La vita del cameriere è ricca di sorprese e di esperienze al limite dell'impossibile.
Ieri sera, per esempio, mi sono trasformato nell'Uomo Ragno.
Scena: terrazza piena di clienti seduti ai tavoli che mangiano e altri che arrivano e ordinano dal menù ignari del pericolo che preme sulle loro teste.
Io con la mia camicia bianca appena stirata e profumata di ammorbidente.
Io con il mio grembiule nero che mi trasforma tutte le volte che lo indosso in qualcosa di diverso dal Carlo quotidiano (il fascino e il potere della divisa!).
Luci accese, musica suadente diffusa dalle casse, piatti che vanno e vengono e poi, all'improvviso, la prima goccia. La prima di molte altre a dire il vero. Grosse come gavettoni.
All'inizio cerco di minimizzare e rispondo a un cliente che mi dice: "Piove!"
"Ma che bello, così la cena è più romantica!"
Ma il mio tentativo di sminuire l'apoteosi dura giusto il tempo di una discesa - per avvisare la Capa che ha iniziato a piovere - e una salita per cercare di gestire l'emergenza.
La risposta della Capa è stata: "Prendi i teloni impermeabili e sistemali sulla tettoia di canne!"
Ecco, queste sono le cose meravigliose che danno un senso alla mia esistenza!!!
Corro in magazzino, prendo i teloni ancora confezionati, torno in terrazza e vengo travolto dall'esodo dei clienti. Su trovo soltanto una coppia reduce che aspetta il dolce - la signora si è girata una sedia sulla testa per proteggersi la messa in piega - una coppia di francesi che aspetta di capire cosa fare, e una coppia di spagnoli che non mollano i loro piatti di fregula annacquata.
Con l'aiuto di una mia collega apro il telone, salgo su una sedia e con il suo aiuto cerco di sollevarla oltre il canneto e di farla scorrere per tutta la sua lunghezza.
La mia collega un po' si vergogna e un po' non ci arriva e nel giro di due minuti mi molla.
Per fortuna mi aiuta il cliente che aspetta il dolce - un manzo alto due metri - e con il suo aiuto - saltando come una capretta su tavoli e sedie dove i clienti hanno abbandonato piatti e bicchieri pieni di cibo e bevande - riesco a posizionare il telone e a legarlo con dei lacci di corda alla struttura del canneto.
I pochi clienti rimasti in terrazza mi osservano ammirati mentre inciampo su piatti di linguine e bicchieri di vermentino, e la signora con la sedia in testa abbandona la sedia-cappello e inizia a riprendermi con il telefonino.
Ci scommetto la mia identità segreta che finirò su youtube nella sezione "video incredibili".
"Stia attento che cade!", mi grida una ragazza apparsa dal nulla, allibita dalla prodezza dei miei salti e dall'agilità del mio corpo tondo.
Sorrido: lei non sa con chi parla!
Finita l'operazione impossibile scopro che il telone di plastica non arriva a coprire il canneto per tutta la sua profondità: insomma, ora, sotto la tettoria, ci piove a chiazze.
Riesco a salvare tre tavoli e in qualche modo, tra una pozzanghera e l'altra, faccio mangiare 6 clienti tutti contenti di trovarsi dentro una candid-camera.
Il manzo con consorte si fanno la loro meritata dose di tiramisù e io, fradicio e con la camicia lercia e il grembiule non da meno, mi ritrovo, eroe solitario, ai bordi della sala, con le ragnatele mosce.
Tornare normale, dopo imprese del genere, non è semplice.
L'adrenalina scorre veloce nelle vene e l'unica cosa che può salvarti è un peroncino Ichnusa.
Ma non c'è tempo... un altro tavolo chiama... è ora di rotolare verso una nuova avventura... più veloci della luce... o quasi.
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