanti fotogrammi impazziti.
Quanto c’è di te nella storia che racconti?
Un po’, non tanto. Quanto basta, quanto è
giusto che ci sia.
La tua prima memoria culturale?
Il libro Cuore di De Amicis. Lo comprai a
Napoli, su una di quelle bancarelle dove le cose sono così economiche che
pensi sia una truffa. Me lo consigliò mia zia, che insegnava Italiano
alle scuole elementari. Ho pianto tanto per quel libro, ma mi ha lasciato
indubbiamente la passione che ancora oggi ho per la letteratura di formazione.
Musiche e visioni che ti hanno cambiato la vita?
Un paio di film: Beautiful thing di Hettie
Mcdonald, la storia d’amore di due ragazzini omosessuali e il loro coming-out
nella londra proletaria; Riflessi sulla pelle di Philip Ridley, l’infanzia negata
di un ragazzino che deve fare i conti col mondo disilluso degli adulti.
Tanta musica: Vienna Teng, Tilly and Wall, Damien Rice. Ascolto e
le idee vengono da sé. Come quelle indomabili magie non richieste.
Il libro dove vorresti abitare?
Gli occhi di Mr Fury di Philip Ridley. Un
altro romanzo di formazione, di amore, di diversità nelle diversità, di
conflitto, di accettazioni. E anche di magia.
Biografia in una playlist?
Sarà perché ti amo- Ricchi e Poveri/ Never
Ending Story – Limahl/Dream a litte dream of me / Mama Cass Elliot / Inmortal-
La oreja de van Gogh/ City Hall-Vienna Teng/ Elephant- Damien Rice/ Buon
compleanno-Daniele Groff/ Night of living dead- Tilly and Wall/ Mia- Gatto
Panceri/ Fly High- Shaggy/ poi tante altre mille e duecento…
Cosa
stai leggendo?
Il Cuore Segreto di Simona Ferruggia
Mai
compiuto illegalità nel nome della cultura?
Non ne sarei capace. Sono troppo impacciato
Feticismi
tecnologici?
Nessuno. Se mi avessi chiesto quelli
sessuali, ti avrei redatto una lista.
Cosa
odi e ami del web?
Amo gli acquisti sul web, sono rapidi e
comodi e la velocità con cui circolano certe notizie.
Odio
però le notizie scritte male e la falsa
informazione. Con Internet è più facile incitare xenofobia. Internet sfrutta i
cervelli deboli, quelli arrabbiati per come vanne le cose, quelli che per la
pochezza intellettiva e culturale, non si preoccupano di guardare oltre il loro
naso. La cattiva informazione sollecita le menti già debilitate o le spegne del
tutto.
Un
politico che ti piace?
Vendola.
Soprattutto per l’orecchino. Non sono ironico.
La
frase-scusa preferita?
Non posso. Devo studiare. (Di studiare, non
si finisce mai)
A
13 anni cosa volevi fare?
Il veterinario.
Hai
il potere assoluto per un giorno. La prima cosa che fai?
Debellerei le malattie mortali. E così,
anche l’ansia di morire troppo giovane.
Se
la tua vita fosse un film chi sarebbe il regista?
Ferzan Özpetek
Come
spiegheresti a un bambino la parola: felicità?
La felicità è come un ghiacciolo al sole.
Devi sbrigarti a godertelo perché poi si scioglie
Cosa
conta più dell’amore?
La salute. Senza ombra di dubbio. Essere sani
con la mente e col fisico ti dà la grinta per amare come si deve, lavorare come
si deve, vivere come si deve.
La
tua casa brucia. Cosa salvi?
La mia famiglia. Che domande!
Se
ti dico Italia…cos’è la prima cosa che ti viene in mente?
Disuguaglianza
La
volta che hai riso di più?
Una notte , quando ancora lavoravo a
Valencia, completamente ubriaco con amici, in giro a suonare ai citofoni delle
abitazioni. Ero felice a Valencia. Ma non lo sapevo.
Una
cosa che non hai mai capito della gente?
Perché la gente crea frontiere e confini?
Sarebbe tutto più semplice senza.
Una
cosa che volevi e non hai avuto?
Un lavoro
In
spiaggia raccogli qualcosa?
Da piccolo raccoglievo telline. Adesso mi
piacciono i sassi levigati dalle onde. Cerco sempre quelli a forma di cuore.
Quando
hai visto per la prima volta il tuo libro cosa hai provato?
Una gran voglia di rileggerlo.
Cosa
guardi in tv?
Non guardo la tv ma quando capita mi
piacciono molto i programmi di cucina e di viaggi. Mi piace molto “BIZARRE
FOODS”, dove c’è quel tizio che va in giro per il mondo ad assaggiare
l’impossibile.
Se
guardi il cielo cosa pensi?
Alle forme stravaganti delle nuvole.
GRAZIE, a Vincenzo per la simpatia e la collaborazione. Inutile dirvi che vi consiglio il suo romanzo. Una storia che non vi lascerà indifferenti. Buona vita, gente!
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