Il flusso del lavoro mi ha trascinato via come tutti gli anni.
Il tempo non esiste più.
Passo tante ore in ristorante e quando torno a casa non ho voglia di fare quasi niente,
Le incombenze banali, quotidiane mi rubano le ore della pausa pomeridiana.
La mattina leggo un po' per non lasciare accumulare il lavoro di un nuovo progetto in fase embrionale e la sera, dopo aver cenato, guardo la tv, mi rilasso sul divano e cerco di lottare con il sonno e la stanchezza.
Ho iniziato tre romanzi e li ho tutti mollati.
Non riesco a concentrarmi... mi perdo.
In soccorso sono arrivati i fumetti.
Dopo anni di oblio ho riscoperto Dylan Dog.
Proprio lui... l'indagatore dell'incubo... rappresenta bene questi miei giorni di sottovuoto.
Vorrei scrivere... ma con la testa non ci sono.
Zero.
Un mio romanzo è passato a un concorso letterario.
I sogni, diluiti e confusi, non sono svaniti del tutto.
Il carcere e i miei alunni-detenuti mi mancano più di quanto avrei mai immaginato.
Mesi e mesi di lezioni, incontri, confronti e condivisioni... ecco... hanno lasciato il segno.
Vorrei emanciparmi da questo tempo e da questa vita... ma questo tempo e questa vita... ORA... sono la mia dimensione.
Piccole soddisfazioni arrivano ancora dal buio compatto che mi circonda.
Il suono del silenzio... a volte... è assordante.
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