Ieri notte ho passato la mia prima notte in ospedale.
Ho cenato a casa e mi sono mosso per le 20.
Ho guidato senza fretta. Mi sono fermato in mezzo alla strada per svuotare la mia dannata vescica che ha una tenuta massima di 30 minuti. Ho trovato parcheggio. Ho preso il computer, lo zaino e il cappello e mi sono diretto verso il caseggiato bianco e anonimo dell'ospedale.
Ho seguito il percorso che avevo già visionato una settimana prima e mi sono trovato davanti all'accettazione con una signora e un ragazzo adolescente.
Chiedo se c'è qualcuno. Mi rispondono che aspettano che un infermiere si accorga della loro presenza.
Osservo le camere aperte con i degenti. Qualcuno dorme, qualcun altro guarda la televisione. Una signora anziana con un deambulatore appare sul corridoio e continua a ripetere che vuole tornare in camera. Degli infermieri in un corridoio parallelo, accorgendosi della donna anziana, le chiedono di tornare nella sua stanza senza fare i capricci. La donna gira il deambulatore e punta verso una porta aperta.
Ai muri sono appesi dei quadretti con delle massime di scrittori e illustri personaggi.
Si passa da San Francesco a Baudelarie.
Accostamenti davvero curiosi.
Un'infermiera finalmente si avvicina.
Siete qui per il ricovero in andrologia?
Rispondo di sì in coro con il ragazzo di 18 anni.
Anche lui deve fare la mia stessa visita?
Ammazza!!!
L'infermiera ci porta verso un laboratorio. Ci consegna il macchinario infernale che dobbiamo applicare al pene per misurare l'afflusso del sangue durante il sonno e ci conduce nelle nostre camere.
A me capita quella senza porta.
Il ragazzo entra per primo e si prende quella con la porta, più intima e riservata.
L'infermiera mi avverte che l'indomani mattina verrà una collega per un prelievo del sangue verso le 7 del mattino.
Saluta e se ne va.
Io cerco di prendere confidenza con la mia stanza.
Due letti. Due armadi. Un bagno. Un tavolo. Una sedia.
La madre del ragazzo va via e mi saluta.
Decido di presentarmi al mio vicino di stanza e lui che fa?
Chiude la porta e blocca ogni tentativo di amicizia.
Non so neanche come si chiama.
Lo sentivo muoversi nella stanza, entrare in bagno, spedire sms con il telefonino...ma tra noi non c'è stato nessun scambio umano.
Penso che più di maleducazione si tratti di timidezza cronica.
Ho lavorato al computer fino a mezzanotte.
Poi ho spento tutto, mi sono spogliato, ho indossato il macchinario con la sacca dal legare alla coscia e mi sono messo a letto.
Per stancarmi ho letto un po'. Ho spento la luce sopra la testa, ho infilato i tappi nelle orecchie, la cuffia di lana per smorzare la luce che filtrava dalla vetrata che si affacciava sulla corsia del reparto e ho provato a dormire.
Sentivo gli anelli della macchina stringersi intorno al mio pene e speravo con tutto me stesso di addormentarmi.
L'esame, infatti, ha senso solo se entri nella fase di sonno più profondo...quella r.e.m...dove i sogni iniziano a far sentire la loro influenza.
Niente. Non ci sono riuscito.
Sono arrivato alle 7 del mattino nervoso e demotivato.
L'infermiera mi ha preso tre provette di sangue e mi ha assicurato che questa notte mi daranno un sonnifero per agevolare il sonno.
Sono uscito dall'ospedale alle 7 e mezza del mattino.
Un freddo pazzesco e molte macchine ricoperte di neve.
Sono tornato ad Alghero, ho fatto un po' di spesa e sono tornato a casa.
Ora mi aspetta la seconda notte.
Spero di dormire.
La macchinetta è scomodissima.
Ti obbliga a restare fermo con la pancia in su.
Io che dormo di fianco o con la pancia di sotto...non posso che incasinarmi ulterioremente la vita.
Morale vicino allo zero.
Come la temperatura.
ALIAS
timidezza o no, trovarsi con un compagno di stanza scostante non è proprio piacevole; in circostanze del genere farsi un po' di compagnia aiuta ad allentare la tensione. per il resto, in bocca al lupo!
RispondiEliminaIo avrei corrisposto il saluto e la presentazione ma per mia dimidezza e carattere non sono uno che interagisce con gli sconosciuti e anche quando non si e' piu sconosciuti e' ci si e' un minimo presentati mi limito a rispondere in una sorta di botta e risposta, ne piu ne meno.
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